“Sempre più bello” – Recensione: la conclusione delle avventure di Marta
“Se tiri su un muro troppo alto diventa una prigione”
Torna nelle sale il terzo capitolo della tribolata storia di Marta, Ludovica Francesconi, che dopo avere affrontato e superato un delicato trapianto di polmoni, sembra poter finalmente andare incontro alla vita con più ottimismo, volgendo lo sguardo anche al futuro.
Così, anche se non con poche titubanze, decide di prendere una casa insieme a Gabriele, Giancarlo Commare, ed iniziare assieme a lui un nuovo percorso coronando il loro sogno d’amore.
Quella tra i personaggi principali è “una strana famiglia morbosa”, come viene detto nel film, composta da tre ragazzi, tre amici che creano una loro famiglia vivendo appoggiandosi l’uno all’altro, come se nessuno fosse rimasto là fuori per loro.
Ma una sorpresa è all’uscio e così scopriamo, già fin dalle prime battute della pellicola, che la nostra protagonista un familiare ce l’ha, ovvero un fin troppo poco sfruttato cameo di Drusilla Foer volto di una nonna che Marta ha scelto di abbandonare all’età di 18 anni, per i rapporti tesi che incorrevano tra e l’assenza d’amore da lei percepita.
Con la regia di Claudio Norza la pellicola è un mix di dramma ed umorismo, una storia che vuole vedere ad ogni costo un raggio di sole in una tempesta, ma che poi ribalta all’improvviso questo stesso punto di vista, ribandendo e sottolineando, per la sua intera durata, l’importanza di un rivoluzionato concetto di famiglia: che in questo caso è quella che ti scegli e non quella in cui sei nato, che spesso presenta legami osteggiati e taciuti.
Marta, che è la chiave di volta umoristica della vicenda, viene messa in secondo piano per lasciare spazio al contorno, ai suoi amici ed alle storie che intrecciano, da amori che sembrano relazioni di potere, al brivido della genitorialità per qualche giorno.
Lei ammalata di fibrosi cistica, che chiama mucoviscidosi per esorcizzare la paura che la assale, dovrà nuovamente affrontare una malattia che non se ne vuole andare e che combatterà, supportata da chi la ama e anche….da chi non ha mai smesso di amarla, seppur nell’ombra.
Una vicenda che danza sul filo sottile dell’equilibrio, tra ottimismo e dolore, forse un pò troppo costellata di luoghi comuni, come quell’ingresso dei giovani nell’età adulta, superficiale e scontato, contaminato da uno sguardo volutamente maturo che però fa perdere colore e freschezza alla saga.
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Chiaretta Migliani Cavina
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