“Padre Pio”: la fede e il sangue

“Padre Pio”: la fede e il sangue

Abel Ferrara approda alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in concorso alle Giornate degli Autori, con “Padre Pio”. Opera attraverso cui racconta gli anni giovanili dell’amatissimo Santo di Pietralcina, concentrandosi in particolare sugli eventi avvenuti nel 1920. Dall’arrivo del Frate a San Giovanni Rotondo, in piena crisi mistica, ai suoi primi miracoli, alla comparsa delle stimmate, con sullo sfondo un paese martoriato dalla povertà e che si preparava ad accogliere il socialismo.

“Questo non è un film sui miracoli, bensì su un uomo, Francesco Forgione nato a Pietralcina, un paesino agricolo alle porte di Napoli. Un visionario fin dall’infanzia, un giovane inquieto e dubbioso che lotta per trovare la sua vocazione e il suo posto agli occhi del suo Signore. Ed è un film sul suo arrivo a San Giovanni Rotondo, sulle montagne del Gargano, un luogo di povertà, malattie, disordini politici, lontano da Dio” – dichiara Abel Ferrara“Nell’assistenza ai poveri dopo la devastazione della prima guerra industriale, trova la sua vocazione. Nel servire, nell’amore, nell’empatia, nei santi sacramenti, nell’ascolto della confessione, nella celebrazione della messa, cioè in tutto quello che si oppone alle forze demoniache di quell’autunno del 1920”.

È la fine della Prima Guerra Mondiale e i giovani soldati italiani tornano a San Giovanni Rotondo, una terra povera, violenta, sulla quale la chiesa e i ricchi proprietari terrieri esercitano un dominio incontrastato. Le famiglie sono disperate, gli uomini, seppur vittoriosi, appaiono distrutti. Arriva anche Padre Pio, in uno sperduto convento di cappuccini, per iniziare il suo ministero, evocando un’aura carismatica, con la santità e con le visioni epiche di Gesù, di Maria e del Diavolo. La vigilia delle prime elezioni libere in Italia fa da premessa a un massacro reale e metaforico, un evento apocalittico che cambierà il corso della storia e si rivelerà essere una vera e propria storia parallela.

Due percorsi che come due rette viaggeranno l’uno accanto all’altro non incontrandosi mai, accumunate dalla sofferenza causata dalla ricerca della verità e consapevolezza, con il giovane e tormentato Padre Pio, interpretato da Shia LeBouf –  il quale nonostante lo scetticismo iniziale nel vederlo nei panni di una delle figure religiose più amate al mondo, ne offre invece un’intensa e sentita interpretazione – a farne tuttavia le spese, offuscato dalla vicenda socio politico, sfociato in un drammatico eccidio, che ha segnato per sempre il futuro della cittadina garganica.

Un evento, come spesso avviene con la storia passata, dimenticato, ma che il regista, come da lui stesso svelato, ha voluto narrare affinché venisse finalmente ricordato, e la cui forza emotiva scuote a tal punto da impadronirsi dell’attenzione, probabilmente anche per lo spazio, se così si può dire, che Ferrara – autore della sceneggiatura assieme a Maurizio Braucci, e che nel 2015 aveva già esplorato la vita di Padre Pio con il documentario “Searching for Padre Pio” – gli dedica.

Le scene riguardanti Padre Pio, se pur accurate, viscerali e dirette, sono ridotte ed essenziali, cosa che potrebbe far pensare ad un profondo rispetto da parte di Ferrara nel non voler rischiare di rappresentare in modo esasperato o poco profondo, un personaggio la cui carismatica potenza e luce divina interiore, è stata in grado di entrare non solo negli animi e nei cuori dei devoti, bensì dei non praticanti donando speranza e fiducia.

Un racconto di conseguenza destinato a non emergere come ci si aspetta, con il dramma del paese nei confronti dei quali non si può restare indifferenti, e per l’appunto padrone in un certo senso del film, e che è bene ricordare.

Il 14 ottobre del 1920 i socialisti, dopo aver vinto le elezioni contro una coalizione denominata Fascio d’Ordine, composta da fascisti, popolari, combattenti liberali e da piccoli e grandi proprietari del luogo, dovevano entrare in Municipio. Un corteo vittorioso sventolando le bandiere rosse, guidato dal neoeletto sindaco Luigi Tamburrano, esponente socialista, e dal consigliere comunale Di Maggio, era pronto per l’insediamento del Consiglio comunale, ma nel momento in cui giunse davanti al Municipio la situazione precipita, trovandosi di fronte un gruppo di cittadini e politici popolari e fascisti che già dal giorno delle votazioni, il 3 ottobre, non avevano riconosciuto la vittoria socialista.

Il clima si fece sempre più teso e incandescente, ne seguirono insulti e tafferugli. La voglia di esporre la bandiera socialista era forte e sfociò in uno scontro rapido, violento e tragico, che si concluse con il pesante bilancio di 14 morti.

Un episodio questo, che non ha collegamenti con Padre Pio, nonostante nel corso degli anni sia stato più volte affermato l’apposto del Santo ai socialisti.

Ferrara, con “Padre Pio”, le cui riprese si sono svolte in varie location della Puglia, il famoso tacco d’Italia, da vita un’opera di grande impatto visivo ed emotivo, con un’unica nota stonata, ovvero il fatto che, nonostante la prevalenza del cast e di una storia assolutamente italiana, sia stato girato in lingua inglese, spezzando in parte la connessione e l’empatia.

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Emanuela Giuliani


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