“Notizie dal mondo” – Recensione: per andare avanti bisogna prima ricordare
“E’ stata una punizione per tutto quello che ho visto e tutto quello che ho fatto…”
Tom Hanks muove i suoi primi passi nel western, genere d’esordio per l’attore, diretto dal suo fidato Paul Greengrass, un battesimo per entrambi a sette anni di distanza dal successo del loro “Captain Phillips – Attacco in mare aperto”.
Una pellicola intessuta con le trame dell’anima, che danza nel dualismo tra giorno e notte, tra violenza e amore, tra terre arse dal sole e lunghe ombre del tramonto, in una riflessione sulla guerra e la paternità.
Texas settentrionale 1870, in piena abolizione della schiavitù, in una terra dilaniata dalla morte e dal razzismo, in un profondo sud tradito dalla guerra di secessione, dove la supremazia dell’uomo bianco si esprime in un odio verso il diverso, che investe sia indiani che neri, fino a lambire anche una innocente ragazzina.
“Il Texas dice no: questo è un paese per bianchi”
Tom Hanks, un vecchio veterano di guerra, che gira per i paesi a leggere le notizie dal mondo per pochi spiccioli a chi ha voglia di ascoltarlo, si imbatte in Johanna, una bambina tedesca cresciuta dai Kiowa, di cui essa stessa si sente parte. aggredita e rimasta nuovamente sola, come viene definita “due volte orfana”.
“Io l’ho trovata ed io la riporto a casa”.
Tra paesaggi dalle raffigurazioni pittoriche, nel classico far west dove all’orizzonte si scorgono solo rocce e sabbia, si snoda un viaggio alla ricerca della coscienza di sè e dell’altro, un percorso personale ed intimo dall’impalpabile poesia.
Un mondo pregno di rabbia e risentimento, di violenza occultata e di ignoranza, dove l’unica voce fuori dal coro sembrano essere proprio le notizie dal mondo del capitano, unico vento del cambiamento, e figura in grado di salvare la piccola Johanna e comprenderla per quello che è.
Due mondi apparentemente opposti, che parlano due lingue sconosciute l’uno per l’altra, ma che giorno per giorno imparano a entrare in empatia attraverso l’unico linguaggio comune ad ogni essere umano: l’amore, un amore paterno per chi ha perso per due volte la propria famiglia, la propria casa e per chi sa che ad aspettarlo non troverà nessuno.
Lunghi piani sequenza e carrellate nel paesaggio cedono il passo al silenzio ammantato dalle stelle, tra dialoghi brevi e avvincenti scontri a fuoco. Un viaggio dai colori desaturati e polverosi che spinge ad andare oltre e guardarsi dentro, ritrovarsi per accettare ciò che si è perso e ciò che è rimasto.
“Non volevamo noi la guerra, ma era nostra responsabilità combatterla. Non è una punizione, ma solo qualcosa che dobbiamo affrontare e con cui convivere ogni giorno”
Due interpretazioni magistrali per un racconto che commuove, cullato dolcemente da una colonna sonora malinconica, tra momenti di tensione e silenzi spezzati solo dal vento, quel vento del cambiamento che saprà indicare la strada per il futuro, perchè la vera casa è il luogo del cuore, dove risiede chi abbiamo imparato ad amare.
“La tua casa è con me”
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Chiaretta Migliani Cavina
Il Voto della Redazione: