Se la strada potesse parlare, la recensione: Un viaggio emozionante tra amore, giustizia e ingiustizia

La recensione di: Se la strada potesse parlare: la poesia e la realtà di Barry Jenkins in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

“Beale Street è una strada di New Orleans, dove sono nati mio padre, Louis Armstrong e il jazz. Ogni afroamericano nato negli Stati Uniti è nato in Beale Street, è nato nel quartiere nero di qualche città americana, sia esso Jackson, in Mississippi, o Harlem, a New York. Beale Street è la nostra eredità. Questo romanzo parla dell’impossibilità e della possibilità, della necessità assoluta, per dare espressione a questo lascito. Beale Street è una strada rumorosa. Lascio al lettore il compito di discernere un significato nelle percussioni dei tamburi.” – James Baldwin

Con queste parole, James Baldwin descrive il cuore pulsante del suo romanzo, If Beale Street Could Talk, e Barry Jenkins, regista e sceneggiatore che ha già conquistato il cuore del pubblico e della critica con Moonlight (vincitore dell’Oscar per il Miglior Film nel 2017), trae un adattamento cinematografico ricco di intensità emotiva e profonda riflessione sociale. Presentato alla Tredicesima Edizione della Festa del Cinema di Roma, Se la strada potesse parlare è un’opera che mescola passione e ingiustizia, romanticismo e cruda realtà, il tutto raccontato con il tocco delicato e poetico che caratterizza la visione cinematografica di Jenkins.

Ambientato agli inizi degli anni ’70 ad Harlem, il film racconta la vicenda di Tish Rivers (interpretata da Kiki Layne), una giovane diciannovenne che sta per sposarsi con il suo fidanzato Alonzo Hunt, detto Fonny (Stephen James). I due sono uniti da un amore puro e raro, ma la loro felicità viene bruscamente interrotta dall’arresto di Fonny, accusato ingiustamente di un crimine che non ha commesso. Questo evento segnerà l’inizio di un incubo per la coppia, e l’intero contesto familiare di Tish e Fonny verrà travolto dalle conseguenze della dura lotta per la giustizia.

Il film si concentra principalmente sul legame intimo e profondo tra Tish e Fonny, ma anche sulle dinamiche familiari che influenzano la loro lotta. Il padre pragmatico di Tish, Joseph (Colman Domingo), la sorella maggiore Ernestine (Teyonah Parris), e soprattutto la madre Sharon (Regina King, premiata con un Emmy per questa interpretazione), sono tutti personaggi determinati ad aiutare la giovane coppia e a scagionare Fonny. Ogni membro della famiglia di Tish porta con sé una visione unica, ma tutti condividono una forza e una determinazione che vanno al di là delle avversità. Sharon, in particolare, è il pilastro emotivo di tutta la vicenda, e il suo coraggio e il suo amore per la figlia e Fonny sono il cuore pulsante del film.

La storia di Se la strada potesse parlare è, come suggerisce Baldwin, una riflessione sulla possibilità e sull’impossibilità: la possibilità di costruire una vita insieme nonostante le difficoltà, e l’impossibilità di sfuggire ai pregiudizi e alle ingiustizie sistemiche che colpiscono la comunità afroamericana. Il concetto di “Beale Street”, come simbolo di un’eredità culturale e storica che attraversa le generazioni, è centrale nel film, e la strada, pur non parlando, è sempre presente come testimone silenziosa di tutto ciò che accade. Se la strada potesse parlare, griderebbe contro le ingiustizie, contro un sistema che non dà valore alla vita di molti afroamericani.

Il film, pur trattando temi universali come l’amore, la famiglia e la lotta per la giustizia, non scivola mai nella banalità. Jenkins riesce a raccontare la storia con un’eleganza visiva e una delicatezza narrativa che evitano ogni forma di retorica, rimanendo fedele alla profondità del romanzo di Baldwin. La sua regia è accurata, e ogni inquadratura sembra riflettere la sofferenza e la speranza dei personaggi. La fotografia, a cura di James Laxton, si distingue per la sua bellezza, in grado di esprimere le emozioni con un’evidente forza poetica. La colonna sonora, che spazia tra jazz e soul, arricchisce ulteriormente l’atmosfera di intimità e intensità emotiva.

“Se la strada potesse parlare” è un film che non lascia indifferenti. Colpisce nel profondo, commuove e provoca riflessioni sulla condizione sociale e razziale degli Stati Uniti. Nonostante il suo tema tragico e le difficoltà che affrontano i suoi protagonisti, la pellicola trasmette un messaggio di speranza, di lotta e di resistenza, ribadendo che l’amore, la famiglia e l’umanità sono in grado di superare le prove più dure. Jenkins, come nel suo precedente lavoro, dimostra di saper trattare tematiche complesse con grande sensibilità, evitando ogni tentazione di cadere nella superficialità.

In conclusione, Se la strada potesse parlare è un film che non solo racconta una storia d’amore travolgente, ma fa anche luce sulla brutalità del razzismo, sulla forza della famiglia e sull’importanza di non arrendersi mai di fronte alle avversità. La sua capacità di emozionare e di sensibilizzare lo rende una delle opere più significative degli ultimi anni. Un’opera che, seppur dolorosa, ci ricorda l’importanza di continuare a lottare per un futuro migliore, dove l’amore e la giustizia possano finalmente prevalere.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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