Tomb Raider – Recensione
Il regista norvegese Roar Uthaugh, sceglie Alicia Vikander, premio Oscar come Miglior Attrice non Protagonista in The Danish Girl, per dare vita alla nuova versione del celebre personaggio protagonista del famoso videogioco creato da Crystal Dynamivs nel 2013, di Lara Croft, nella pellicola da lui diretta: Tomb Raider, reboot in cui ci vengono mostrate le origini della temeraria figura femminile che l’hanno condotta ad intraprendere le temerarie avventure, e vestita precedentemente, nella nota serie cinematografica, dalla magnetica ed accattivante Angelina Jolie.
Lara non accettando la morte del padre, Richard Croft (Dominc West), scomparso oramai da sette anni, rifiuta, di conseguenza, la cospicua eredità di cui entrerebbe in possesso firmando un semplice documento, continuando a vivere, arrangiandosi giorno per giorno, consegnando cibo a domicilio in una frenetica Londra, con la speranza nel cuore che qust’ultimo sia ancora vivo.
Fino a quando, decisa ad arrendersi alla dolorosa realtà, recatasi negli uffici per porre fine al logorio della dolorosa attesa, scopre degli indizi che la spingono ad andare a cercare l’amato genitore sulla misteriosa isola di Yamatai, al largo delle coste del Giappone, dove, l’uomo stava svolgendo delle ricerche sulla misteriosa regina della morte Himiko.
Innegabile e spontaneo il paragone tra le due interpreti, dalle caratteristiche fisiche e carismatiche totalmente opposte, ma entrambe attraenti, poiché mentre la Jolie aveva affascinato e conquistato con l’appariscente, e procace visione, dell’eroina divina, irraggiungibile e difficile da conquistare, la Vikander propone l’apprezzabile, afferrabile immagine della ragazza comune, pulita e semplice, dal classico viso acqua e sapone, impegnata a fronteggiare le preoccupazione quotidiane consegnando cibo a domicilio percorrendo km in bicicletta.
Lara, minuta, ostinata e determinata, contando, esclusivamente, sulle proprie forze, esploderà, incisivamente, mostrando la sua energia, nel corso della missione sull’isola maledetta, dove impugnerà non le famose pistole gemelle, bensì arco e frecce, facendo intuire nel finale la presenza di quest’ultime nel probabile secondo capitolo.
Tuttavia, Tomb Raider, nonostante le buone premesse, delude fortemente e non soddisfa le aspettative, a causa una costruzione narrativa prevedibile, e spesso confusionaria, sulla quale pesa ulteriormente la rappresentazione, non originale, degli episodi di azione, che riportano la mente alle avventure di Indiana Jones, penalizzandone, di conseguenza, il contatto empatico ed il coinvolgimento emotivo con la storia.
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