Zerovskij-Solo per Amore – Incontro Stampa
Nella Stazione Terra, ultima fermata possibile per il nostro tempo, l’altoparlante annuncia la fuga del codardo ed insoddisfatto Adamo (Claudio Zanelli), ed Eva (Alice Mistroni), la quale denuncia la sua condizione di donna martorizzata dalla vita e da quest’ultimo, e così, nella confusione generale, tra brani del vecchio e nuovo repertorio, ha inizio il magico spettacolo ideato, scritto e diretto da Renato Zero, nelle vesti del capostazione Zerovskij, angelo terreno con il compito di ristabilire, risvegliando valori e sentimenti nel genere umano, l’ordine, affinché il disegno di Dio possa compiersi.
Uno show coinvolgente, intenso e profondo, costruito e curato nei minimi particolari, che vede materializzarsi stati d’animo e sentimenti, quali: Tempo (Leandro Amato), il quale rimprovera duramente ai passeggeri di aver perso occasioni, riferimenti e memoria, Amore (Cristian Rui), paralizzato dal declino del mondo, Odio (Marco Stabile), che sponsorizza la diffusione, e i benefici, della perdizione e Morte (Roberta Faccani), intenta a scegliere la sua prossima anima, che riconosce in Enne Enne (Luca Giacomelli Ferrarini), giovane abbandonato tra i binari, trovato e cresciuto da Zerosvkij, deciso a lasciare questo mondo, ed a cui Morte rinuncerà chiudendo gli occhi e tramutandosi in Vita.
“Era nell’aria, poiché bisognava regalare al pubblico qualcosa che andasse oltre i cinque minuti di una canzone. Con questo tour ho guadagnato meno che in tutta la mia vita, una pizza e una birra, ma sono felice di aver fatto lavorare 120 persone sul palco, ed altrettanti fuori, che hanno reso possibile questa avventura, è stato bello attraversare l’Italia con questi tir carichi di umanità e, soprattutto, di rispetto e grande stima, una convivenza straordinaria, di stima e affetto, che mi ha permesso di vivere una passeggiata meravigliosa.”
“Non eravamo sicuri di riuscire a debuttare, a causa della pessima condizione meteorologica, ma l’Altissimo ci ha fatto una grazia ed uno squarcio di azzurro ha illuminato Verona, così sette minuti prima di andare in scena abbiamo posizionato le telecamere, per questo alcune riprese, come avete notato, erano basculanti, offrendo ai fedelissimi, e non, tutto questo. Sono molto contento, in particolare, di essere ancora libero di decidere della mia vita artistica e privata, con il dono di poter raggiungere le persone con qualsiasi mezzo, non voglio ostacoli sul mio passaggio, ed anche a rischio di sacrifici, ed ulteriori penalizzazioni, voglio arrivare a loro fragrante con tutta la vitalità dei miei 67 meravigliosi anni, che a conti fatti sono stati un bel tiraggio.”
Con questa introduzione Renato Zero rompe il ghiaccio, aprendo l’incontro stampa avvenuto in occasione della presentazione del suo: Zerosvkij-Solo per Amore, lungometraggio del suo spettacolo, l’artista prosegue.
“Realizzare tutto questo per noi è stata una sofferenza creativa, spesso sono andato in televisione per rallegrare il pubblico senza delle specifiche, poiché certe presenze devono essere a fondo perduto, fa parte del programma naturale di ogni artista, perché naturalmente non si può sempre battere di cassa, ed in questo caso, dati i risultati ne è valsa la pena, dimostrando che per ottenere un prodotto di qualità si deve rinunciare a qualcosa, il quale non potrà mai essere paragonato alla soddisfazione di essere riusciti a realizzare tale progetto, meglio di così non ci poteva andare ragazzi, se andranno bene anche queste proiezioni vorrà dire che sarò costretto con Vincenzo a scrivere la seconda parte.”
Domanda: “Quanto è importante per un artista come te, sperimentare e stare un passo avanti al tuo pubblico, facendo quello in cui credi?”
“Io credo che tutto dipenda dalla volontà e dalla voglia di fare esperienza, che assieme alla buona fede, consentono ad un artista di accentare di rischiare realizzando un progetto del genere, e tutto sommato, come in passato ho avuto ragione delle paillettes e dei lustrini, e di cantare Vecchio all’età di 41 anni, oggi posso anche permettermi di giocare la carta di questa piccola rivoluzione personale, racchiudendo in questo Zerosvskij tutte le esperienze fatte da giovane come ballerino, attore, fantasista e altre attività, devo dire che una parte di fedeli che in un primo momento ha dubitato della bontà del progetto, si è pentita e ricreduta.”
Domanda: “Questo lavoro sembra inserirsi in un percorso esistenziale, molti gradirebbero un opera che parli più di Fiacchini che di Zero, ci ha mai pensato?
“Devo dire che questo Renato Zero è una creatura che non celebrerei più di tanto, poiché deve i suoi natali a Renato Fiacchini, per cui gli rende giustizia già il fatto di aver resistito, per quanto riguarda l’attività stradaiola di Renato Fiacchini, sarebbe giusto raccontarla, ma bisogna tener presente del periodo in cui ci troviamo dove tutti mettono in piazza tutto e nessuno crede alla verità, poiché si ha la tendenza ad esagerare e gonfiare il racconto, io invece ridimensiono le mie sofferenze e solitudini, le ho sedate, poiché non bisogna lamentarsi soprattutto quando sei riuscito a mettere su un impalcatura chiamata Renato Zero.”
Domanda: “ Cosa conta di più nella vita essere operaio, darsi da fare, oppure re?.”
“Penso che in giro ci siano molti più Zerovskij di quanto si possa immaginare, ed ovviamente non sono figli della politica del godimento di una mensa sicura tutti i giorni. Zerovskij non fa parte di quel mondo, è un anarchico, tanto è vero che scopriamo essere un angelo, e quindi non ha ammiccato a nessuno. La Rappresentazione è anche una rivalutazione delle ombre ed incertezze del genere umano, si dovrebbero incoronare tutte quelle persone che ogni giorno si fanno in quattro per resistere, difendere un amore, la propria famiglia, i propri figli, questi Zerovskij che avete visto sullo schermo li trovate fuori, e desiderano essere liberati.”
La parola passa a Vincenzo Incenzo, autore della sceneggiatura assieme a Renato Zero.
“Tutto questo è stato possibile grazie alla straordinaria capacità di Renato di saper leggere nelle cose, è stato molto chiaro nel descrivere ciò che doveva essere realizzato, aveva già visto l’umanizzazione di questi sentimenti e mi sembrava logico e divertente. Mi ha sempre colpito la sua forza ed estro nel mescolare l’alto al basso, il tragico al divertente, e questo mi ha permesso di percorre un cammino di conoscenza impagabile, filtrando con la giusta leggerezza temi importanti che fanno riflettere e toccano tutti noi, quali: l’eutanasia, la violenza sulle donne, la solitudine, l’abbandono. La forza di Renato sta nel riuscire a far passare messaggi importanti attraverso una forma d’arte popolare, come ad esempio l’agghiacciante verità annunciata dall’altoparlante, tra uno spot e una risata, che “In nome della comunità, abbiamo rinunciato alla libertà”.
L’incontro prosegue di nuovo con Renato, al quale viene chiesto se nell’universo mostrato vi è una speranza per l’umanità.
“La speranza non è compresa nel pacchetto dell’offerta di Zerosvskij, perché lui non vuole offrire lascia passare o passaporti di sorta, elisir o pozioni, come tra l’altro neanche Renato Zero lo ha mai preteso, bensì vuole illuminare se stesso e la platea su ciò che di pericoloso sta accadendo intorno. Riguardo ai personaggi, li abbiamo collocati, credo, nella loro naturale veste, e poiché qualcuno aveva già idealizzato l’amore come una divinità greca inarrivabile, lo abbiamo posto su di una sedia a rotelle a testimonianza delle sofferenze che, suo malgrado, è costretto a subire, a causa della scelleratezze degli esseri umani, i quali mettono un elemento come l’amore nelle condizioni di dover essere pagato, e solo chi ama veramente ciò realmente rappresenta, è disposto a portarselo a casa anche in quello stato.”
In riferimento all’inserimento di brani del passato dice.
“L’inserimento dei brani del vecchio repertorio è in parte casuale, perché la casualità spesso assieme all’istinto mettono su famiglia, e io ho voluto questi brani all’interno di Zerosvskij, perché nonostante appartengano al passato, costituiscono un attuale chiave di lettura nei confronti di un mondo che, forse, non le ha valutate come dovuto.”
Domanda: “L’altoparlante ad un certo annuncia la morte della cultura e anche per questo che si è persa la capacità di capire e raccontare?.”
“Io ho sempre sostenuto che alimentarsi solo di pane sia poco, perché mentre lo stomaco è soddisfatto, il cuore e il cervello non lo sono con la mancanza della cultura a tavola, un annuncio tra l’altro fatto molto prima di me, dal momento che da svariati anni non si parla più di cultura in questo paese, specialmente nelle scuole, Tempo dice che la musica è stata tolta da quest’ultime per paura che facesse diventare i ragazzi troppo sensibili e acuti nel capire quello che li circondava, secondo me è azione che andrebbe ripristinata, soprattutto nelle scuole elementari e medie, luoghi in cui la sensibilità e l’apprendimento sono più forti.”
Infine conclude, riprendendo il discorso sulla speranza.
“La speranza ha bisogno di lavoro e continuità, è un traguardo che spesso costa più di quanto si possa pensare, spesso si usa per suscitare pietà, e richiede sincerità con se stessi come la libertà, si vuole veramente essere liberi?, nella società di oggi vige un forte masochismo, la gente vuole essere trattata male e penalizzata, lo dico con grande rammarico, soprattutto voi donne, quante di voi accettano di essere maltrattate solo per il fatto di amare talmente tanto da non aver il coraggio di reagire, questa è una condizione che veramente chiede di essere, in qualche modo, modificata, anche questo fa parte del nostro messaggio, alcune volte bisogna essere duri, non è bello vedere Eva la madre di tutti gli uomini ridotta in quel modo, addirittura dalla chemio.”
Zerovskij-Solo per Amore, sarà nelle sale cinematografiche come evento speciale il 19, 20 e 21 marzo.
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