“Una donna promettente” – Recensione: la ricerca della vendetta
Vincitrice dell’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale, Emerald Fennell con “Una donna promettente”, suo esordio alla regia, ha letteralmente stupito pubblico e critica affrontando un argomento estremamente attuale e le cui giustificazioni indignano e alimentano una rabbia silenziosa ed incontenibile, e nei confronti del quale ancora si fatica a trovare la dovuta giustizia.
Al centro della scena Cassie, interpretata da un ineccepibile Carey Mulligan, una giovane donna il cui brillante futuro da medico viene brutalmente distrutto nel momento in cui, nel corso di una festa universitaria, la sua migliore amica, Nina, viene stuprata. Evento, che Nina, comprensibilmente, non riuscirà a superare tanto e la profonda sofferenza la condurrà a togliersi la vita e da allora nella vita di Cassie nulla è come sembra.
Perfidamente intelligente, seducente e astuta, Cassie infatti, dopo aver lasciato gli studi, vive una doppia vita, che la vede di giorno lavorare in una caffetteria e di notte frequentare i locali con l’obiettivo non solo di mettere di fronte alle proprie colpe tutti gli uomini che cercano di rimorchiarla e approfittarsi di lei credendola ubriaca, ma principalmente di riuscire a vendicarsi dei responsabili della violenza subita dalla sua migliore amica. E quando un incontro inaspettato sembra dare a Cassie quell’inaspettata serenità ed equilibrio perso da tempo, ecco che quella stessa conoscenza le offre l’opportunità di portare a termine il suo piano e rimediare agli errori del passato una volta per tutte.
Un tragico episodio in cui a farla da padrona è la frase “se lo è andata a cercare”, e questo perché la ragazza in questione al momento del fatto non era lucida poiché si è concessa qualche cocktail in più, o a causa di un abbigliamento definito ‘seducente e che istigava’. Affermazioni, difesa, giustificazioni palesemente non accettabili e che sottolineano quanto una società che professa la libertà e parità, in realtà sia colma di assurdi pregiudizi che costringono una determinata classe a limitare il proprio essere.
Ma il vero cuore del film è racchiuso nella scelta della Fennell di raccontare il tutto facendo vivere allo spettatore la violenza e i suoi effetti attraverso gli occhi e il dolore degli amici e dei familiari di quest’ultima, che nel film, tra l’altro, non viene mai mostrata così come la violenza stessa. Una sofferenza lacerante che giorno dopo giorno diviene sempre più viscerale, specchio ovviamente del senso di impotente sconfitta di chi è stato colpito e qui incarnato da Cassie/Mulligan, la cui sete di vendetta equivale a quella che Nina non ha avuto la forza di cercare e che l’avrebbe probabilmente aiutata ad uscire dal baratro di voci sommesse e pungenti velate battutine accusatorie. Spade di Damocle che sferrano senza pietà il colpo di grazia.
Situazioni queste purtroppo sempre più comuni, difficili da gestire in particolare per familiare, che sia un genitore, un fratello, una sorella, un’amica o amico, e che si ritrovano chiusi in un angolo con la sola speranza di riuscire ad assorbire un po’ del dolore che sta consumando coloro che amano. Una ferita la loro che mai si rimarginerà, come mostrato dalla Fennell in “Una donna promettente”, che alimenta la sfiducia e il desiderio di vendetta personale.
Dopo vari rinvii “Una donna promettente”, arriverà finalmente nei cinema il 24 giugno. Prodotto da FilmNation Entertainment, Focus Features e LuckyChap Entertainment, nel cast ad affiancare la Mulligan sono: Bo Burnham, Alison Brie, Clancy Brown, Jennifer Coolidge, Laverne Cox, Chris Lowell, Connie Britton, Adam Brody, Max Grennfield, Christopher Mintz – Plasse, Sam Richardson, Alfred Molina, Molly Shannon e Steve Monroe.
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Emanuela Giuliani
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