“Permette? Alberto Sordi” – Recensione – Incontro Stampa: un affettuoso omaggio all’uomo e all’artista Alberto Sordi
Senza alcun dubbio non si può negare il grande rischio corso dal regista Luca Manfredi, figlio di Nino Manfredi, nel decidere di rendere omaggio ad un’icona, non solo di Roma, quale era Alberto Sordi. E ancor più, della responsabilità di cui si è fatto carico Edoardo Pesce, accentando di vestirne i panni in “Permette? Alberto Sordi”, al cinema come evento speciale i prossimi 24, 25 e 26 febbraio, e in onda in prima visione il 21 aprile su Rai 1.
Una sfida coraggiosa che entrambi hanno vinto meritatamente, riuscendo nell’intento di onorare con semplicità, garbo, sensibilità e genuina simpatia, l’animo dell’artista, e prima di tutto dell’uomo. Sottolineandone la determinazione, la generosità, la vivacità, la lealtà, la timidezza e l’infinito amore per il cinema e per il lavoro di attore provato dell’amato Albertone Nazionale, hanno dato vita ad un racconto sincero, emozionante e delicatamente commovente. Un affettuoso ritratto di uno dei “gigante” del nostro bel paese, il quale ha contribuito a rendere grande nel mondo la commedia italiana, mostrando i drammi e vizi della società con il sorriso e l’ironia che da sempre lo ha contraddistinto.
“Questo film è la testimonianza del grande amore che ancora suscita la figura di questo grande artista italiano” – dichiara Fabrizio Zappi produttore di Rai e Rai Fiction presente all’incontro stampa avvenuto della proiezione in anteprima del film – “Un amore reciproco quello lega la Rai e Alberto Sordi, tanto che proprio che nel marzo del 1979, l’azienda, su quello che allora si chiamava il secondo canale della Rai, ossia Rai 2, mandò in onda la famosa trasmissione televisiva “Storie di un Italiano”. Trasmissione che ottenne un clamoroso successo, presentata dallo stesso Alberto Sordi con queste parole: “I miei film sono i miei figli e i miei nipoti, solo la televisione può permettermi di raccontare la mia vita a milioni di milioni di spettatori”.
“Ora noi a distanza di quarant’anni, abbiamo voluto raccontare ai nuovi spettatori la vita di Alberto Sordi. Non vi nascondo che quando il produttore Sergio Giussani ci propose l’idea, io e il mio produttore rimanemmo intimiditi e intimoriti, domandoci come avremmo potuto trasmettere l’immensità e il talento di Alberto Sordi sullo schermo” – prosegue aggiungendo Zappi – “Quando poi, dopo qualche tempo, Giussani assieme a Luca Manfredi venne e ci mostrò un provino, rimanemmo tutti sorpresi, stupidi ed emozionati, perché sullo schermo c’era Edoardo Pesce il quale restituiva ed incarnava tutte quelle caratteristiche tipiche di Alberto Sordi, in termini di generosità, energia di umanità calore e di talento. E da li è partita questa avventura.”
“Abbiamo scritto la sceneggiatura insieme a Luca a Dido Castelli e la scorsa estate si sono svolte le riprese con un fantastico cast” – dice ancora Zappi – “Questo progetto Rai ricorda molti dei talenti di Alberto Sordi. Cita infatti l’attore, il regista, il comico, lo sceneggiatore, il compositore, il cantante e il doppiatore. Io voglio però ricordarne un altro che ho ripreso da un saggio critico scritto proprio su di lui, quello di geniale osservatore della realtà. Alberto Sordi fu infatti definito un “entomologo del reale”, in merito alla sua capacità di scoprire le virtù e i vizi di chi lo circondava e quindi degli italiani” – conclude – “La sua particolare sensibilità nel saper carpire ed estrapolare le caratteristiche comiche e grottesche delle persone e delle situazioni, lo hanno definito un genio assoluto. Un genio che per affermarsi ha dovuto superare molte difficoltà, rischiando molto spesso di rimanere confinato al ruolo di doppiatore a causa della sua fisicità che non rispecchiava i canoni dell’epoca. Noi nel film raccontiamo proprio questa perseveranza e tenacia con il quale Alberto Sordi ha superato tutti i vari ostacoli. Un’impresa posso dire riuscita.”
In “Permette? Alberto Sordi” quindi, al centro della scena c’è un giovane Alberto aspirante attore. I primi no e le porte chiuse ricevute per la dizione ritenuta “troppo romanesca”. Fino al primo lavoro come doppiatore, e voce di Oliver Hardy, Ollio del celebre duo comico Stanlio & Ollio, per arrivare poi ai palcoscenici del varietà, le trasmissioni alla radio e il tanto desiderato e sudato set cinematografico.
“Avendo conosciuto Alberto da vicino, ho riportato sullo schermo alcune caratteristiche intime nel personaggio interpretato da Edoardo” – afferma Luca Manfredi – “Noi abbiamo voluto fare con la Rai questo affettuoso omaggio ad Alberto Sordi raccontando una parte inedita di lui, relativa agli anni giovanili e agli inizi della sua avventura artistica” – svela il regista – “Alberto Sordi come mio padre, rappresenta e fa parte del patrimonio artistico e culturale del nostro cinema nazionale. Un patrimonio però che rischia di essere dimenticato, ed è anche per questo che ho deciso di realizzare questo film. Mi sono reso conto che quasi nessuno ora lo conosce, ed associa l’Albertone Nazionale o ad Alberto Tomba o ad Alberto Angela. Credo sia nostro compito tutelare la memoria dei grandi personaggi come Sordi, anche con operazioni di questo genere per mostrare e ricordare quanta fatica hanno fatto per diventare i grandi miti che noi abbiamo conosciuto.”
Una vita intensa e votata completamente al lavoro quella di Sordi. Un impegno costante per il quale ha sacrificato il privato e l’idea di creare una propria famiglia, scelta, forse, in parte condizionata anche dal profondo amore di una madre iperprotettiva. Un crescente cammino che lo ha condotto in ogni caso, nonostante le difficoltà, alla meritata celebrità e popolarità. Un cammino in cui il posto d’onore spetta senz’altro alla profonda e vera amicizia che ha legato per sempre lui e il Maestro Federico Fellini.
Come detto in precedenza, ad interpretare Sordi uno straordinario Edoardo Pesce, che supera a pieni voti la spinosa prova. Pesce infatti, fa sua la mimica e tutti quegli atteggiamenti che ci hanno e ci fanno tutt’ora amare Sordi. Non scivolando mai nella caricatura grottesca e macchiettistica del personaggio, bensì portandone alla luce rispettosamente l’animo. Il modo di muoversi, di camminare, lo sguardo, e soprattutto l’accento romano mai sopra le righe. Quella musicalità attualmente imitata e resa eccessivamente marcata e sproporzionatamente becera.
“Quando Luca mi ha chiamato per propormi questo progetto, io ho accettato chiedendo chi avrebbe interpretato Sordi (Risate Generali)” – rivela Edoardo Pesce – “Evidentemente Luca ha visto qualcosa in me, e attraverso il provino ho poi cominciato veramente a pensare di avere qualcosa di simile a lui. Insieme abbiamo lavorato sul personaggio senza eccedere però nella somiglianza o nel modo di parlare, mantenendo quel romano tipico, nobile, con i suoi tempi comici, che parlo a casa mia e conosco da sempre anche io. Mi sono approcciato in modo istintivo senza documentarmi troppo, basandomi sul Sordi che conoscevo fino a quel momento immaginando come potesse nel privato. Ho costruito dentro di me, stando da solo in camerino in attesa del trucco, un’immagine astratta dell’uomo e del personaggio. L’ho sentito perfino accanto a me” – ammette concludendo – “Avevo molti timori ed insicurezze, ma ho cercato di trovare un contatto tra me e lui come ad esempio la tenerezza, che appartiene anche a me.”
Una narrazione semplice e lineare, che mette in evidenza l’aspetto riservato e da tutti apprezzato di Sordi.
“Il materiale a disposizione ne avevamo tantissimo, e come detto la responsabilità era veramente enorme, perché stavamo affrontando un mito” – dice lo sceneggiatore Dido Castelli – “La cosa interessante e che mi ha colpito lavorando a questa sceneggiatura, è che è venuto fuori la tenerezza di Sordi, visibile soprattutto nel rapporto con i familiari, con la madre e nelle sconfitte che ha subito all’inizio. La sua reazione infatti non è spavalda ma ha della tenerezza.”
“Permette? Alberto Sordi”, è una sentita dedica che conquisterà e coinvolgerà, ed il cui cast include i nomi di, Pia Lanciotti nel ruolo di Andreina Pagnani, con la quale Sordi ebbe una relazione importante, se non la più importante, Alberto Paradossi in Federico Fellini, Martina Galletta in quello di Giulietta Masina, Francesco Foti in Vittorio De Sica, Lillo Petrolo nelle vesti di Aldo Fabrizi, Paola Tiziana Cruciani nella mamma, Giorgio Conalgeli nel padre, e ancora Luisa Ricci, Aurelia Giraud e Paolo Giangrasso nelle sorelle e nel fratello, Massimo De Santis in Steno e Giampiero Ingrassia in Zambuto.
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