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Vi presento Joe Black: 10 curiosità su un film che parla d’amore, di morte e del senso della vita

Dieci curiosità di: Vi presento Joe Black: un film che parla d’amore, di morte e del senso della vita con Brad Pitt e Anthony Hopkins.

Uscito nel 1998 e diretto da Martin Brest, Vi presento Joe Black (Meet Joe Black, in originale) è uno di quei film che dividono: o lo si ama visceralmente, oppure si fatica ad arrivare fino ai titoli di coda. Ma una cosa è certa: lascia il segno.

In questo dramma romantico ed esistenziale, Brad Pitt interpreta uno dei ruoli più enigmatici della sua carriera: quello della Morte, scesa sulla Terra nei panni di un giovane affascinante, per esplorare il mistero dell’animo umano. A guidarla in questo viaggio è Anthony Hopkins, nel ruolo di William Parrish, un uomo d’affari all’apice della carriera e della vita, ma anche vicino alla fine del suo cammino terreno.

Il risultato? Un film che parla sottovoce, ma colpisce nel profondo. In un’epoca in cui tutto corre, Vi presento Joe Black ci invita a rallentare, ascoltare, riflettere. Parla d’amore, di perdita, di ciò che conta davvero. Non è soltanto una storia romantica, ma un vero e proprio dialogo tra la Vita e la Morte, incarnati da uomini e donne in un delicato ballo fatto di sguardi, silenzi e parole non dette.

Ecco 10 curiosità imperdibili su questo film che, nonostante un’accoglienza iniziale tiepida, è diventato un cult senza tempo.

1. La Morte ha il volto di Brad Pitt

Brad Pitt interpreta un ruolo particolarmente difficile: una Morte antropomorfizzata, che prende il corpo di un giovane uomo appena deceduto. Il personaggio di Joe Black è un’entità che non conosce emozioni, linguaggio figurato o ironia. Tutto è nuovo per lui. Il suo modo di parlare è lento, misurato, a volte disarmante, come quello di un bambino che sta imparando a vivere. Dietro questo approccio c’è una precisa scelta registica: la Morte non doveva incutere terrore, ma generare empatia, quasi tenerezza. Pitt ha raccontato in diverse interviste quanto sia stato complesso “entrare” in un personaggio privo di passato, senza riferimenti emotivi, che scopre il mondo da zero.

2. La scena dell’incidente che ha scioccato tutti

Uno dei momenti più scioccanti del film avviene nei primi minuti: il giovane uomo (ancora senza nome), interpretato da Brad Pitt, dopo un tenero scambio di battute con Susan in un bar, si volta e attraversa la strada… venendo investito prima da un’auto e poi da un’altra, in rapida successione. La scena è talmente improvvisa e violenta da risultare quasi surreale. Il montaggio è secco, il suono degli impatti è amplificato, e lo spettatore resta completamente spiazzato. È una scena che spezza l’incantesimo iniziale – romantico e sospeso – e segna il passaggio dal reale al soprannaturale. Non a caso, da quel momento in poi, la Morte prende possesso del suo corpo.

3. Una durata che sfida il tempo

Con una durata di ben 3 ore e 1 minuto (181 minuti), il film si prende tutto il tempo necessario per sviluppare i suoi temi. Questa lunghezza fu uno dei motivi principali delle critiche ricevute all’epoca, ma oggi viene rivalutata. Non si tratta di un rallentamento fine a sé stesso, ma di una vera e propria scelta stilistica e narrativa. Martin Brest volle dare spazio ai silenzi, alle pause, agli sguardi e ai momenti di riflessione. Il ritmo è volutamente dilatato per far emergere il significato profondo delle parole e dei gesti. È un film che chiede pazienza, ma ricompensa chi lo segue fino in fondo con una ricchezza emotiva rara.

4. La scena del burro d’arachidi: pura improvvisazione

Tra le scene più dolci c’è quella in cui Joe Black assaggia per la prima volta il burro d’arachidi. La Morte che scopre il gusto del cibo è già un’idea originale, ma ciò che rende il momento speciale è la reazione spontanea di Brad Pitt. L’attore non sapeva esattamente cosa avrebbe provato nel girare quella scena, e il suo stupore, quel sorriso improvviso e genuino, è completamente reale. Non era previsto dal copione. Il regista decise di mantenerlo, proprio perché esprimeva in modo autentico la meraviglia del personaggio nel vivere, letteralmente, una piccola gioia umana.

5. Un remake… con l’anima

Vi presento Joe Black è il remake moderno del film del 1934 Death Takes a Holiday (La Morte in vacanza), diretto da Mitchell Leisen. In quella versione, la Morte assume sembianze umane per una breve pausa dalla sua eterna funzione, cercando di capire gli uomini e le loro emozioni. Martin Brest prende questa premessa e la trasforma in qualcosa di molto più complesso e poetico. L’opera del 1998 diventa una meditazione sull’amore, sul tempo che finisce, sul dire addio. Lontano dalla leggerezza della commedia fantastica originale, Brest ne fa un dramma romantico con tinte quasi spirituali.

6. Pitt e Hopkins: una coppia che funziona

La coppia Brad Pitt – Anthony Hopkins aveva già funzionato alla grande in Vento di passioni (1994), e in questo film si conferma una scelta vincente. I loro personaggi, Joe Black e William Parrish, instaurano un rapporto profondo, fatto di rispetto reciproco, curiosità e dialoghi carichi di significato. Hopkins, con la sua consueta eleganza, interpreta un uomo che sa di essere alla fine del suo percorso, ma non per questo è pronto a mollare tutto. I suoi confronti con Joe sono i momenti più intensi e filosofici del film, in cui si parla della vita, del tempo, del potere… e dell’amore.

7. La colonna sonora che sfiora l’anima

La musica di Vi presento Joe Black è composta da Thomas Newman, uno dei più acclamati compositori di Hollywood. La sua colonna sonora è eterea, malinconica, struggente. Il tema principale, “That Next Place”, è diventato celebre per la sua capacità di evocare emozioni profonde. Utilizzata anche in matrimoni, funerali e cerimonie, la musica accompagna perfettamente il tono contemplativo del film. Non è solo un accompagnamento, ma una vera e propria voce invisibile, che parla attraverso le note quando i personaggi restano in silenzio.

8. Susan: innamorata dell’uomo o della Morte?

Uno dei dilemmi più affascinanti del film riguarda l’amore tra Susan e Joe Black. La giovane donna si innamora prima del ragazzo sconosciuto incontrato al bar, poi si ritrova coinvolta con Joe, che in realtà è la Morte. La domanda rimane senza risposta: Susan si è innamorata dell’uomo o dell’essenza misteriosa e fuori dal tempo che lui rappresenta? La chiave sta forse nella battuta finale: “Chi sei?” – “Ti ricorderai di lui”. Forse l’amore che Susan ha provato trascende il corpo e la mente, ed è rivolto a qualcosa di più grande, di eterno.

9. Il regista appare (di nascosto)

Come molti registi, anche Martin Brest non ha resistito alla tentazione di un piccolo cameo. Lo si può intravedere brevemente in una delle scene ambientate nella sala riunioni dell’azienda, vestito da uomo d’affari. È un dettaglio minuscolo, difficile da notare, ma che i fan più attenti si divertono a cercare, proprio come accadeva con Alfred Hitchcock.

10. Un flop che è rinato nel tempo

All’uscita nel novembre 1998, Vi presento Joe Black non fu un successo al botteghino. Incassò meno delle aspettative, e la critica fu impietosa: troppa lentezza, dialoghi pretenziosi, durata eccessiva. Tuttavia, col tempo il film è stato rivalutato e riscoperto, diventando uno dei titoli più amati del genere romantico-esistenziale.

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Emanuela Giuliani


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