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Roma Città Aperta: il capolavoro che ha raccontato la Resistenza e segnato la storia del cinema

Roma Città Aperta: il capolavoro di Rossellini che ha raccontato la Resistenza e segnato la storia del cinema.

Capolavoro di Roberto Rossellini e tra le opere più significative e influenti della storia del cinema, Roma città aperta, caposaldo del neorealismo italiano, è uno dei primi esempi che raccontano e definiscono la Resistenza e le atrocità dell’occupazione nazista in Italia, con uno sguardo crudo, umano e profondamente innovativo.

Girato nel 1945 e primo capitolo della cosiddetta Trilogia della guerra antifascista diretta da Rossellini, a cui seguiranno Paisà (1946) e Germania anno zero (1948), Roma città aperta segnò la consacrazione internazionale di Anna Magnani, qui in uno dei ruoli più iconici della sua carriera, accanto ad Aldo Fabrizi, che interpreta don Pietro, personaggio ispirato alla figura realmente esistita di don Giuseppe Morosini, sacerdote romano fucilato dai nazisti.

Il film venne presentato in concorso al Festival di Cannes nel 1946, dove vinse il prestigioso Grand Prix (oggi Palma d’Oro) come miglior film, e ottenne una candidatura agli Oscar per la miglior sceneggiatura originale; fu inoltre premiato con due Nastri d’Argento, per la miglior regia e per la miglior attrice non protagonista (Anna Magnani). Successivamente, è stato inserito nella lista dei “100 film italiani da salvare”, selezione di opere che hanno contribuito a plasmare la memoria culturale del Paese tra il 1942 e il 1978.

Nel 2014, in occasione della Festa della Liberazione, la versione restaurata del film – curata dal Progetto Rossellini, promosso dall’Istituto Luce Cinecittà, dalla Fondazione Cineteca di Bologna e dalla Cineteca Nazionale – è stata proiettata in oltre 70 sale italiane, a testimonianza della sua importanza storica e artistica.

Roma città aperta: il dolore, il coraggio e la speranza

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Marzo 1944. Gli Alleati sono sbarcati in Italia e avanzano verso Nord, ma Roma è ancora sotto occupazione tedesca. La Resistenza agisce nell’ombra. Giorgio Manfredi, leader partigiano comunista, sfugge a una retata della Gestapo e si rifugia presso Francesco, tipografo antifascista, promesso sposo di Pina, una vedova incinta e madre del piccolo Marcello.

Intorno a loro ruota un microcosmo di figure emblematiche: Lauretta, sorella di Pina, è un’artista di varietà, come Marina, compagna di Manfredi, che però lui desidera lasciare. Il parroco don Pietro, personaggio centrale e simbolico, offre aiuto ai perseguitati e funge da staffetta per i partigiani, agendo con coraggio e discrezione.

Dopo una seconda retata, Francesco viene arrestato. Pina, nel tentativo disperato di raggiungerlo mentre viene caricato su un camion, viene colpita e uccisa davanti al figlio e a don Pietro, in una delle scene più celebri e strazianti del cinema italiano. Francesco riesce a fuggire e si nasconde insieme a Manfredi, ma la vendetta e la disperazione di Marina la spingono a tradire Manfredi, che viene così arrestato, insieme a don Pietro, durante un incontro segreto.

I due vengono torturati per ottenere informazioni, ma rifiutano di parlare. Manfredi muore sotto tortura, mentre don Pietro viene fucilato. Nell’ultima, intensa scena, Marcello e gli altri bambini della Resistenza assistono all’esecuzione del parroco e tornano lentamente verso Roma, illuminata dall’alba: un segnale di speranza dopo la notte della barbarie.

Roma città aperta: un capolavoro del neorealismo italiano che ha segnato la storia del cinema

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Girato nel 1945 in una Roma ancora ferita dalla guerra, Roma città aperta nacque quasi per miracolo, in condizioni estreme e con mezzi di fortuna. La produzione si trovò infatti a fronteggiare una situazione di assoluta difficoltà, con pochi fondi a disposizione e la città ridotta in macerie dopo l’occupazione nazista. Le riprese si svolsero in esterni e in location reali, con pochi set costruiti appositamente, e molte scene furono realizzate in interni prestati o improvvisati, come case private o edifici abbandonati. La pellicola fu poi recuperata in parte dal mercato nero, dato che le risorse materiali erano limitate.

Elementi attraverso cui Rossellini costruì una narrazione cruda e vibrante, intrecciando verità storica e tensione umana, con la celebre scena della morte di Pina, interpretata da una straordinaria Anna Magnani, che senza alcun dubbio è una delle sequenze più potenti della storia del cinema. Girata in una sola ripresa per mancanza di budget, quella sequenza, in cui la donna viene falciata dai colpi dei nazisti mentre corre disperata dietro al camion che porta via l’uomo che ama, è diventata una delle immagini più iconiche e strazianti del cinema mondiale.

La morte di Pina rappresenta un momento simbolico del film, con la macchina da presa che segue il suo tragico destino in un colpo solo, senza artifici o montaggio, creando un effetto devastante nel pubblico. La forza della Magnani, che aveva da poco perso il compagno Goffredo Alessandrini, rese il personaggio indimenticabile, carico di dolore autentico e universale.

Ma Roma città aperta non fu solo un capolavoro artistico: fu anche un atto politico, un film coraggioso che osò mostrare senza mezzi termini la brutalità dell’occupazione tedesca durante la guerra e la dignità della Resistenza, con particolare attenzione all’impegno dei partigiani comunisti. Per questo motivo, l’opera fu censurata o osteggiata in diversi Paesi, suscitando al tempo stesso ammirazione e controversie nei confronti di una Resistenza che rappresentava la forte carica ideologica del film.

Nel tempo, il film ha ispirato generazioni di cineasti. Tra i suoi più ferventi estimatori c’è Martin Scorsese, che ha più volte citato Roma città aperta come una delle sue principali ispirazioni e dichiarato di considerare il film di Rossellini come una delle opere fondamentali che lo hanno influenzato nella sua carriera cinematografica. L’impegno sociale e politico, l’uso del realismo e l’attenzione alla psicologia dei personaggi sono aspetti che Scorsese ha spesso richiamato nelle sue opere, riconoscendo l’importanza del neorealismo italiano nella formazione del suo stile registico.

Roma città aperta non è solo un film, è una pietra miliare della storia del cinema. Con la sua narrazione diretta e senza compromessi, la sua capacità di ritrarre la realtà in modo autentico e il suo messaggio di resistenza e speranza, il film ha segnato un’epoca e ha reso il neorealismo un movimento globale. Il coraggio con cui Rossellini e il suo cast affrontarono la produzione in condizioni di estrema difficoltà, la potenza emotiva delle interpretazioni e la visione politica radicale hanno reso Roma città aperta un’opera che continua a influenzare il cinema contemporaneo, celebrando la lotta per la giustizia e la dignità umana anche nei momenti più bui.

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Emanuela Giuliani


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