Sandra Huller in The Zone of Interest

The Zone of Interest, la recensione: a due passi dall’orrore

La recensione di The Zone of Interest, il potente film di Jonathan Glazer nelle sale italiane dal 18 gennaio 2024.

In anteprima nazionale alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, The Zone of Interest, il potente film del regista britannico Jonathan Glazer, vincitore del Gran premio Speciale della Giuria al 76esimo Festival di Cannes, candidato nella categoria Miglior Film Internazionale agli Oscar 2024.

Un’opera quella del regista di Sexy Beast e Under The Skin, chiamata a raccogliere in questo decennio il testimone dei grandi capolavori del cinema che hanno raccontato la più grande tragedia del Novecento, da Schindler’s List a Il Pianista, da Train de Vie a La Vita è bella. Una prospettiva inedita e uno sguardo nuovo, con stile altissimo, su una delle pagine più buie della storia.

The Zone of Interest, una quotidianità apparentemente normale, a due passi dall’orrore

immagine film the zone fo interest

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Martin Amis, The Zone of Interest è la storia di una famiglia tedesca apparentemente normale che vive – in una bucolica casetta con piscina – una quotidianità fatta di gite in barca, il lavoro d’ufficio del padre, i tè della moglie con le amiche, le domeniche passate a pescare al fiume.

Peccato che l’uomo in questione sia Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la deliziosa villetta con giardino in cui vive con la sua famiglia in una surreale serenità è situata proprio al confine con il campo di concentramento, a due passi dall’orrore, così vicino e così lontano.

The Zone of Interest, un ritratto inquietante del male

immagine film the zone of interest

Coraggioso. Inquietante. Emozionante. Commovente. Surreale. Uno schiaffo in pieno viso. Jonathan Glazer firma con The Zone of Interest un’opera tanto glaciale quanto devastante, che riesce nell’impresa – rara e potentissima – di raccontare l’orrore dell’Olocausto senza mostrarlo mai direttamente. Eppure lo si avverte, sempre. Invisibile ma onnipresente, come la cenere che piove silenziosa oltre il muro del giardino dei coniugi Höß.

Il film prende le distanze dai codici tradizionali della narrazione storica, rinuncia alla retorica, evita il sensazionalismo, e osserva la banalità del male da un’angolazione disturbante: quella dei carnefici. Sotto l’occhio impassibile di Glazer, seguiamo Rudolf Höß (uno straordinario Christian Friedel), comandante di Auschwitz, nella sua quotidianità mostruosamente normale. Al suo fianco, la moglie Hedwig (Sandra Hüller, glaciale e inquietante), intenta a coltivare un paradiso domestico a pochi passi dall’inferno.

La forza di The Zone of Interest risiede proprio in questo spiazzamento: l’orrore non è dove ci aspettiamo di trovarlo. È nel silenzio. Nella distanza. Nella routine. È nei volti dei bambini che giocano, nei pranzi in famiglia, nei fiori curati con dedizione. Mentre sullo sfondo – fuori campo, ma assordante – si consumano l’agonia e il genocidio.

L’impianto formale è impeccabile, e contribuisce in modo determinante all’efficacia del film. La regia, misurata fino all’essenziale, si affida a inquadrature fisse e una composizione rigorosa, quasi pittorica. A completare l’atmosfera straniante e disturbante, la colonna sonora firmata da Mica Levi: una partitura dissonante, oppressiva, che si insinua nella mente dello spettatore amplificando la tensione e il disagio.

The Zone of Interest è una riflessione radicale sulla responsabilità, sulla memoria e sulla disumanizzazione. Un viaggio alienante nell’animo di chi ha trasformato l’annientamento in burocrazia, l’eccidio in normalità. Rudolf Höß non è un mostro nel senso cinematografico del termine. È un uomo mediocre, freddo, egocentrico, capace di concepire l’indicibile con una freddezza terrificante. Ed è forse proprio questa la rappresentazione più spaventosa della Shoah.

Il film si collega idealmente a opere come Conspiracy – Le origini della Shoah, che raccontava la Conferenza di Wannsee del 1942, dove fu pianificata la “soluzione finale”. Ma Glazer va oltre: ci immerge nel quotidiano di quella realtà, mostrandoci come l’orrore possa convivere con la normalità, nascosto appena oltre un muro.

Prodotto da A24 e Extreme Emotions, The Zone of Interest è un’opera potente e disturbante che lascia senza difese. Una meditazione visiva e morale sull’abisso dell’animo umano. Un film che non cerca di spiegare, ma di far sentire. E ciò che si sente, alla fine, è un peso insostenibile. Quello della Storia, e della colpa.

Distribuito da I Wonder Pictures in collaborazione con Unipol Biografilm Collection, The Zone of Interest arriva nelle sale italiane il 18 gennaio 2024. Un appuntamento imprescindibile per chi crede che il cinema possa – e debba – ancora scuotere le coscienze.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

9


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