Spider-Man No Way Home – Recensione: imparare ad uscire dall’oscurità

“Spider-Man No Way Home” – Recensione: imparare ad uscire dall’oscurità

“Fa male perché non ci sono più e ti ricordi per cosa hanno combattuto e ti chiedi se mai accadrà più”

Il nuovo capitolo di “Spider-Man”, considerato l’evento cinematografico del 2021, riparte dal momento in cui l’identità dell’amichevole Spider-Man di quartiere viene rivelata al mondo da Mysterio, che lo incrimina della sua morte e di aver usato migliaia di droni contro la popolazione. E così il nostro eroe in un battibaleno si trasforma agli occhi del mondo nel criminale più pericoloso, nel ‘nemico pubblico nr.1’, e mai come ora, con il volto di Peter Parker ‘finalmente’ alla luce del sole, le parole di Tony Stark suonano chiare: “se non sei nulla senza il costume, non dovresti averlo”.

“Il criminale dal cervello pieno di ragnatele ed ora finalmente la città ed il mondo lo vedono per come è veramente: una spiderminaccia”

Gli effetti della ‘notorietà’ avranno un’onda lunga di ripercussioni, dal terrore di MJ salvata dal suo Peter alla folla morbosa, fino ad arrivare alle domande per il college di Parker, Ned e MJ: respinti ovunque in quanto considerati ‘controversi’. Cosi Peter, accusato della morte di un personaggio maligno ora assurto al ruolo di eroe, vaga ‘nudo’ per la città, solo come uno Spider-Man smascherato può essere. Compie una scelta e si dirige oltre la soglia del Sancta Sanctorum dello stregone Doctor Strange, con il quale ha lottato fianco a fianco negli Avengers, per riuscire a cancellare la sua identità dalla memoria di tutti grazie ad un incantesimo.

Ma qualcosa va storto, non una, ma cinque volte, a causa delle continue interruzioni di Peter che chiede di escludere alcune persone, generando così l’apertura di squarci nel Multiverso. In questo modo, essendo tutti gli Universi a conoscenza del vero volto di Spider-Man, da ognuno di essi arrivano i vari villain che avevano combattuto contro Tobey Maguire ed Andrew Garfield pronti per ucciderlo, scoprendo poi di trovarsi davanti uno Spider-Man che non conoscono. E così, di fronte a pericoli che minacciano di distruggere l’intero multiverso e di far collassare tutte le esistenze, Peter Parker si troverà al cospetto della battaglia che cambierà per sempre la sua vita, perché ‘tu hai un dono e da un grande potere derivano grandi responsabilità’. Uno Spider-Man che è arrivato a combattere anche nello spazio, mostrando coraggio nel suo lato da supereroe, ma anche la fragilità estrema di un adolescente costretto a confrontarsi con una minaccia più grande di lui ed orfano del suo mentore Iron Man.

Improvvisamente minacciosi sul paesaggio ecco stagliarsi Dottor Octopus (Alfred Molina), Green Goblin (Willem Dafoe), Electro (Jamie Foxx), Sandman (Thomas Haden Church) e Lizard (Rhys Ifans). Una pellicola che ruota attorno ai personaggi, mantenendo ben salde emozioni e relazioni umane, mentre spazio e tempo si contorcono continuamente, dipanando il film rouge delle responsabilità connesse al potere attraverso volti del passato, cattivi e non.

Un film ambizioso, che porta in scena l’amore, tra MJ e Peter, in un rapporto che ci ruba gli occhi e il cuore, come quello tra Peter e sua zia, fino all’amore per la giustizia nel fare la cosa giusta ad ogni costo. Una saga che porta in scena anche le ‘conseguenze dell’amore’ o le conseguenze delle proprie azioni, svelando gli abissi nascosti in ognuno di noi.

Una parabola narrativa completa, cominciata a scuola nel vociare multicolore e che ora termina nel silenzio dell’oscurità, mentre vediamo il nostro eroe volteggiare tra i grattacieli, confermando però, al di sopra di tutto, la rete di relazioni su cui si fonda l’arco del personaggio, anima e volto del sacrificio.

Una regia che trova la sua migliore ispirazione nelle scene acrobatiche, aiutata da una colonna sonora intensa ed evocativa e dall’ottima fotografia dell’italiano Mario Fiore.

Si ride, si piange e si riflette, avvolti da una commozione genuina e costante, sia nelle sorprese che nel dolore, a chiusura di un cerchio, una svolta che parte da una comprensione del passato, come già era successo in “Endgame”, letto come insegnamento e come forza, fino ad aprire ad un futuro da ricostruire, da cui non si può più tornare indietro.

“Io mi aspetto la delusione, perché così non resterò mai delusa”

Chris McKenna e Erik Sommers firmano una storia equilibrata e attenta, che piacerà sicuramente a vecchi e nuovi fan, capace di gestire al meglio il gran numero di personaggi chiamato in causa, ognuno al posto giusto al momento giusto. Una sceneggiatura che mostra profondo rispetto nei confronti di chi li ha preceduti, ma pone al centro di questo sistema ‘solare’ lo Spider-Man di Tom Holland, un personaggio mai visto prima.

Una storia dalle seconde occasioni, necessarie per la strada del cambiamento, per comprendere e forse….ritrovarsi, perché ogni decisione apre scenari sull’ignoto, ma nasce da una nuova consapevolezza di se stessi e dal compito, mai abbandonato, di salvare il mondo. Un percorso di crescita, dove è la coscienza a fare da padrona, insieme alla forza del gruppo, a cui serve un leader in cui confidare e riscoprirsi.

La terza fatica di Spider-Man è un concentrato di dramma e rammarico, allietato di tanto in tanto dalla solita ed apprezzata ironia “Io non voglio essere ucciso, soprattutto non da uno vestito da Dungeon’s and Dragons”.

Un vero baluardo della Fase 4 dedicato alla famiglia, che siano parenti, amici o ‘punti dallo stesso ragno’ e impostato sul coraggio della scelta, sulle responsabilità e sull’etica, che viaggia spedita lungo le trame narrative. Di notevole importanza anche le due scene post-credits, che aprono a diversi scenari nell’universo del MCU, dove le sorprese sono tutte da scoprire.

Una forza dirompente ed emotiva che solo un film evento come questo può avere, esplodendo veemente nel toccante atto finale, che rende perfettamente giustizia all’eroismo ed allo spirito di sacrificio, sempre centrale nella saga di Spider-Man. Una messa in scena pronta a strapparci applausi e grida d’entusiasmo, mentre infilza silente i nostri cuori ed un eroe che ora non può più ripartire da quella casa di affetti che lo ha sempre caratterizzato, ma che si trova solo a vagare, tessendo nuove o ‘vecchie’ storie ancora vive grazie a tutte le persone che hanno aiutato.

“La casa è il vostro corpo più grande. Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte; e non è senza sogni” –  Khalil Gibran –

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Chiaretta Migliani Cavina

Il Voto della Redazione:

8


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