“The Lost City” – Recensione: tutti gli elementi per un romanzo a tinte pink, ma la giungla e gli spettatori saranno pronti?
“… e fu così, che in mezzo a mille pericoli, la città di D. venne ritrovata, e la corona di fuoco riportata alla luce, mentre l’amore tra la dottoressa Lovemore e Dash risplendeva, in ogni muscolo dei bicipiti di lui, e in ogni piega delicata del collo di lei. I due si avvinghiarono, palpitanti di passione, mentre intorno a loro il vulcano eruttava lava bollente, come bollente era il loro amore appena sbocciato, sulle rovine di un passato amore appena ritrovato…”
A volte nulla è come sembra, anche di fronte a tutti gli elementi convenzionali del genere action, come una scrittrice in crisi, un aitante modello, una città esotica scomparsa con un tesoro da riportare alla luce, il villain di turno e la coppia che scopre l’amore reciproco. Questo ci vuole suggerire “The Lost City”, il lungometraggio che riporta sulle scene Sandra Bullock, insieme a Channing Tatum, Daniel Radcliffe ed un cameo di Brad Pitt, diretto da Aaron ed Adam Nee.
Loretta Sage, Sandra Bullock, è una scrittrice di romanzi rosa di successo, in promozione per il lancio del suo ultimo libro. Dopo la morte del marito, con cui condivideva la passione per i misteri e l’archeologia, è diventata una donna schiva e scontrosa, soprattutto nei confronti di Alan che dà il volto a Dash, il suo modello nel racconto, che lei ritiene capace solo di muscoli e senza cervello, la cui unica ambizione sembra essere strapparsi una camicia ad ogni copertina. Un giorno un miliardario visionario ed assetato di vendetta e potere, Radcliffe, rapisce Loretta perchè convinto che lei possa aiutarlo nella ricerca di un tesoro perduto e Alan/Dash parte e assumerà un ruolo chiave nella conclusione della complessa vicenda.
Un film d’avventura, senza pretese, che riesce ad intrattenere piacevolmente anche grazie al personaggio di Brad Pitt, un ex Navy seals senza pietà capace di cavalcare un albero di banano alla velocità della luce e in grado di fare ritorno anche dall’inferno, che tutti credevano la sua ultima spiaggia. Un taglio ironico che diverte, che fa degli stereotipi la sua arma vincente: la scrittrice solitaria, il riccone folle, il modello bello e stupido e il soldato senza macchia o paura, il tutto condito da una giusta dose di sanguisughe e sarcasmo e in cammino grazie ad una nano – macchina.
I protagonisti del resto si mostrano inadeguati alla situazione, da un lato Loretta, che non ha mai conosciuto la vera avventura al di fuori dei suoi romanzi e dall’altro Alan, che sparisce al confronto del machismo naturale di Jack/Brad Pitt. Una comicità surreale che regge quasi la totalità della pellicola e che riesce a strappare genuine risate, pur piegandosi comunque ad un romanticismo prevedibile.
Allora pronti a rivivere questa nuova avventura nella giungla e mi raccomando, non fatevi trovare impreparate con tacchi alti, paillettes ed una scollatura vertiginosa, ma ricordate comunque le parole di Cruella “un vestito di buona fattura può salvarti la vita” e mai nulla fu più “calzante” di queste parole.
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Chiaretta Migliani Cavina
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