“The Farewell”, “Dolor y Gloria” e “Honey Boy”: in che modo gli sceneggiatori dei tre film hanno usato la loro vita privata

“The Farewell”, “Dolor y Gloria” e “Honey Boy”: in che modo gli sceneggiatori dei tre film hanno usato la loro vita privata

Per decenni, gli sceneggiatori hanno tratto ispirazione dalle loro vicende private per dare vita ai copioni alla base di moltissimi film. Si tratta, ovviamente, di una pratica comune tra gli artisti. Negli ultimi anni, Alfonso Cuaron ha attinto profondamente al proprio passato per lo script di “Roma”, con cui ha vinto tre Oscar e un Golden Globes. Allo stesso modo, anche quest’annata è stata ricca di operazione del genere, a partire da “Marriage Story”, scritto da Noah Baumbach ed interpretato da Adam Driver e Scarlett Johansson, ispirato alle vicende che hanno visto il regista e sceneggiatore protagonista del divorzio dalla moglie, l’attrice Jennifer Jason Leigh.

E ancora come non citare, “The Farewell”, “Dolor y Gloria” e “Honey Boy”, strettamente connessi alle vicende private dei rispettivi filmmakers.

In “The Farewell”, il processo narrativo è molto intimo e può essere basato soltanto sulla vita reale. Quando Lulu Wang è venuta a conoscenza del fatto che la nonna fosse malato di tumore terminale e che la famiglia volesse nasconderle la notizia, ha deciso di realizzarne un film, ma non potendo finanziare il progetto ha sviluppato il copione “The American Life”, attirando l’attenzione di A24, che lo ha prodotto e distribuito. “The Farewell”, ha un approccio che si differenzia da quello hollywoodiano, in cui a contare è soprattutto il mercato. In questo caso invece, ciò che importa è la mimesi della realtà. Interprete protagonista della storia Awkwafina, nelle vesti del surrogato di lei stessa, nata a Pechino ed emigrata in Florida con la famiglia all’età di 6 anni. Secondo Lulu Wang, la verità emozionale aderisce in pieno a ciò che le è accaduto in vita.

Pedro Almodovar ha spesso utilizzato le sue vicende autobiografiche per portare sul grande schermo pellicole che tanto sono state amate dal pubblico, e con “Dolor y Gloria”, si è spinto un po’ più in là e ha mappato le proprie memorie e passato. Tuttavia, il film non è stato definito propriamente autobiografico dal regista, secondo il quale, pensarsi come un argomento di cui parlare è davvero noioso. Più che altro, per lui è stato utile porre al servizio del film tutto ciò che di vivo c’è stato durante la sua esistenza, e non c’è mai stata la sensazione di filmare qualcosa di così legato alla sua vita, affermando di aver sempre posto una distanza tra sé e il materiale girato. Al centro della scena Salvador, interpretato da Antonio Banderas, celebrato regista ormai in crisi di creatività, depresso e tossicodipendente.

Infine, il terzo titolo autobiografico dell’annata è stato “Honey Boy”, una seduta di terapia, a detta dello sceneggiatore Shia LaBeouf e della regista Alma Har’el. Il film, infatti, è nato come modalità per superare la dipendenza da droga e alcool da parte dell’attore protagonista. Parlare del proprio passato è stato una forma di terapia e iniziare a guardare la propria vita da angoli diversi ha favorito il suo ritorno alla creatività. LaBeouf ha poi inviato il materiale prodotto alla regista, che ha insistito affinché lui interpretasse il ruolo di suo padre in questo racconto autobiografico, dal momento che l’unico modo per affrontare i propri demoni è iniziare un lungo viaggio nel proprio passato.

FONTE THR


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