The King’s man le origini – Recensione: la genesi dei servizi segreti e le lunghe ombre della guerra
“I modi definiscono l’uomo. Un gentiluomo non si nasconde nell’ombra”
Matthew Vaughn si dimostra un fedelissimo del circolo di gentiluomini inglesi nati dalla miniserie di fumetti ideata da Mark Millar, portando nel 2014 per la prima volta sullo schermo la serie di film su “Kingsman”. “Kingsman – Secret Service” è stata infatti una sorpresa scoppiettante e altamente dinamica che ha coinvolto l’establishment inglese, alle prese con una sartoria come quartier generale per un’agenzia di impassibili spie al servizio della Corona.
Ora Vaughn è giunto alla produzione di una terza pellicola che pur essendo ultima come sequenza temporale, è narrativamente molti anni addietro rispetto all’incontro tra Galahad e il mentore Harry Hart.
C’è un grande ordine mondiale con i suoi uomini nei principali governi abilmente posizionati per guidare il mondo verso la distruzione. In questa pellicola, apparentemente paradossale, ma vera e ricostruita storicamente in modo ineccepibile, assistiamo a trame ed orditi fin dalla prima guerra mondiale.
Da li parte il nuovo ma “vecchio” capitolo di “Kings’man”, dagli albori della prima guerra mondiale, quando un gruppo composto da alcune delle figure più note della storia, Mata Hari e Rasputin tra gli altri, guidato da un personaggio potente e misterioso, si riunisce per ordire un complotto al fine di scatenare una guerra tra le grandi potenze. A tal fine organizza e compie l’omicidio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, scintilla per un conflitto tra nazioni.
Una storia rocambolesca ed ai limiti dell’assurdo, ma perfettamente inserita in un contesto storico reale, nel quale vengono collocati personaggi di finzione, tra tutti ovviamente la famiglia Oxford, il cui duca, interpretato da Ralph Fiennes, sceglie di votarsi al pacifismo dopo la morte della consorte per proteggere il figlio Conrad.
Ma lo scopo degli Oxford è aiutare e le tensioni alla vigilia dello scontro bellico richiederanno una scelta, non senza danni collaterali e porteranno il duca ad agire in prima persona per fermare un pericoloso criminale e la sua rete, anteponendo la sua di rete, fatta di servitori di tutta Europa, all’ombra della quotidianità dei potenti, ma attenti a quanto stava per accadere.
Attraverso queste vicende altisonanti, che mettono in scena personaggi storici cardine e le loro zone d’ombra, il film cambia totalmente registro rispetto ai capitoli precedenti, più chiassosi e scanzonati, assumendo un tono solenne e drammatico, ruotando però sempre attorno alla chiave di volta della saga, quel conflitto fulcro tra padre – figlio ed insegnante – allievo. E pur avendo come sorgente di ideazione la crescita dei cavalieri di Re Artù, è emozionante vedere come l’eredità epica dei valori all’origine della saga parte dagli insegnamenti di un figlio verso il padre.
The Kings’man le origini diventa così una grande cavalcata lungo tutto il conflitto bellico e tutti gli eventi storici avvenuti in quegli anni, inclusa la Rivoluzione d’Ottobre, con un cattivo misterioso che ha lunghe braccia ovunque tranne che sull’amore che travalica ogni perdita, e si dimostra la forza più potente mai esistita.
“Proteggilo da questo mondo e fa che non veda più la guerra”
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Chiaretta Migliani Cavina
Il Voto della Redazione: