Il viaggio tra il passato e la redenzione di The Card Counter, il film di Paul Schrader alla Mostra del Cinema di Venezia.
The Card Counter è un film drammatico psicologico diretto da Paul Schrader, celebre per il suo lavoro su pellicole come Taxi Driver e First Reformed. Con un tono malinconico e un’atmosfera di tensione costante, il film esplora temi come la colpa, la redenzione e la solitudine. La storia ruota attorno a William Tell (interpretato da Oscar Isaac), un ex soldato condannato per crimini di guerra, che ora guadagna da vivere come giocatore di carte professionista. Il film, pur nella sua apparente semplicità, è un viaggio emotivo profondo che affronta le cicatrici psicologiche lasciate dalla violenza e dalla tortura, con una forte attenzione alla psiche dei personaggi e alle loro motivazioni interiori.
William Tell è un uomo solitario, che si guadagna da vivere viaggiando da casinò a casinò, perfezionando la sua abilità nel conteggio delle carte. La sua routine viene interrotta quando incontra Cirk (Tye Sheridan), un giovane con un passato doloroso legato alla figura del padre, un uomo che ha perso la vita durante le torture inflitte da un ufficiale durante la guerra in Iraq. Cirk è alla ricerca di vendetta, e William diventa il suo mentore, offrendo un legame che sembra quasi più una fuga dalla propria colpa che una vera amicizia.
L’intera pellicola si sviluppa lentamente, esplorando la tensione tra il desiderio di salvezza e il peso del passato. La mente di William è tormentata dalla sua esperienza nella prigione militare, dove è stato coinvolto in pratiche disumane durante la guerra. Ora, mentre cerca di distaccarsi dal suo passato, la sua calma apparente nasconde un mare di dolore e rimorso. La relazione con Cirk, quindi, diventa un parallelo della sua stessa battaglia interiore.
La regia di Paul Schrader è sobria ma potente, con uno stile che si riflette nell’essenzialità della narrazione. La macchina da presa si concentra spesso su primi piani intensi, mettendo in risalto il tormento emotivo dei protagonisti. La fotografia, opera di Alexander Dynan, utilizza luci fredde e tonalità asettiche per enfatizzare la solitudine e la disillusione dei personaggi. La sequenza dei giochi di carte, pur essendo centrale, non è mai un semplice espediente di intrattenimento; diventa una metafora della vita stessa, dove ogni movimento e ogni scelta hanno delle conseguenze inevitabili.
La colonna sonora di Rob Simonsen accompagna delicatamente la pellicola, con una composizione che sottolinea l’atmosfera meditabonda e riflessiva del film, senza mai invadere troppo lo spazio emotivo del racconto.
Oscar Isaac, con la sua interpretazione misurata e introversa, è il cuore pulsante del film. La sua capacità di mostrare la vulnerabilità nascosta dietro un’apparenza di controllo è sorprendente. William Tell è un personaggio complesso, che cerca in ogni momento di mantenere il controllo della propria vita, ma che è costantemente abbattuto dal peso del suo passato. Isaac cattura perfettamente questo conflitto interiore, regalandoci una performance intensa e toccante.
Tye Sheridan, nei panni di Cirk, offre una performance solida, riuscendo a evocare sia la rabbia che la vulnerabilità di un giovane che cerca disperatamente un senso di appartenenza e giustizia. La sua chimica con Isaac è palpabile e contribuisce a dare corpo a una relazione che potrebbe sembrare convenzionale ma che in realtà è estremamente complessa e stratificata.
Uno degli aspetti più affascinanti di The Card Counter è la sua esplorazione della colpa e della redenzione. William Tell è intrappolato in un circolo vizioso di rimorso per il suo passato, e il gioco delle carte diventa una metafora della sua vita: una serie di mosse calcolate, dove ogni scelta potrebbe portare alla salvezza o alla rovina. La pellicola mette in luce anche il trauma psicologico dei reduci di guerra, un tema che Schrader ha esplorato più volte nel corso della sua carriera, ma qui con una maggiore introspezione.
La figura del casinò, con le sue luci fredde e impersonali, diventa anche un riflesso della vita moderna, dove ogni relazione è temporanea e ogni connessione sembra essere guidata dal caso. Le scommesse, in fondo, non riguardano solo il gioco, ma la vita stessa: la ricerca di significato in un mondo che sembra sempre più indifferente.
The Card Counter è un film che richiede pazienza e riflessione. Non è un thriller ad alta tensione, ma piuttosto un dramma esistenziale che esplora il vuoto emotivo dei suoi protagonisti. La regia di Schrader, unita alla scrittura riflessiva e alle performance straordinarie di Isaac e Sheridan, crea un’esperienza cinematografica che lascia un’impressione duratura.
La pellicola potrebbe non essere per tutti, soprattutto per chi si aspetta un film più convenzionale, ma per chi è disposto a immergersi nelle sfumature psicologiche dei suoi personaggi, The Card Counter si rivela un’opera potente, dolorosa e memorabile, che offre un ritratto crudo della ricerca di redenzione in un mondo che sembra aver perso ogni speranza.
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Emanuela Giuliani
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