La recensione del film diretto da Emerald Fennell: Una donna promettente: Giustizia, Vendetta e Cultura del Consenso.
“Una donna promettente” è un film che affronta con grande intensità e delicatezza temi di fondamentale importanza, spesso dolorosi e controversi, come la giustizia, il trauma e la cultura del consenso. La sceneggiatura, scritta e diretta da Emerald Fennell, è un’analisi profonda e spietata della società contemporanea e dei suoi meccanismi di difesa nei confronti delle vittime di abuso. Il film esplora come la violenza, anche quella sessuale, venga spesso minimizzata, giustificata o ignorata, e come le donne siano costrette a lottare per ottenere giustizia in un sistema che troppo spesso si gira dall’altra parte.
Uno dei temi centrali di “Una donna promettente” è la cultura dello stupro, non solo intesa come l’atto fisico di violenza, ma come un fenomeno strutturale che affonda le sue radici nelle dinamiche sociali e nei comportamenti quotidiani che la rendono possibile. Il film pone sotto il microscopio il comportamento predatorio degli uomini e la complicità tacita della società, che tende a minimizzare o giustificare il comportamento violento, spesso ignorando o sminuendo le voci delle donne. Cassie, la protagonista interpretata magistralmente da Carey Mulligan, non è semplicemente alla ricerca di giustizia per il suo trauma personale, ma si erge come una sorta di “giustiziera”, pronta a smascherare e punire la corruzione e l’indifferenza che permeano la cultura patriarcale.
Il film analizza in modo ambiguo la sottile linea tra giustizia e vendetta. Cassie, con le sue azioni, si fa carico di ciò che il sistema di giustizia ufficiale non è riuscito a fare. Ma la vendetta che intraprende non è senza costi, né morali né personali. Ogni passo che compie verso la sua vendetta la allontana sempre più dalla sua umanità, e il film si interroga sul significato di giustizia in un mondo che tende a giustificare l’ingiustizia. La sua trasformazione da vittima a giustiziera ci porta a riflettere su quanto sia complesso il concetto di giustizia quando la società stessa è corrotta o indifferente.
Un altro tema profondo è il trauma non elaborato. Cassie non ha mai avuto la possibilità di elaborare la morte della sua amica Nina, un abuso che non è mai stato affrontato come meriterebbe. La sua vita è segnata dal dolore di un lutto mai chiuso, e questo la spinge a un’ossessione per la ricerca di una giustizia che sembra sempre sfuggirle. Il film dipinge il processo di guarigione come un percorso doloroso e, in molti casi, irraggiungibile, mostrando come la società, anziché aiutare le vittime, le costringa spesso ad affrontare il loro dolore da sole.
La critica al maschilismo e alle strutture di potere che favoriscono gli uomini è un altro aspetto fondamentale del film. Fennell ci presenta un mondo in cui gli uomini, dai più “bravi ragazzi” ai rappresentanti delle istituzioni, giustificano o minimizzano le loro azioni predatrici, dimostrando quanto sia radicato il sistema di potere che rende difficile per le donne farsi ascoltare e ottenere giustizia. Questo atteggiamento di impunità sociale crea una frattura ancora più dolorosa per le vittime, che si trovano costrette a fare i conti con una realtà che non le protegge.
“Una donna promettente” non è solo un film sulla vendetta, ma anche una riflessione su come la società possa ridurre la violenza sessuale a un episodio isolato e marginale. Cassie, pur incarnando la figura di una donna che ha subito un’ingiustizia terribile, viene vista come una “rovinata”, una donna che ha perso il controllo della propria vita, ma che si ribella e sfida la narrazione dominante. Il film, attraverso la sua protagonista, mette in discussione il modo in cui la società vede e tratta il corpo e la parola delle donne, e soprattutto come la cultura patriarcale favorisca il silenzio o la minimizzazione delle loro esperienze.
Il film è disturbante e inquietante, ma allo stesso tempo essenziale per stimolare una riflessione collettiva. Fennell affronta con coraggio e senza compromessi temi che spesso vengono ignorati o marginalizzati nel discorso pubblico, sfidando lo spettatore a confrontarsi con le proprie convinzioni su giustizia, consenso e vendetta. La regia di Emerald Fennell, unita alla straordinaria performance di Carey Mulligan, fa di “Una donna promettente” un’opera potente, provocatoria e imprescindibile, che non lascia spazio all’indifferenza.
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Emanuela Giuliani
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