TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI – Recensione
“la rabbia genera altra rabbia..”
Questo il punto di partenza e, contemporaneamente, di arrivo del nudo e crudo: Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, Tre Manifesti a Ebbing Missouri, trionfatore ai 75° Golden Globe, con ben quattro premi, tra i quali Miglior sceneggiatura e Miglior Film Drammatico.
Un racconto tanto potente da togliere il respiro, la cui disperata ricerca, di una plausibile, se pur dolorosa, verità, in grado di placare, ammesso che sia possibile, il cuore straziato di una madre a cui hanno ucciso brutalmente la figlia, e il cui spirito dominato da una fredda, razionale, calma e concentrazione, tipico di coloro che non avendo più nulla da perdere, totalmente privi di scrupoli, spazzano via chiunque si ponga, ed intralci il loro cammino, possiede la forza intensa di un pugno in pieno stomaco.
Tre messaggi, tre semplici domande ben visibili poste, a caratteri cubitali, e rivolte da Mildred Hayes (Frances McDormand), al capo della polizia William Willoughby (Woody Harrelson), delle richieste dure e non convenzionali, sul perché del fermo delle indagini in un vicolo ceco, che come frecce scagliate, con accurata precisione, colpiscono centrando il bersaglio, e penetrando nelle profondità dell’animo, rilasciano il proprio lancinante veleno, provocando la reazione irrefrenabile dell’irruento vice Dixon (Sam Rockwell), il quale reagisce rispondendo, ed opponendosi, con altrettanta furiosa, incontrollabile, foga.
L’atmosfera è satura di tensione, la sete di vendetta che scorre all’impazzata nelle vene pulsa nelle tempie, trasmessa, percepita e recepita a tutto tondo non lasciando spazio a nessun tipo di ipotesi e supposizioni, suscitando un vortice di amozioni contradditorie.
La scrupolosa costruzione, e descrizione, scenica e delle figure principali, le quali emergono individualmente con doverosa prepotenza ed incisività, permette di focalizzare, catturando completamente l’attenzione per l’intera durata del lungometraggio, la vicenda, grazie anche all’ineccepibile interpretazione della McDormand, di uno strabiliante Rockwell, la cui aggressività cela una toccante, repressa, insospettabile, sensibilità, rispettivamente premiati ai 75° Golden Globe, l’una come Miglior attrice protagonista in un film drammatico, l’altro come Miglior attore non protagonista, e un provato, toccante e sempre notevole Harrelson.
McDonagh, regista e autore della sceneggiatura, di origini irlandesi al suo terzo film, evidenziando e mostrando le diverse motivazioni che spingono i protagonisti, dall’apparente irrazionalità, ad agire in un determinato modo, realizza un’opera dal risultato magistrale, un dipinto reale e cruento, nei confronti della quale è impossibile rimanere indifferenti.
Un equilibrio perfetto tra gli elementi, sollevando la riflessione sul comune, e triste, atteggiamento, adottato sempre più frequentemente, e facilmente riscontrabile nell’ambiente circostanze, in cui si preferisce chiudere gli occhi, voltando le spalle negando l’evidenza e, nel momento in cui fosse necessario, il proprio aiuto, non ascoltando, come nell’episodio rappresentato, il grido di un genitore vittima di una perdita inaccettabile e surreale, il cui bisogno è solo quello di un conforto che l’accompagni lungo difficile e tortuoso cammino verso l’ipotetica convivenza con il dolore causato dall’immane tragedia.
Three Billboards Outside Ebbing, Missouri, Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, stupisce, sciocca, ipnotizza, un coinvolgimento psicologico e viscerale, da non perdere assolutamente, precedentemente in concorso alla 74° Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, e presentato al Toronto Film Festival, e distribuito dalla 20th Century Fox, sarà nelle sale cinematografiche a partire dall’ 11 gennaio 2018.
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