La recensione di The Creator, il thriller d’azione fantascientifico di Gareth Edwards al cinema dal 28 settembre
Dal 28 settembre nelle sale cinematografiche italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia, THE CREATOR, il thriller d’azione fantascientifico, targato 20th Century Studios, New Regency ed Entertainment One, ambientato in un futuro prossimo, che affronta uno dei tempi attualmente più dibattuti, ovvero: l’intelligenza artificiale (AI) e i suoi potenziali vantaggi e pericoli per l’umanità.
The Creator, la storia
Diretto da Gareth Edwards: The Creator vede in una guerra futura la razza umana contro le forze dell’intelligenza artificiale. Joshua, interpretato a John David Washington, un ex agente delle forze speciali in lutto per la scomparsa della moglie, dal volto di Gemma Chan, viene reclutato per dare la caccia e uccidere il Creatore, l’inafferrabile architetto dell’avanzata IA che ha sviluppato una misteriosa arma con il potere di porre fine alla guerra…e all’umanità stessa. Joshua e la sua squadra di agenti d’élite oltrepassano le linee nemiche nel cuore oscuro del territorio occupato dall’IA solo per scoprire che l’arma apocalittica, che è stato incaricato di distruggere, è un’IA con le sembianze di una bambina, vestita dalla piccola esordiente Madeleine Yuna Voyles.
The Creator, il significato di IA e di essere umani
Uno scontro oltremodo spettacolare quello che il regista di Rogue One e Godzilla con The Creator porta sul grande schermo, annullando completamente il confine che separa l’uomo dalla tecnologia. Analizzando, come detto, una tematica estremamente attuale, Edwards, attraverso una metafora di altre persone diverse da noi, che spesso però vediamo come il nemico, ci mostra un’intelligenza artificiale che somiglia al genere umano più di quanto si possa immaginare. Una razza alla pari con emozioni, prospettive, sentimenti e lo spettro di una civiltà dipendente dalla tecnologia e che rischia di finirne drammaticamente schiava.
Robot e androidi dalle personalità e identità ben definite e distinte l’una dall’altra. Una visione tanto simile quanto diversa da quella concepita in passato da registi come Steven Spielberg, James Cameron, Stanley Kubrick o le sorelle Wachowski.
The Creator prende il via all’indomani di un evento catastrofico: la decimazione di Los Angeles da parte dell’intelligenza artificiale. I governi occidentali rispondono mettendo al bando l’IA, mentre le nazioni orientali continuano a sviluppare queste tecnologie, al punto che come detto, i robot sono diventati simili agli esseri umani, e accolti come pari. Questo scatena una guerra tra Occidente e Oriente, America contro l’Asia, che fa da sfondo alla storia in cui una razza vuole prevalere e distruggerne l’altra. Uno sconto dove l’uomo sperimenta e ignora consapevolmente qualsiasi conseguenza.
Un futuro ipotetico tutto sommato non così distante dalla realtà, e che sottolinea ancora una volta, quanto la tecnologia sia oramai parte integrante della società e di noi stessi, e di quanto sia facile perderne il controllo e che fa riflettere sul tempismo surreale dell’uscita di The Creator. Debutto che avviene in un momento affascinante in cui il mondo sta lottando con molte delle questioni e degli interrogativi che il film esplora. Domande che fanno riflettere sulla confusione generale che riguarda la complessità del concetto di intelligenza artificiale. Evoluzione, progresso, estensione della capacità umana, cosa rappresenta davvero l’IA? Una risorsa, un’illusione, un’arma carica nelle mani di un bambino. E ancora, cosa significa essere umani, se l’IA può essere senziente, e il rapporto del bene e del male tra l’AI e tra le persone.
Viviamo in un mondo in cui abbiamo paura dell’altro, delle persone diverse da noi, e a volte siamo convinti che coloro che non condividono i nostri valori siano i cattivi, e noi i buoni, e viceversa loro ovviamente pensano di essere i buoni e noi i cattivi. E questo pechè, purtroppo, è solo così che funzionano gli esseri umani.
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Emanuela Giuliani
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