“Monster Hunter” – Recensione: il sonno della ragione genera mostri
“Per uccidere un mostro non basta un’arma qualunque”
Il regista Paul W.S Anderson dopo il successo di “Resident Evil” e “Mortal Kombat” si avventura nuovamente in un film tratto dai videogiochi, in questo caso la pellicola trae ispirazione da uno dei capitoli più recenti della saga di Capcom, Monster Hunter World, uscito nel 2018, senza però ripercorrerne i tratti salienti e l’unicità, tra avvincenti battaglie, mostri giganteschi e panorami mozzafiato.
Ci sono mondi che nemmeno immaginiamo, universi paralleli antichi pericolosi ed inquietanti, un mondo malvagio dove verranno proiettati il Tenente Artemis, l’eroina degli action movie Milla Jovovich, e la sua squadra di soldati, impegnati in una missione di recupero e improvvisamente spinti da una violenta tempesta in un’altra dimensione.
La priorità del capitano è tornare a casa ad ogni costo, anche alleandosi con un cacciatore misterioso che parla una lingua sconosciuta, interpretato da Tony Jaa, artista marziale thailandese con grandi capacità di stuntman.
Nel mondo parallelo troveremo anche Ron Perlman, con una discutibile parrucca bionda e il cameo del Palico chef, unici punti di contatto con la pellicola. Peccato che tutto il resto sia imbarazzante, e che un mondo fantasy camaleontico e accattivante sia stato trasformato in un film d’azione quasi interamente girato nel deserto, interamente focalizzato sul personaggio di Milla Jovovich, e con troppi pochi e malfatti accenni ai mostri, che avrebbero dovuto essere i veri protagonisti.
Una realizzazione digitale poco accurata in alcuni casi, convincente nel diablos nero, anche se sempre troppo poco valorizzato e presente, tranne nella sequenza del combattimento con il sergente Artemis molto adrenalinica e dal ritmo imponente.
Gli insettoidi Nerscylla al contrario, sia come movimenti che come resa grafica, sono ad un livello molto elementare e poco dettagliato.
Bisogna prendere atto che il sonno della ragione genera mostri e in questo caso corrisponde a realtà, non per la pericolosità dei mostri presenti, ma per la totale incapacità di dare vita ad un mondo che offriva mille opportunità, tra scoperte, strategie, unioni e un panorama immenso fatto di diversità. Un materiale infinito non sfruttato. Non sempre un franchise riuscito ed acclamato e personaggi amati sono sufficienti per una trasposizione degna.
Questa pellicola manca di anima e anche di intrattenimento, dispersa tra scene d’azione grezze, eccessivi movimenti di macchina e uso inappropriato del rallenty.
Monster Hunter, di cui Anderson ha curato anche la sceneggiatura, manca inoltre totalmente di una struttura narrativa, di una trama e dialoghi accurati e l’unico “fil rouge narrativo” dei nostri eroi sembra essere il “cioccolato” ambito anche dai cacciatori più temibili.
Assistiamo a Milla Jovovich e Tony Jaa mentre provano a comunicare come Tarzan e Jane del nuovo millennio, tra citazioni e richiami ad Alien, Rambo ed altri.
Il lungometraggio sembra un’ulteriore occasione sprecata per far recitare Milla Jovovich, oramai costruita attorno al personaggio della action woman bella e tenebrosa dal passato misterioso, brava ma sprecata se legata a doppio filo ad uno stereotipo.
La pellicola, a causa di una battuta ritenuta offensiva nei confronti degli asiatici, è stata ritirata dal mercato cinese. Chissà come andrà sul resto dei mercati e se avrà un seguito, come anticipa la scena post credits, ai posteri l’ardua sentenza.
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Chiaretta Migliani Cavina
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