Robin Hood – L’origine della leggenda, la recensione: un tentativo fallito di modernizzare un’icona

La recensione di Robin Hood – L’origine della leggenda, il fallimentare tentativo fallito di modernizzare un’icona.

Al ritorno dalle Crociate, Robin di Loxley, interpretato da Taron Egerton, scopre che la contea di Nottingham è ormai dominata dalla corruzione. L’ingiustizia e la povertà dilagano, spingendolo, grazie anche alla guida del comandante islamico Yahya/John, interpretato da Jamie Foxx, a organizzare una rivolta contro la potente e inquinata Corona d’Inghilterra. Il suo obiettivo non è solo quello di riportare l’ordine, ma anche di riconquistare l’amore della donna che credeva perduta, Lady Marian, interpretata da Eve Hewson.

La leggenda del celebre eroe britannico, che ha ispirato numerose opere della letteratura inglese, torna sul grande schermo il 22 novembre con “Robin Hood – L’origine della leggenda”. La regia di Otto Bathurst punta a rivisitare la storia con un’estetica moderna, cercando di donare al racconto e al protagonista un’identità più avvincente ed entusiasmante. Tuttavia, nonostante la buona idea di fondo, il film delude le aspettative. L’intenzione di focalizzarsi sulle gesta eroiche, mettendo in secondo piano l’aspetto sentimentale che aveva tanto affascinato il pubblico nelle precedenti versioni, si rivela un punto debole più che una scelta vincente.

Il confronto con le precedenti trasposizioni cinematografiche risulta inevitabile. Nel 1991, “Robin Hood – Il principe dei ladri” vedeva un romantico Kevin Costner nel ruolo principale, affiancato da Sean Connery nei panni di Re Riccardo, Mary Elizabeth Mastrantonio come Lady Marian, Morgan Freeman nel ruolo del Moro Azeen e Christian Slater come Will Scarlet. Nel 2010, Ridley Scott ha diretto “Robin Hood” con un Russell Crowe determinato e una splendida Lady Marian interpretata da Cate Blanchett. La versione del 2018, invece, soffre di un’eccessiva presenza di elementi anacronistici e riferimenti alla società attuale, che penalizzano il contesto storico della vicenda.

Inoltre, la sceneggiatura appare debole e priva di spunti originali, con dialoghi poco incisivi che non riescono a creare empatia tra i personaggi e il pubblico. La caratterizzazione dei protagonisti risulta superficiale e stereotipata, privandoli di quel fascino epico e leggendario che ha sempre contraddistinto le migliori versioni della storia di Robin Hood. Anche la regia di Bathurst, che cerca di inserire elementi visivi moderni con sequenze d’azione spettacolari e coreografie da blockbuster contemporaneo, non riesce a dare un vero spessore al film, che si riduce a un susseguirsi di scene frenetiche ma prive di una vera anima narrativa.

La narrazione risulta confusa, con una costruzione caotica e poco curata che sfocia in una grottesca e discutibile parodia. La mancanza di coerenza stilistica e storica riduce il coinvolgimento e l’adrenalina, mentre i personaggi, protagonisti e non, appaiono come caricature prive di personalità. L’uso eccessivo di effetti speciali e costumi che sembrano più appartenere a un film di fantascienza piuttosto che a un’ambientazione medievale contribuisce a rendere il tutto poco credibile e persino ridicolo.

“Robin Hood – L’origine della leggenda”, che annovera nel cast anche Ben Mendelsohn nei panni dello Sceriffo di Nottingham, Jamie Dornan nel ruolo di Will Scarlet, Tim Minchin nei panni di Fra’ Tuck e Paul Anderson in quello di Guy di Gisborne, si rivela, in conclusione, un film insoddisfacente. L’opera manca l’obiettivo di stupire il pubblico e di innovare l’epica narrazione della leggenda. Il protagonista si trasforma in un mero esecutore d’azioni prive di un vero carisma ribelle, lasciando lo spettatore con un senso di insoddisfazione e un’opera che difficilmente verrà ricordata tra le migliori trasposizioni della storia di Robin Hood.

© Riproduzione Riservata

Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

4


Pubblicato

in

da

Tag: