Pinocchio di Guillermo del Toro – Recensione: il bambino di legno con l’anima in prestito

La recensione di Pinocchio diretto da Guillermo del Toro, dal 4 dicembre in alcuni cinema selezionati e dal 9 dicembre su Netflix.

Da sempre il classico racconto di Carlo Collodi, “Pinocchio”, è stato il protagonista di numerosi adattamenti televisivi e cinematografici, ognuno dei quali ha cercato di offrirne una propria interpretazione. Dall’indimenticabile animazione del 1940 della Walt Disney Productions, al commovente rifacimento televisivo in cinque puntate del 1972, diretto da Luigi Comencini con Nino Manfredi nel ruolo di Geppetto e il piccolo Andrea Balestri in quello del burattino di legno che sognava di diventare un bambino vero. Fino ad arrivare ai recenti rifacimenti: quello di Matteo Garrone del 2019, il deludente live-action di Robert Zemeckis, disponibile dall’8 settembre su Disney+, e naturalmente l’attesissimo “Pinocchio” di Guillermo del Toro, dal 4 dicembre in alcuni cinema selezionati e dal 9 dicembre su Netflix.

Questa versione rappresenta un’opera frutto della profonda passione per l’animazione e per l’arte della stop-motion che il regista premio Oscar coltiva sin dall’infanzia. All’età di otto anni, infatti, inizia a girare filmini amatoriali utilizzando i suoi giocattoli e una cinepresa Super 8 appartenente a suo padre. Da adolescente offre lezioni sulla tecnica della claymation, gettando così le basi per un sogno che si sarebbe realizzato quarant’anni dopo, quando Lisa Henson – CEO di The Jim Henson Company – gli propose di lavorare a una nuova versione della celebre favola.

un uomo che guarda dentro una finestra

“Voglio raccontarvi una storia. È una storia che crederete di conoscere, ma non è così.”

Un ambizioso progetto attraverso il quale del Toro reinventa il celebre classico, con il burattino di legno che prende magicamente vita per riscaldare il cuore spezzato di Geppetto, ancora provato dalla perdita del figlioletto Carlo. Il nome potrebbe essere un omaggio a Collodi e si inserisce in un adattamento che, più di ogni altro, mette in luce i toni cupi ed esistenziali del racconto originale, arricchendolo con un’animazione capace di coinvolgere e tenere il pubblico di qualsiasi età con il fiato sospeso. Un racconto tanto gioioso quanto malinconico, tanto soprannaturale quanto realistico, visto e vissuto attraverso gli occhi di un burattino alla ricerca del suo posto in un mondo segnato dalla drammatica ascesa di Mussolini e del fascismo.

Le oscurità di questo periodo storico, espresse in modo estremamente incisivo, non sovrastano l’intima vicenda di Pinocchio e Geppetto, bensì ne esaltano i valori e i sentimenti, viaggiando in parallelo.

“Le persone hanno paura di ciò che non conoscono.”

L’amicizia, l’accettazione di se stessi e degli altri, la capacità di affrontare il cambiamento, l’amore che unisce un padre e un figlio, e la comprensione del dolore di chi amiamo sono i temi centrali del film. Quando si ha il cuore in frantumi, si tende a riversare la propria rabbia su chi ci sta accanto, dicendo cose che non si pensano, dettate solo dallo sconforto. Per questo, il film ci invita a non dar loro troppo peso. Il punto di partenza di questa storia è l’elaborazione di un lutto con cui non si può fare altro che imparare a convivere, senza cercare ostinatamente di ricostruire il passato nel presente.

un vecchio che cammina in un bosco seguito da un burattino

“Tu digli che gli voglio bene. E che per lui non sarò più un peso.”

“Pinocchio” di Guillermo del Toro è una riflessione intima e viscerale che dalla morte conduce alla rinascita. Ogni personaggio si comporta come una marionetta che ubbidisce, mentre Pinocchio, l’unico vero burattino, si distingue per la sua disobbedienza. Con l’innocenza di un bambino si oppone alle insensate imposizioni e propagande del tragico periodo storico in cui è ambientata la storia.

Ma in fondo, “La vita è un dono talmente meraviglioso”, e con tutte le sue emozioni, sentimenti, delusioni, sconfitte, mancanze e perdite laceranti, è un tesoro inestimabile. L’importante è continuare a guardare il mondo con gli occhi, la curiosità e l’entusiasmo di un bambino.

Scritto dallo stesso regista assieme a Patrick McHale, il film presenta un cast vocale stellare con Ewan McGregor nei panni del Grillo Parlante, David Bradley in quelli di Geppetto, mentre l’esordiente Gregory Mann presta la voce a Pinocchio.

Nel cast figurano anche Finn Wolfhard (Lucignolo), la vincitrice dell’Oscar Cate Blanchett (la scimmia Sprezzatura), John Turturro (Mastro Ciliegia), Ron Perlman (Mangiafuoco), Tim Blake Nelson (Cocchiere), Burn Gorman (Carabiniere), insieme al premio Oscar Christoph Waltz (Il Gatto e la Volpe) e alla vincitrice dell’Oscar Tilda Swinton (la Fata Turchina).

Pinocchio, è un capolavoro che consacra ancora una volta Guillermo del Toro come uno dei più grandi narratori del nostro tempo.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

9


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