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Ritorno al bosco dei 100 acri, la recesione: Un viaggio tra magia, fama e solitudine

La recensione del film: Ritorno al bosco dei 100 acri, diretto da Simon Curtis nei cinema italiani al 30 agosto 2018.

“Ritorno al bosco dei 100 acri” (titolo originale “Goodbye Christopher Robin”) è un film che racconta la storia dietro la creazione di uno dei personaggi più amati della letteratura per bambini, Winnie the Pooh. Diretto da Simon Curtis, il film esplora non solo la genesi dei famosi racconti di A.A. Milne, ma anche il rapporto complesso tra lo scrittore e suo figlio, Christopher Robin, che è stato la fonte di ispirazione per il personaggio.

La trama si concentra sugli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, quando A.A. Milne, un autore di successo ma in cerca di una nuova direzione nella sua vita, si trasferisce con la sua famiglia nella campagna inglese, a pochi passi da un bosco che diventerà leggendario. La presenza del figlio Christopher Robin diventa centrale per la creazione del mondo immaginario di Winnie the Pooh, ma dietro alla fama mondiale che ne scaturirà, si nascondono dinamiche familiari dolorose e poco idilliache.

Domhnall Gleeson, nel ruolo di A.A. Milne, riesce a restituire un personaggio tormentato, ambizioso ma anche profondamente distante emotivamente dal figlio e dalla moglie. La sua interpretazione è misurata, riuscendo a comunicare con efficacia le sue battaglie interiori senza mai risultare eccessiva. Margot Robbie, che interpreta Daphne, la moglie di Milne, porta sullo schermo un personaggio complesso, che si trova a fare i conti con la sua frustrazione di madre e moglie, spesso relegata a un ruolo di supporto. La sua performance è delicata e sottile, ma comunque potente.

Il giovane Will Tilston, che interpreta Christopher Robin, è la vera rivelazione del film. La sua capacità di interpretare un bambino che cresce sotto gli occhi di una stampa inavvertitamente crudele è incredibile. Riesce a trasmettere l’innocenza e la sofferenza di un piccolo che si trova al centro di una macchina mediatica che lo sfrutta senza tener conto del suo benessere emotivo.

Simon Curtis, noto per il suo lavoro su film come “Il sorriso di Mona Lisa”, riesce a mescolare in maniera efficace la dolcezza del mondo immaginario creato da Milne con la durezza della realtà che i protagonisti affrontano. La regia è delicata e non cede mai alla tentazione di trasformare la storia in una semplice biografia trionfante; invece, sceglie di esplorare la solitudine e la sofferenza interiore dei protagonisti. La relazione tra padre e figlio, che si sviluppa nel corso del film, è al centro della narrazione, e viene trattata con una grazia che evita il sentimentalismo.

Il film è anche un’ottima riflessione sul costo della fama e su come il successo possa influire negativamente sulla vita personale. Milne, pur essendo un uomo che scrive per dare gioia ai bambini, non è in grado di prendersi cura della felicità del figlio. La sua connessione con Christopher Robin diventa sempre più fragile man mano che la fama di Pooh cresce, e questo tema è trattato con grande sensibilità.

“Ritorno al bosco dei 100 acri” non è solo un film sulla creazione di un classico letterario, ma è anche una riflessione sul conflitto tra la vita pubblica e quella privata. Il film esamina il prezzo che si paga per essere al centro dell’attenzione e come la creazione di un mito possa distorcere la realtà e danneggiare chi è coinvolto in essa. Inoltre, il film esplora temi di paternità, infanzia, e le aspettative sociali, mostrando quanto possa essere difficile crescere sotto i riflettori quando la tua immagine viene sfruttata senza pietà.

“Ritorno al bosco dei 100 acri” è un film che mescola storia, emozione e dramma, riuscendo a entrare nel cuore degli spettatori grazie alla sua narrazione intima e alle interpretazioni eccellenti. Nonostante possa risultare un po’ lento in alcune sue fasi, la sua forza risiede nella capacità di trattare temi universali con una delicatezza che colpisce. È una storia che ricorda come le ombre possano essere altrettanto significative quanto le luci del successo, e che dietro ogni sorriso di un personaggio amato ci possano essere realtà dolorose e complesse.

Un film da vedere per chi cerca una riflessione profonda sulla paternità, l’infanzia e il prezzo della celebrità, senza dimenticare il legame indissolubile che unisce le storie ai nostri cuori.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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