immagine film taxi driver

Taxi Driver, 10 curiosità sul capolavoro di Martin Scorsese

10 curiosità su Taxi Driver, il capolavoro diretto da Martin Scorsese, scritto da Paul Schrader e con protagonista Robert De Niro.

Taxi Driver, diretto da Martin Scorsese e uscito nel 1976, è uno dei capolavori più iconici della storia del cinema americano, un’opera che ha segnato un prima e un dopo nel panorama cinematografico mondiale. Il film si distingue non solo per la magistrale interpretazione di Robert De Niro, ma anche per la direzione di Martin Scorsese, la sceneggiatura di Paul Schrader e la fotografia di Michael Chapman, che insieme contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e claustrofobica, che esplora temi complessi come la solitudine, l’alienazione e la violenza, mettendo in luce la discesa nei meandri psicologici di un uomo che si sente intrappolato in una società che gli è estranea e opprimente.

Travis Bickle, il protagonista interpretato da De Niro, è un veterano del Vietnam che lavora come tassista nelle notti buie e pericolose di una New York in decadenza. La sua crescente frustrazione e la sua percepita incapacità di comunicare con gli altri lo portano verso una spirale di violenza e follia, alla ricerca di un modo per “purificare” la città dalle sue corruzioni.

Taxi Driver, è una riflessione sulla e una critica alla società urbana degli anni ’70, un periodo segnato da disillusione, corruzione e incertezze politiche che continuano a risuonare anche oggi. Ecco dieci curiosità che forse non conoscevate su questa pellicola leggendaria.

1. Il famoso monologo davanti allo specchio

La scena in cui Travis Bickle si guarda allo specchio e pronuncia la celebre frase “You talkin’ to me?” è uno dei momenti più iconici della storia del cinema. Questo monologo non era scritto nel copione originale. Robert De Niro, per prepararsi al ruolo, improvvisò davanti allo specchio per esplorare il conflitto interiore di Travis. La frase è diventata una delle battute più riconoscibili della cinematografia. L’improvvisazione di De Niro era pensata per esplorare il senso di paranoia e di violenza che pervade il personaggio, e il risultato è un momento di pura follia che incarna la disconnessione e l’alienazione del protagonista.

2. L’influenza del Vietnam

Travis Bickle è un reduce del Vietnam, un aspetto fondamentale per comprendere la psicologia del personaggio. Il film riflette il periodo storico post-Vietnam, quando molti soldati tornavano a casa e si trovavano a dover affrontare non solo il trauma della guerra, ma anche una società che li considerava come “eroi dimenticati”. L’alienazione che Travis sperimenta è una metafora di come i veterani del conflitto fossero spesso emarginati, senza supporto psicologico o reintegrazione nella vita civile. Questa ferita profonda, sia psicologica che sociale, alimenta il suo comportamento sempre più instabile.

3. Il coinvolgimento di Paul Schrader

Paul Schrader, sceneggiatore di Taxi Driver, scrisse la sceneggiatura in un periodo molto difficile della sua vita. All’epoca, Schrader stava affrontando una forte solitudine e una crisi esistenziale. Questi sentimenti di isolamento si riflettono nel personaggio di Travis, che cerca di trovare un senso alla propria esistenza in una città che sembra averlo abbandonato. Schrader ha dichiarato che Travis Bickle rappresenta una versione estremizzata di lui stesso, un uomo che, come molti, si sente alienato dalla società. La sua sceneggiatura fu un atto catartico, in cui esplorava le sue emozioni più oscure.

4. Il debutto di Jodie Foster

Jodie Foster, che interpreta Iris, una prostituta minorenne, aveva solo 12 anni quando girò il film. La sua performance è sorprendentemente matura, riuscendo a incarnare un personaggio complesso, vulnerabile e, allo stesso tempo, determinato a fuggire dalla sua realtà. La sua capacità di navigare tra la fragilità e la forza del personaggio fu cruciale per il successo della pellicola. Nonostante la sua giovane età, Foster ricevette una nomination al Golden Globe come miglior attrice non protagonista. Il suo ruolo in Taxi Driver la lanciò come una delle attrici più promettenti di Hollywood.

5. La New York di Taxi Driver

Quando il film venne girato, New York era in uno stato di grande degrado e insicurezza. La città era invasa da crimine, sporcizia e miseria. Molti degli esterni del film mostrano questo lato oscuro di New York, con immagini di strade mal illuminate, quartieri malfamati e una folla che sembra essere completamente distaccata l’una dall’altra. La scelta di Scorsese di filmare in queste location autentiche ha contribuito a creare l’atmosfera cupa e claustrofobica del film, che riflette il malessere e la solitudine del protagonista. La New York di Taxi Driver è una città che sembra opprimere e disumanizzare, esattamente come Travis percepisce la sua vita.

6. La colonna sonora di Bernard Herrmann

La colonna sonora di Taxi Driver è stata composta da Bernard Herrmann, che all’epoca era già una leggenda del cinema, famoso per le sue colonne sonore nei film di Hitchcock, come Psycho. Questo lavoro fu l’ultimo della sua carriera: Herrmann morì poco dopo aver completato la musica. La colonna sonora di Taxi Driver è delicata ma inquietante, con l’uso di strumenti come il sax e il sintetizzatore, che conferiscono al film un’atmosfera angosciante e solitaria. La musica, dolce e melodica, contrasta con la violenza e l’oscurità del film, creando un contrasto che rende il film ancora più potente.

7. Il “piano di De Niro”

Robert De Niro si immerse così tanto nel ruolo di Travis che passò un mese a lavorare come tassista a New York per capire meglio la vita e la solitudine di un uomo che trascorre ore e ore guidando per le strade. Non aveva una patente di guida, quindi iniziò a prendere lezioni di guida, ma il suo approccio fu più profondo di una semplice preparazione fisica: De Niro voleva sentire e vivere l’alienazione che prova un tassista. La sua dedizione al ruolo è uno degli aspetti che ha reso la sua performance così intensa e credibile. La solitudine che Travis viveva nel suo lavoro era tangibile grazie a questa immersione nel mondo reale.

8. La scena della sparatoria

La scena in cui Travis si arma e affronta il mondo con una furia violenta è uno dei momenti culminanti del film. Il regista Martin Scorsese ha creato una sequenza di azione straordinariamente tesa, in cui Travis sembra prendere la giustizia nelle proprie mani. La sparatoria, in cui salva Iris dalla prostituzione, è ambigua: non si sa se Travis stia veramente agendo per una causa giusta o se stia semplicemente sfogando la sua follia. La violenza, sebbene giustificata come “salvifica”, diventa un altro segno della sua disconnessione dalla società. Scorsese ha scelto di non rendere il tutto un film di azione tradizionale, ma piuttosto un’esplorazione di un uomo che arriva al limite della sua sanità mentale.

9. Il titolo originale

Il titolo Taxi Driver è simbolico. Non si riferisce solo al lavoro di Travis, ma anche al suo punto di vista: la sua esperienza di tassista è un modo per osservare e giudicare la città, le sue persone e le sue contraddizioni. Come tassista, Travis è un osservatore distante, ma nello stesso tempo partecipa, anche se in modo distorto, alla vita della città. Questo titolo incarna la sensazione di alienazione che permea l’intero film: Travis è sempre separato, sempre distaccato, sempre dentro una macchina che lo separa dalla realtà che lo circonda.

10. Il riconoscimento ai Premi Oscar

Nonostante le molteplici nomination agli Oscar (Robert De Niro per miglior attore, Martin Scorsese per miglior regista, e la sceneggiatura di Paul Schrader), Taxi Driver non vinse in nessuna delle categorie principali. Tuttavia, il film ha guadagnato un enorme rispetto critico e culturale nel corso degli anni. Il fatto che non abbia vinto l’Oscar per miglior film ha alimentato il mito che Taxi Driver fosse un film “incompreso” all’epoca della sua uscita. La sua eredità, però, è diventata ancora più forte con il passare del tempo.

©Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani


Pubblicato

in

da

Tag: