Ted Bundy – Fascino Criminale, la recensione: un ritratto superficiale di un assassino seducente

La recensione di: Ted Bundy – Fascino Criminale, un ritratto superficiale di un assassino seducente interpretato da Zac Efron.

“Ted Bundy – Fascino Criminale”, diretto da Joe Berlinger, ci racconta una delle storie più macabre della cronaca nera americana attraverso gli occhi di Liz, la fidanzata di Ted Bundy, interpretata da Lily Collins. La pellicola, presentata al Sundance Film Festival 2019, cerca di dipingere il ritratto di un uomo che, agli occhi di chi lo amava, sembrava essere tutto ciò che si poteva desiderare in un partner: bello, carismatico, affettuoso e intelligente. Liz è una ragazza madre devota, felice nella sua relazione con Ted, ma quando quest’ultimo viene arrestato per una serie di omicidi brutali, il suo mondo si sgretola. La domanda centrale del film è chi fosse davvero Ted: un uomo innocente travolto da un errore giudiziario o un serial killer perverso capace di nascondere la sua vera natura dietro una maschera di normalità?

Nonostante un argomento di per sé avvincente e il forte impatto emotivo del dramma che Liz deve affrontare, il regista Joe Berlinger non riesce a cogliere appieno l’intensità e la complessità della storia. “Ted Bundy – Fascino Criminale” manca della forza necessaria per scrutare nelle sfaccettature più oscure del protagonista, quella personalità manipolativa e perversa che ha stregato, e in alcuni casi, ingannato non solo le sue vittime, ma anche una parte considerevole della società e dei media. Bundy non era solo un omicidio spietato, ma anche un abile manipolatore, capace di sedurre i suoi sostenitori con il suo aspetto da uomo affascinante e il suo comportamento da “bravo ragazzo”, al punto che molti amici e conoscenti non riuscivano a credere alla sua colpevolezza.

In questo film, il personaggio di Ted non viene esplorato in profondità. La performance di Zac Efron nel ruolo di Bundy risulta insoddisfacente, non riuscendo a trasmettere il vero volto del serial killer. Efron, pur con una certa fisicità, non riesce a catturare l’essenza diabolica di Bundy. Invece di presentare un uomo manipolativo e calcolatore, il personaggio di Ted sembra debole, quasi vittima delle circostanze, lontano dalla figura razionale e folle che emerge nei veri filmati di repertorio alla fine del film. Questo errore di interpretazione riduce la carica psicologica della pellicola, impedendo di immergersi nella mente contorta del killer.

Un altro aspetto che delude è la narrazione stessa, che non riesce a entrare nel vivo dei dettagli che avrebbero dovuto rendere la trama più coinvolgente. Sebbene il film esplori la crescente paranoia di Liz, il racconto sembra rimanere in superficie, non riuscendo a far emergere le sfumature psicologiche dei protagonisti o la drammaticità di una storia che avrebbe meritato maggiore intensità emotiva. I personaggi, incluso lo stesso Ted, appaiono poco sviluppati e poco definiti. Nonostante ciò, il film riesce a trasmettere il conflitto interiore di Liz, il suo strazio nell’affrontare una verità che, lentamente, le si rivela sotto gli occhi.

Dal punto di vista storico, il film manca di un’analisi critica della capacità di Bundy di manipolare non solo le sue vittime, ma anche l’opinione pubblica, con i suoi sguardi affascinanti e il comportamento charmant che lo rendeva tanto letale quanto ingannevole. Non viene dato spazio sufficiente alla sua audacia, come quando sfuggì due volte dalla custodia della polizia, o alla sua straziante confessione, pochi giorni prima della sua esecuzione, in cui ammise di aver ucciso più di 30 donne tra il 1974 e il 1978, un numero che molti esperti ritengono essere ancora troppo basso.

In conclusione, “Ted Bundy – Fascino Criminale” tenta di raccontare una storia affascinante e agghiacciante, ma non riesce a sfruttare appieno il potenziale di un personaggio tanto inquietante quanto seducente. Nonostante le buone intenzioni e la base drammatica forte, il film non riesce a portare lo spettatore nell’abisso psicologico di Ted Bundy, né a far emergere il vero fascino malefico che caratterizzava l’uomo. Il risultato è una pellicola che lascia più domande che risposte, e che, nonostante il talento di attori come Lily Collins, non riesce a catturare la vera essenza della storia.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

5


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