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Taxi Driver: la sceneggiatura dell’iconico capolavoro di Martin Scorsese

La sceneggiatura di Taxi Driver, l’iconico capolavoro diretto da Martin Scorsese e scritto da Paul Schrader.

Diretto da Martin Scorsese e uscito nel 1976, Taxi Driver è uno dei capolavori più iconici della storia del cinema americano, nonché un’opera che ha segnato un punto di svolta nel panorama cinematografico mondiale. Il film si distingue non solo per l’interpretazione magistrale di Robert De Niro nel ruolo del protagonista, Travis Bickle, ma anche per la regia visionaria di Scorsese, la suggestiva fotografia di Michael Chapman e, soprattutto, per la sceneggiatura intensa e penetrante scritta da Paul Schrader.

Fortemente influenzata dalla sua esperienza personale di isolamento e crisi esistenziale la sceneggiatura, che potete leggere qui: TAXI DRIVER, è il cuore pulsante del film. Schrader scrisse il copione in meno di un mese, in uno stato di forte instabilità emotiva, mentre viveva in condizioni precarie a Los Angeles, dormendo nella sua auto e trascorrendo le giornate in totale solitudine. L’idea alla base della storia nacque, secondo lo stesso Schrader, dal pensiero che “la solitudine è una malattia, un veleno”, e Travis Bickle è la sua incarnazione cinematografica.

sceneggiatura taxi driver

La sceneggiatura è costruita come un diario mentale, un flusso interiore disturbato che riflette la discesa nella psicosi del protagonista. Il modello è ispirato alla letteratura esistenzialista europea — in particolare a Lo straniero di Albert Camus e Note del sottosuolo di Dostoevskij — ma anche alla tradizione americana del noir urbano e del cinema di vendetta. La voce fuori campo, che accompagna gran parte del film, non è un semplice commento esterno, ma una finestra diretta nell’anima frammentata di Travis, contribuendo a creare un’atmosfera tesa e claustrofobica.

Un altro elemento fondamentale della sceneggiatura è la sua struttura circolare. Il film inizia e termina con Travis alla guida del taxi, suggerendo che, nonostante gli eventi traumatici vissuti, nulla sia davvero cambiato. Questo ciclo narrativo chiuso rafforza l’ambiguità morale della storia: il finale apparentemente “positivo” è in realtà inquietante, lasciando intendere che Travis potrebbe tornare a esplodere in qualsiasi momento.

La scrittura di Schrader si distingue anche per l’uso efficace del silenzio e dei non detti. Molte delle scene più potenti non contengono lunghi dialoghi, ma sono costruite su gesti, sguardi, ritmi visivi e pause cariche di tensione. Schrader adotta una prosa asciutta e viscerale, che lascia spazio alla regia e all’interpretazione degli attori, in particolare a De Niro, la cui improvvisazione nel celebre monologo allo specchio (“You talkin’ to me?”) è diventata una delle battute più iconiche della storia del cinema, proprio perché in perfetta sintonia con il tono schizofrenico del personaggio.

Schrader inserisce anche riferimenti simbolici e religiosi: Travis si percepisce come un “redentore” che, attraverso la violenza, vuole purificare la città dal peccato. Questo messianismo distorto conferisce una dimensione quasi apocalittica alla sceneggiatura, in cui il confine tra giustizia e follia si fa sempre più sottile.

Taxi Driver è, al tempo stesso, una riflessione cupa e disillusa sull’America post-Vietnam e una critica feroce alla società urbana degli anni ’70, un periodo segnato da crisi economiche, tensioni razziali, corruzione politica e perdita di fiducia nelle istituzioni. Schrader, attraverso la sua sceneggiatura, esplora il confine sottile tra giustiziere e psicopatico, tra eroe e antieroe, lasciando allo spettatore l’ambigua interpretazione del gesto finale di Travis: un atto di salvezza o una nuova manifestazione della sua follia?

Con la sua potenza narrativa, la profondità psicologica dei personaggi e l’inquietante attualità dei temi trattati, la sceneggiatura di Taxi Driver resta ancora oggi uno degli esempi più alti di scrittura cinematografica americana, studiata e ammirata come un modello di introspezione psicologica, costruzione del personaggio e narrazione visiva.    


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