UN AFFARE DI FAMIGLIA DI KORE – EDA HIROKAZU.
“Ogni volta che vengo al Festival di Cannes ricevo coraggio e speranza, speranza che grazie al cinema persone e mondi che di solito si scontrano possano finalmente ricongiungersi” –Kore-eda Hirokazu –
Un particolare nucleo familiare, unito e felice nonostante le condizioni di estrema povertà in cui è costretto a vivere, che spinge i vari componenti a compiere piccoli crimini per sopravvivere, ed il cui tranquillo equilibrio verrà, inevitabilmente ed inconsapevolmente, scosso dall’arrivo e non convenzionale adozione di Yuri, bimba trovata dal capofamiglia e dal figlio maggiore, anch’esso non regolarmente accolto, al ritorno dei consueti furtarelli serali, e da un incidente, che colpendo proprio quest’ultimo, farà crollare l’inquietante castello di segreti innalzato a fin di bene.
Vincitore della Palma D’oro al recente Festival di Cannes, Kore-eda Hirokazu, dopo Little Sister e Ritratto di Famiglia con Tempesta, con UN AFFARE DI FAMIGLIA, affronta nuovamente con delicatezza il concetto di famiglia, attribuendogli, o restituendogli, attraverso l’intima analisi dei vari elementi con la sensibilità che da sempre lo contraddistingue, il giusto e doveroso significato e valore che vanno ben oltre i semplici, formali e distaccati legami di sangue.
Un racconto, un attento e curato scrutinio dei differenti rapporti che, come affermato dallo stesso regista, pone al centro della scena la ricerca di quella protezione, sicurezza, complicità e affetto che solo una famiglia è in grado di racchiudere e donare, attraverso il rispettoso e determinato desiderio da parte di un uomo e di una donna di formare una proprio solido nido, in cui poter ridere e rifugiarsi, trovando il conforto e l’amore di cui ogni essere umano ha bisogno.
UN AFFARE DI FAMIGLIA, nelle sale cinematografiche dal 13 settembre distribuito da BIM Distribuzione, è un’immagine reale, curata in ogni dettaglio e sfumatura, che insinuandosi sotto pelle scorre e colpisce con forza le coscienze, emozionando, coinvolgendo e facendo riflettere sull’importanza di “casa”, troppo spesso declassata e maltrattata.
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