VOX LUX DI BRADY CORBET.
1 PER I SOLDI, 2 PER LO SHOW…AL 3…SIAMO PRONTI…AL 4 VIENI CON ME…
Uno studente, visibilmente turbato, fà il suo ingresso nella classe pochi minuti dopo il suono della campanella che annuncia l’inizio delle lezioni, il viso pallido, le pupille degli occhi dilatate e nere come un demone per via delle lenti a contatto colorate, da cui traspare l’agitazione e un inquietante smarrimento, un brevissimo istante di esitazione e comincia senza pietà a seminare la morte.
La prima a cadere è l’insegnante, poi, con movimenti veloci, scoordinati e non studiati, il ragazzo si rivolge ai propri compagni compiendo una strage, pochissimi i sopravvissuti tra i quali la protagonista Celeste, interpretata in fase adolescenziale da Raffey Cassidy e da adulta, da una sempre meravigliosa, se pur sottotono a causa di un personaggio non curato e costruito, Natalie Portman.
L’adolescente, scampata miracolosamente all’attacco, provata in modo indelebile fisicamente e ancor più psicologicamente, affiancata dalla sorella Eleonor, Stacy Martin, affidandosi e seguendo i consigli di un discografico, suo futuro manager, che ha il volto di Jude Law, raggiungerà la vetta del successo divenendo una star della musica pop, pagandone un prezzo tutt’altro che dolce.
Il regista vincitore del Leone D’oro nell’edizione 2015 con L’Infanzia di un capo, Brady Corbet, torna alla Mostra del Cinema di Venezia, in Selezione Ufficiale, con una storia completamente differente dalla precedente, affrontando il male del secolo attraverso un excursus che và dal 1999 al 2017, mostrando gli episodi che hanno spinto e causato cambiamenti tali da condizionare e deviare, continuando tutt’oggi a farlo, il modo di pensare e agire del mondo intero, visti attraverso gli occhi di Celeste, la cui surreale esperienza la porterà a vivere lasciandosi trasportare pericolosamente dagli eventi, infrangendo, di conseguenze, ogni regola e principio etico e morale.
VOX LUX, tuttavia, nonostante, un inizio intenso dal forte impatto emotivo, tende rapidamente a perdere forza non riuscendo nell’intento di sviluppare le potenzialità offerte dai numerosi elementi presenti nei vari argomenti trattati, conseguenze della tragedia e delle ripercussioni sull’animo di Celeste, incapace di gestire sé stessa, la propria carriera ed il privato, in particolare i rapporti con Eleonor e la figlia.
L’opera, in conclusione delude fortemente le aspettative, scivolando in una rappresentazione colma di luoghi comuni, su cui pesa ulteriormente la totale assenza di un identità definita, in grado di focalizzare dello spettatore trasmettendogli e facendogli percepire il contrastante vortice di emozioni, crollando definitivamente nell’eccessivo, finale.
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