Napoleon, la recensione dell’insoddisfacente film di Ridley Scott

La recensione di Napoleon, il maestoso e deludente kolossal di Ridley Scott al cinema dal 23 novembre con Eagle Pictures.

Tra i titoli più discussi e attesi della stagione cinematografica, uno su tutti continua a far parlare di sé, e non soltanto in vista delle nomination ai prossimi 96esimi Oscar, ma per le accese reazioni che ha già suscitato. Stiamo parlando di Napoleon, il kolossal diretto da Ridley Scott e scritto da David Scarpa.

Nelle sale italiane il 23 novembre grazie a Eagle Pictures, in collaborazione con Sony Pictures Entertainment, e disponibile in streaming su Apple TV+ dal 23 novembre, Napoleon si presenta come un’opera monumentale che mette in scena l’ascesa e la caduta di Napoleone Bonaparte, affidando il ruolo dell’Imperatore a un intenso — seppur controverso — Joaquin Phoenix , affiancato da Vanessa Kirby nel ruolo di Giuseppina di Beauharnais, il suo unico e tormentato amore.

Napoleon, la trama

joaquin phoenix e vanessa kirby in napoleon

Ridley Scott firma un’epopea storica che ambisce a essere tanto spettacolare quanto intimista. L’intento dichiarato è quello di offrire uno sguardo originale e personale sulle origini, l’ascesa al potere e la caduta di uno dei personaggi più iconici della storia europea, filtrando il tutto attraverso il complesso e tormentato rapporto sentimentale con Giuseppina. Una narrazione che oscilla tra il grande affresco epico e l’analisi psicologica, ma che fatica spesso a trovare un equilibrio tra questi due piani.

Napoleon, un quadro tanto maestoso quanto squilibrato

joaquin phoenix in napoleon

Se c’è una cosa che Napoleon non fa, è passare inosservato, la regia di Scott infatti si distingue come sempre per il rigore estetico e la potenza visiva, supportata dalla fotografia impeccabile di Dariusz Wolski, capace di restituire tutta la brutalità delle battaglie e la solennità degli ambienti imperiali, con le scenografie, i costumi, le luci e i colori raccontano un’epoca, oscillando tra toni caldi e freddi che riflettono i mutamenti interiori dei personaggi.

Eppure, proprio mentre la forma raggiunge vette altissime, è la sostanza a mancare, e il ritratto di Napoleone che Scott propone è quello di un uomo spogliato di ogni eroismo, ridotto a una figura instabile, insicura, priva del carisma che storicamente lo ha reso leggenda. Un personaggio che sembra muoversi più per reazioni emotive che per calcolo strategico, continuamente schiacciato dal bisogno d’amore e approvazione di una Giuseppina che, a sua volta, non riesce mai a diventare davvero protagonista.

La rappresentazione fortemente sbilanciata e — per alcuni versi — filo-britannica, finisce per decostruire il mito napoleonico fino a renderlo quasi irriconoscibile. Viene da chiedersi: dov’è finito l’uomo di Marengo, di Austerlitz, di Wagram? Il Napoleone dipinto da Scott è un piccolo corso, dominato da un complesso edipico e costantemente umiliato da un amore tossico da cui non riesce a liberarsi. Una scelta audace, certo, ma che lascia lo spettatore disorientato, quasi frustrato, davanti a un protagonista incapace di tenere insieme le fila del proprio destino.

Anche la performance di Joaquin Phoenix, pur intensa, sembra tradire le aspettative. L’attore, che aveva convinto nei panni del disturbante Joker di Todd Phillips, qui sembra intrappolato in una figura monolitica, che non evolve, non esplode mai davvero, lasciando un vuoto laddove dovrebbe esserci grandezza. Vanessa Kirby, dal canto suo, nonostante la grazia e la potenza scenica, viene relegata a un ruolo secondario, sminuita da una sceneggiatura che non le permette di sviluppare appieno la complessità del suo personaggio. A Giuseppina non viene concesso né lo spessore né l’evoluzione che meriterebbe: a tratti sacra, a tratti profana, finisce per essere solo il riflesso della fragilità di Napoleone.

A emergere, sopra ogni altra cosa, è proprio la relazione disturbata tra i due protagonisti. Un amore tossico, fatto di dipendenza, manipolazione e dolore, che diventa l’asse portante della narrazione ma non riesce mai a raggiungere un reale approfondimento psicologico. “Senza di me, voi siete soltanto un bruto”, gli dice Giuseppina, e Napoleone risponde, più vulnerabile che mai: “Sono un bruto che non vale niente senza di voi.” Una dichiarazione che riassume perfettamente il senso del film: non la cronaca di un condottiero, ma il racconto della sua fragilità emotiva, del suo crollo interiore.

Non tutto è perduto, però, dal momento che lo stesso Ridley Scott ha annunciato l’arrivo della director’s cut di Napoleon: una versione estesa di oltre quattro ore, in cui si approfondisce in particolare il personaggio di Giuseppina, e che, forse, potrebbe riabilitare i punti più deboli del film e offrire finalmente una lettura più completa e sfaccettata del loro legame e del ruolo che l’amore — e la mancanza di esso — ha avuto nel destino dell’Imperatore.

In attesa di questa versione integrale, Napoleon resta un’opera grandiosa ma irrisolta, visivamente potente ma narrativamente debole, che lascia il pubblico sospeso tra ammirazione e delusione. Un film che aveva tutto per essere epico, ma che sceglie invece di essere tragicamente umano — forse troppo.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

5


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