Vice – L’uomo nell’ombra, la recensione dell’inedito sguardo su Dick Cheney

La recensione di Vice – L’uomo nell’ombra l’inedito sguardo su Dick Cheney con protagonista uno strabiliante Christian Bale.

Dallo sceneggiatore e regista premio Oscar Adam McKay arriva un audace e fazioso sguardo sull’ascesa al potere di Dick Cheney, l’ex vice presidente degli Stati Uniti, nel film VICE – L’UOMO NELL’OMBRA. Una pellicola che, con un approccio inedito e non convenzionale, ripercorre il percorso tortuoso e silenzioso che ha portato Cheney, da stagista del Congresso a uomo più potente del pianeta, per poi culminare nell’amministrazione di George W. Bush, dove Cheney si ritrova al centro della scena internazionale.

Il film è un mosaico di eventi storici, scelte politiche e drammi personali, che McKay racconta con uno stile spiazzante e cinico, utilizzando una narrazione non lineare, arricchita da tocchi di umorismo nero e sarcasmo pungente. L’approccio visivo e narrativo è tanto audace quanto intelligente, portando lo spettatore a guardare la storia americana sotto una luce del tutto nuova, quasi come se McKay stesse cercando di scardinare il mito del “sogno americano” e di rivelare la verità dietro la facciata politica.

Il protagonista, Dick Cheney, è interpretato in modo straordinario da Christian Bale, che si trasforma completamente nel personaggio. Ogni sfumatura di Cheney, dalla sua ambizione senza limiti alla sua personalità glaciale, viene portata in vita attraverso l’interpretazione di Bale. La sua abilità nel mostrare la complessità emotiva del personaggio è palpabile in ogni scena. Cheney non è solo il burattinaio delle decisioni politiche, ma un uomo che, nel corso degli anni, si è forgiato in un essere quasi impermeabile alle emozioni. Le sue azioni e reazioni sono calcolate, fredde, ma perfettamente eseguite, come se ogni mossa fosse parte di un lungo e paziente gioco strategico.

Il film non si limita a ritrarre Cheney, ma mette in evidenza anche le sue influenze e alleanze cruciali. Amy Adams, nei panni di Lynne Cheney, la moglie di Dick, offre una performance di grande intensità. La sua Lynne è una donna di grande determinazione e ambizione, il vero supporto emotivo e politico di Cheney, che non esita a spingerlo sempre più avanti sulla sua scalata al potere. È una figura che incarna sia l’affetto incondizionato che la spinta spietata verso il successo, ma anche una consapevolezza della necessità di rimanere nell’ombra per ottenere il massimo controllo.

Steve Carell, nei panni di Donald Rumsfeld, completa il trio di protagonisti con un’interpretazione che va oltre i suoi ruoli comici, dando vita a un Rumsfeld deciso, autoritario e cinico. Rumsfeld è il mentore che insegna a Cheney a muoversi tra le pieghe più oscure della politica, con la stessa spavalderia che lo ha caratterizzato nella sua carriera. Il loro rapporto, costruito su un misto di rispetto e rivalità, è uno degli aspetti più affascinanti del film, sottolineando l’abilità di McKay nel presentare le dinamiche di potere come giochi di strategia tra mentori e allievi.

Un altro pilastro del film è la relazione tra Cheney e il presidente George W. Bush, interpretato da un Sam Rockwell, che riesce a portare sullo schermo il lato più ingenuo e di facciata del presidente, in contrasto con la presenza opprimente di Cheney, che manovra dietro le quinte. La politica di “delegare” è al centro della loro interazione, con Cheney che, nonostante il suo ruolo ufficiale come vice presidente, si comporta come un vero co-presidente, gestendo la maggior parte delle decisioni più delicate in modo quasi impercettibile. È un’immagine del potere che, pur essendo dietro la scena, è forse quella più influente.

McKay esplora inoltre il contrasto tra il ruolo visibile e quello invisibile del potere. Le scene più emblematiche del film mostrano Cheney che, pur rimanendo fuori dai riflettori, è il vero artefice delle decisioni che determinano il futuro degli Stati Uniti e, più in generale, quello del mondo. Le sue mosse sono impercettibili, quasi silenziose, eppure decisive, come nel caso dell’invasione dell’Iraq e delle politiche legate alla guerra al terrorismo. McKay riesce a trasmettere questa dinamica con una serie di scene visivamente potenti, in cui il volto impassibile di Cheney è spesso contrastato da immagini più drammatiche e commoventi, a sottolineare l’assurdità delle decisioni che vengono prese dietro le quinte.

Il film si distingue anche per la sua struttura narrativa, che mescola eventi storici reali a momenti più surreali e paradossali. McKay non esita a giocare con il montaggio, creando sequenze che mescolano il comico e il drammatico, come quando un narratore che si rivela essere un personaggio secondario, divertente e ironico, fornisce una prospettiva metanarrativa sugli eventi, svelando con sarcastica leggerezza le contraddizioni del sistema politico americano. Queste scelte stilistiche sono in grado di mantenere alto il ritmo del film e di evitare che il racconto scivoli nella banalità o nella propaganda.

La parte finale del film è forse la più intensa, culminando con l’emblematico utilizzo della canzone “America” dal musical West Side Story. La scelta di questa canzone, in un contesto così lontano dal suo significato originale, è una dichiarazione ironica ma potente: un paese che ha sempre cercato di presentarsi come un faro di speranza, ma che, sotto la superficie, nasconde le sue ombre più oscure. Il finale non risparmia critiche al sistema politico, ma lo fa con intelligenza, evitando il moralismo e aprendo a riflessioni più complesse.

In conclusione, VICE – L’UOMO NELL’OMBRA è una pellicola che non solo diverte e coinvolge, ma fa riflettere profondamente sulla natura del potere e su come esso venga esercitato lontano dai riflettori. McKay riesce a raccontare con maestria la storia di un uomo che, pur rimanendo nell’ombra, ha avuto un’influenza gigantesca sulla politica mondiale. Grazie a una narrazione brillante, un cast straordinario e una regia audace, VICE offre una riflessione critica e pungente su come il potere si costruisce e si esercita, non attraverso la visibilità, ma attraverso la capacità di muoversi nei recessi più oscuri del sistema politico. Un film imperdibile per chiunque voglia capire le dinamiche che hanno plasmato la politica americana degli ultimi decenni.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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