NOBILI BUGIE – Recensione
Dal 24 maggio nelle sale la pellicola NOBILI BUGIE diretta da Antonio Pisu, figlio di Raffaele Pisu, al suo esordio sul grande schermo, racconta la vicenda della famiglia Martellini, una nobile dinastia oramai decaduta che sopravvive in disparte dal conflitto bellico in corso, trascorrendo tediose giornate nell’unico luogo da loro posseduto Villa La Quiete nel ricordo dei gloriosi tempi passati.
La soluzione a tutti i loro problemi si presenta loro un pomeriggio qualsiasi, quando alla villa giungono Beniamino, Anna e Stefania, un uomo e due donne ebrei in fuga dai nazisti in cerca di rifugio e per questo disposti a pagare con un lingotto d’oro ogni mese la permanenza con la promessa di andar via alla fine della guerra.
La Duchessa Romola Valli, dopo aver accettato, con l’obiettivo di sedare sul nascere ogni tentativo da parte della servitù, Giovanna, giovane cuoca perennemente insoddisfatta, Tommaso, maggiordomo sordo, Federico, giardiniere cieco, unici membri rimasti, e del marito il Duca Pier Donato, di rubare l’intero tesoro agli inaspettati ospiti e prendendo in mano la situazione, con la speranza di poter riacquistare tutti gli averi impegnati, venduti o regalati nel corso degli anni, ordinerà di non fare nessun azione scorretta in modo che i tre più oro possibile.
Tutto sembra procedere secondo i piani, gli affitti si susseguono, i lingotti aumentano e proprio nel momento in cui il Duca e la Duchessa intravedono finalmente la rinascita la guerra finisce, così terrorizzati dall’imminente realtà di perdere la loro sola fonte di guadagno, con l’aiuto del figlio e dei collaboratori domestici, organizzano una serie di rocamboleschi escamotage, per fingere che lo scontro non sia ancora terminato, ma l’arrivo di Franco, uomo ben conosciuto da Beniamino, Anna e Stefania stravolge e cambia completamente le carte in tavola.
NOBILI BUGIE è un opera che nonostante il cast d’eccezione in cui spiccano i nomi di: Raffaele Pisu, Claudia Cardinale e Giancarlo Giannini non convince risultando completamente insoddisfacente, in particolare a causa della forte impronta teatrale che rende la rappresentazione scenica narrativa estremamente artefatta, dal palese forzato tratto ironico con cui vengono sottolineati i vari ammiccamenti e gesti dei vari personaggi, che ne penalizza ulteriormente, ed in modo definitivo, una storia deludente già dalle prime battute, non in grado di incuriosire ed attirare l’attenzione.
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