Mickey 17, la recensione: morire per salvare l’umanità o morire per vivere?

La recensione di Mickey 17, il nuovo attesissimo film diretto da Bong Joon-ho con protagonista Robert Pattinson.

Considerato uno dei migliori registi sudcoreani, i cui film incentrati su tematiche sociali presentano spesso l’unione di generi cinematografici, il regista, sceneggiatore e produttore Bong Jon-ho, ha attirato l’attenzione della critica coreana e internazionale nel 2003 con: Memorie di un Assassino, thriller basato su una storia realmente accaduta tra l’altro di nuovo nelle sale cinematografiche italiane dal 10 al 12 marzo.

Un talento confermato poi nel 2006 con il monster movie The Host, consolidato con i film Madre, Snowpiercer e Okja, del 2009, 2013 e 2017, e definitivamente consacrato nel 2019 con l’acclamato: Parasite, vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes nonché dei premi Oscar come miglior film, miglior regista, miglior sceneggiatura originale e miglior film internazionale.

E ora a distanza di circa 6 anni da quel successo, Bong Joon-ho torna sul grande schermo pronto ancora una volta a stupire con: Mickey 17, una nuova esperienza presentata in anteprima mondiale al recente Festival di Berlino, che, dopo i vari slittamenti causati dagli scioperi dei sindacati SAG-AFTRA che hanno bloccato l’industria hollywoodiana nel 2023, farà finalmente il suo debutto nei cinema italiane il 6 marzo 2025 distribuito da Warner Bros. Picture.

Mickey 17: gli scherzi del destino

immagine film Mickey 17

Tratto dal romanzo di Edwards Ashton Mickey 7, in Mickey 17, l’improbabile eroe Mickey Barnes, interpretato da Robert Pattinson, si ritrova nella particolare circostanza di prestare servizio ad un’azienda il cui titolare esige l’impegno definitivo sul lavoro di morire per vivere.

Mickey difatto è un ‘Sacrificabile’, una sorta di mercenario ‘usa e getta’ il cui compito è quello di affrontare le missioni troppo pericolose e disperate per l’equipaggio, dal momento che a ogni morte, il suo corpo viene rigenerato attraverso una stampante 3D contenente i suoi ricordi intatti.

Ma quando, giunto alla sua diciassettesima rigenerazione, in seguito a una missione di esplorazione per la colonizzazione della fredda e ostile terra di Niflheim, grazie all’inaspettato aiuto della vita aliena che popola quel desolato luogo, torna alla base dove era stato dato per morto, si ritrova faccia a faccia con il suo clone: Mickey 18.  Tuttavia la presenza di due Sacrificabili è assolutamente proibita, e nel caso in cui venissero scoperti entrambi sarebbero catturati e gettati nel riciclatore di proteine.

E mentre Mickey 17 cerca una soluzione per nascondere il suo alter ego al resto della colonia, la situazione a Niflheim peggiora rapidamente. L’atmosfera inadatta, la scarsità di cibo e l’avvicinarsi delle creature locali mettono infatti sempre più a rischio la sopravvivenza umana e spaventano il comandante Marshall, vestito da Mark Ruffalo, la cui unica soluzione a quanto pare saranno proprio i due Mickey, a patto che riescano ad evitare di morire questa volta in modo definitivo.

Mickey 17, tanta forse troppa carne al fuoco

immagine film Mickey 17

Mickey 17 è una miscela del cinema sci-fi, drammatico, ironico, ributtante, complesso e stratificato di Bong Joon-ho. Una visione non facile da accettare e metabolizzare con tanta carne al fuoco e ricca di input che si insinuano nei pensieri.

Dai concetti fantascientifici, ai viaggi interstellari, al contatto con le forme aliene, le quali mostrano una ben più profonda sensibilità degli umani, alla clonazione, all’idea di una razza pura, alle sperimentazioni, alle cavie, al riciclo, al fascino del potere, alla distruzione dell’ambiente da parte dell’uomo, agli elementi politici come il dominio dato a persone inadeguate, giusto per usare un eufemismo,  alle differenze di classe, alla capacità di relazionarsi, fino all’analisi dell’identità umana e della propria.

Un mix, un tripudio di concetti, temi, argomenti, feroci critiche, umorismo nero e grottesco, e di atmosfere inquietanti viste in Parasite, Okja, The Host e Snowpierce, ma che in Mickey 17 il regista premio Oscar eleva alla massima potenza affinandone le similitudini con l’attuale realtà e situazione socio-politica attraverso il peggior lavoro dell’universo svolto dal protagonista.

immagine film Mickey 17

Un’acutizzazione di messaggi fondamentali che trasporta lo spettatore all’interno dell’oltremodo labirintico meccanismo attraverso cui alcuni individui si arrogano il diritto di distruggere un luogo per occuparlo, e non solo. Figure incarnate in questo caso nei personaggi intelligentemente sopra le righe e dai tratti macchiettistici, del comandante Kenneth Marshall e di sua moglie Ylfa, interpretati magistralmente da Mark Ruffalo e Tony Collette, con quest’ultima forse vera mente della coppia e dell’intera azienda.

Una storia che senza alcun dubbio colpisce nonostante risenta di un certo smarrimento creato dall’assorbire tali abbondanti informazioni e riflessioni, parti di uno scenario dalla costruzione e cast di altissimo livello, con un eccezionale Robert Pattinson che afferma la propria versatilità nel doppio ruolo di Mickey 17 e 18. Il primo timido, emotivo e sensibile, l’altro completamente privo di freni, aggressivo e determinato.

Due lati della stessa medaglia, due aspetti che compongono la personalità di un unico individuo che si confronta con il proprio io come guardandosi allo specchio, e al quale viene costantemente chiesto il significato e le sensazioni della morte. Un interrogativo questo affascinante e intrigante ma che nel corso delle 2 ore e 17 minuti del film non troverà mai una risposta, e che invece avrebbe decisamente meritato una maggiore e accurata indagine introspettiva.

Mancanza e per alcuni versi eccessiva ricchezza di contenuti, che contribuiscono ad alimentare lo smarrimento visivo di Mickey 17, che piacerà, non piacerà, sarà amato, odiato, promosso, bocciato o rimandato, ma di certo scuoterà e non lascerà affatto indifferenti.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


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