The King, la recensione: Un’interpretazione visivamente affascinante ma priva di grinta

La recensione di The King, il dramma shakespeariano Fuori Concorso a Venezia ’76 con protagonista Timothée Chalamet.

The King, film storico in costume distribuito da Netflix, si presenta come una rivisitazione moderna e personalizzata delle opere di Shakespeare Enrico IV ed Enrico V. Diretto dal regista australiano David Michôd e Fuori Concorso alla 76ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film racconta la storia di Henry “Hal” (interpretato da un convincente Timothée Chalamet), principe ribelle e riluttante erede al trono d’Inghilterra. Costretto a succedere al trono dopo la morte del padre tirannico, Hal si trova a dover gestire il caos politico e militare lasciato dal suo predecessore, affrontando anche i conflitti emotivi derivanti dal suo passato, inclusi quelli con l’amico e mentore, il cavaliere alcolista John Falstaff (Joel Edgerton).

Michôd mescola le due opere shakesperiane in una narrazione che pur mantenendo gli elementi fondamentali dei testi originali, si distacca da essi, offrendo una versione più sobria e meditata della storia. Il risultato è un film che, pur essendo visivamente affascinante e scenograficamente ben realizzato, non riesce a coinvolgere appieno lo spettatore. La narrazione, priva della grinta e della tensione che caratterizzano le trame politiche e le lotte di potere alla corte inglese, si dipana con una certa pacatezza, che attenua l’intensità drammatica degli intrighi di corte. La mancanza di quel fascino spietato e lacerante che da sempre ha reso affascinante il dramma shakespeariano fa sì che The King non riesca a entrare nel cuore del pubblico con la forza che ci si potrebbe aspettare.

Joel Edgerton, produttore e interprete di Falstaff, ha dichiarato di essere rimasto profondamente legato alle opere di Shakespeare, e insieme a Michôd ha cercato di infondere una sua visione personale del personaggio e della storia, esplorando l’evoluzione di Hal da giovane principe a re. Le difficoltà nella realizzazione, tra cui le riprese in Ungheria durante le calde giornate estive, sono state compensata dalla soddisfazione di aver contribuito a un progetto che rispecchia il suo amore per il periodo storico. La scenografia, in particolare la famosa scena del fango, è risultata particolarmente impegnativa, ma, come sottolineato da Edgerton, anche estremamente gratificante.

David Michôd, dal canto suo, ha apprezzato il fatto di poter realizzare una versione personale dell’Enrico V, con l’intento di distaccarsi dall’opera teatrale per dar vita a un racconto cinematografico che rispecchiasse la sua visione del potere e della leadership. Il regista ha confermato che, sebbene il film sia nato come una reinterpretazione delle opere shakesperiane, la volontà di innovare e di raccontare una storia diversa, pur mantenendo gli aspetti più emblematici del dramma, è stata una sfida stimolante.

Le performance degli attori sono sicuramente il punto di forza del film. Timothée Chalamet, nel ruolo di Hal, dimostra una straordinaria capacità di entrare nel personaggio, trasmettendo la solitudine, l’ambizione e la crescita interiore del giovane principe. La sua performance, insieme a quella di Joel Edgerton, che regala un Falstaff malinconico e riflessivo, conferisce al film una profondità emotiva che arricchisce la narrazione. L’attore ha dichiarato che girare in Ungheria è stato un’esperienza formativa e unica, che gli ha permesso di immergersi completamente nel periodo medievale, e ha apprezzato il fatto di poter lavorare con Edgerton e Michôd, con i quali aveva già collaborato in Animal Kingdom.

Lily-Rose Depp, che interpreta una delle donne di spicco nel contesto storico del film, ha messo in luce un aspetto importante del racconto: la riflessione sul potere e sulla posizione delle donne nell’epoca medievale. La sua interpretazione del personaggio di Caterina d’Aragona è intrisa di determinazione e consapevolezza, offrendo una visione interessante della condizione femminile in un contesto in cui la voce delle donne era praticamente inesistente.

Il cast di The King, che include anche attori del calibro di Sean Harris, Ben Mendelsohn e Robert Pattinson, supporta una storia che, seppur avendo elementi di fascino e grandi potenzialità, non riesce a decollare completamente. Nonostante il valore delle interpretazioni e la bellezza scenografica, il film lascia una sensazione di incompletezza, privo della spinta drammatica e della forza narrativa che avrebbe potuto renderlo davvero memorabile.

In conclusione, The King è un film che, pur senza infamia e senza lode, non riesce a catturare lo spettatore con la potenza che avrebbe dovuto. La sua bellezza visiva e le interpretazioni dei protagonisti lo elevano sopra la sufficienza, ma manca di quella grinta e incisività che avrebbe potuto trasformarlo in un progetto davvero entusiasmante. Disponibile su Netflix dal 1° novembre, è un film che farà la gioia degli appassionati di Shakespeare, ma difficilmente conquisterà tutti i tipi di pubblico.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


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