“Un’ombra sulla verità” – Recensione: quando il Negazionismo si annida in cantina
Dal 31 agosto 2022 in sala, distribuito da BIM Distribuzione, “Un’ombra sulla verità” di Philippe LeGuay è una pellicola dai temi delicati, la cui importanza non va mai sottovalutata. François Cluzet ne è il protagonista, vestendo i panni di Jacques Fonzic, ex professore di storia dal passato alquanto ambiguo. Dopo essere rimasto senza un tetto sopra la testa, l’uomo decide di comprare una cantina dai coniugi Sanberg, Simon ed Hélène (interpretati da Jérémie Renier e Bérénice Bejo). All’inizio tutto sembra filare liscio, e anzi la generosità di Simon permette a Jacques di ricominciare a vivere. Ma sotto la figura di appassionato della storia, innocuo e vittima del sistema, si cela in realtà un negazionista spietato e subdolo. Simon si troverà così a dover combattere contro un nemico dalle mille risorse e a scendere a patti con i propri ideali. La spirale di menzogne, sospetti e violenza travolgerà, in un modo o in un altro, tutti i protagonisti della storia.
“Un’ombra sulla verità” ha il merito di tornare a parlare di un argomento, ovvero il Negazionismo, del quale è fondamentale (ri)conoscere le caratteristiche. Dal momento che, oggi più che mai, tenere a distanza un simile pensiero, potrebbe risultare molto difficile, è essenziale sapere con cosa si ha a che fare. Non solo perché la quasi totalità dei testimoni sono morti, ma anche e soprattutto per il fatto che la tecnologia diventa un pericolo se non controllata. Su internet gira qualsivoglia tipo di leggenda metropolitana, diceria e propaganda. Senza gli strumenti adatti e la giusta dose di sapienza, destreggiarsi tra l’una e l’altra è un compito arduo, e non tutti sono disposti o pronti a gestirlo. Le nuove generazioni necessitano di una guida e il cinema può, almeno in parte, svolgere il ruolo. Motivo per cui opere come questa si rivelano preziose e valevoli.
L’importanza della storia nella vita degli esseri umani non si discute: l’esperienza e il carattere dipendono anche dal passato che ciascuno di noi ha alle spalle. Simon è stato cresciuto in maniera pacifica, evita lo scontro – sino a quando gli è possibile – e cerca, piuttosto, il dialogo. Senza mai giustificare il comportamento e le azioni di Jacques, ma anzi accusandolo apertamente, tenta di allontanarlo attraverso azioni legali e con l’aiuto della sua comunità. Nonostante, intorno a lui, spingano tutti per agire diversamente, ricordando i tempi bui affrontati dal popolo ebraico e l’indifferenza del mondo intero, Simon resiste perché non vuole scendere al livello di Jacques. Mai messa in dubbio prima, la sua integrità vacillerà sul finale.
Se da un lato, al centro della storia c’è il discorso razzista, antisemita e negazionista, dall’altro è interessante vedere come viene caratterizzata la figura dell’antagonista. Sebbene mantenga sempre un’aura di mistero e di malvagità, Jacques pone sul tavolo interrogativi non così banali. Porsi domande è fondamentale ai fini della propria formazione, a patto di non mistificare e distorcere verità inviolabili, sostenute da testimonianze e prove evidenti. E bisognerebbe fare attenzione anche alla terminologia utilizzata, per non sminuire o far cadere in confusione.
Un ultimo consiglio: guardate il film in lingua originale!
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Sabrina Colangeli
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