La recensione di Master Gardener: La Redenzione nel Giardino dell’Anima di Paul Schrader alla Mostra del Cinema di Venezia.
Master Gardener, il nuovo film di Paul Schrader, segna la conclusione di una trilogia iniziata nel 2017 con First Reformed e proseguita nel 2021 con The Card Counter. Presentato fuori concorso alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film rappresenta un ritorno alle tematiche care al regista, incentrate sul tormento interiore di uomini segnati dal passato, la ricerca di redenzione e il confronto con le proprie colpe. Come nelle opere precedenti, Schrader ci conduce in un’esplorazione profonda della psicologia dei suoi protagonisti, ma questa volta lo fa con una maturità nuova, riflettendo sulle seconde possibilità con una visione più sfumata.
Durante la conferenza stampa, Schrader ha rivelato di aver trovato l’ispirazione per il personaggio di Master Gardener in un “uomo senza qualità”, un tema che ha radici nel teatro dell’assurdo di Sartre e che, sin da Taxi Driver, ha permeato il suo lavoro. “Quando era giovane guardava personaggi come Peter Boyle dicendo pensieri terribili, oggi è lui la persona più anziana, e sono gli altri che lo approcciano”, ha spiegato Schrader, tracciando una riflessione sull’evoluzione del proprio personaggio nel corso degli anni. Questo processo di invecchiamento, inteso sia come maturazione del protagonista che come evoluzione personale del regista stesso, è il cuore pulsante della sua trilogia. Sebbene non si tratti di una conclusione definitiva, Schrader esprime il desiderio di aver chiuso un ciclo con il suo protagonista.
La sceneggiatura di Master Gardener è stata una rivelazione anche per gli attori coinvolti, come testimonia Sigourney Weaver, che interpreta Norma Haverhill, una vedova ricca e potente. “La sceneggiatura aveva una struttura verticale e sembrava semplice, ma aveva la profondità di una passione molto particolare”, ha dichiarato l’attrice, che aggiunge come il suo personaggio sia uno dei più belli che abbia mai interpretato. Norma è un personaggio complesso, e il suo incontro con Narvel Roth, l’orticoltore interpretato da Joel Edgerton, porta alla luce dinamiche di potere, redenzione e perdono. La riflessione sul giardino come metafora di rinascita e crescita attraversa l’intero film, dove la cura delle piante diventa simbolo di un processo più profondo di purificazione e trasformazione interiore.
Narvel Roth è un uomo segnato dal suo passato oscuro, e quando la sua datrice di lavoro gli chiede di prendersi cura di sua nipote Maya (interpretata da Quintessa Swindell), la sua vita entra in crisi. Maya, giovane donna capricciosa e inquieta, rappresenta una sorta di “scossa” alla vita di Narvel, costringendolo ad affrontare i demoni che ha cercato di seppellire. Il giardino, luogo di bellezza e serenità, diventa lo spazio in cui si svolge questa battaglia interiore, in un confronto tra il passato e il presente, tra il rimorso e la speranza di un possibile perdono.
Joel Edgerton, che aveva già apprezzato il lavoro di Schrader con First Reformed, ha accettato senza riserve di partecipare a questa “fine della trilogia”. Edgerton ha parlato dell’intensità emotiva della sceneggiatura, che esplora il caos sotteso alla tranquillità della vita di Narvel, e del suo legame con il giardino come metafora della decadenza e del rinnovamento. “Ogni volta che rileggevo la sceneggiatura, c’era una frase che mi colpiva: ‘Il giardinaggio significa credere nel futuro.’ Questo è stato un momento di illuminazione”, ha dichiarato l’attore, sottolineando come la distruzione sia necessaria per la costruzione, una tematica che ricorre nell’intero film.
Infine, Quintessa Swindell, nel ruolo di Maya, ha parlato della sua esperienza nel film, in cui ha potuto inserire la sua identità di giovane donna nera, arricchendo il suo personaggio con una prospettiva unica. Master Gardener diventa così un viaggio, sia per i protagonisti che per gli spettatori, attraverso un mondo in cui l’arte, il giardinaggio e la redenzione si intrecciano in una riflessione profonda sull’essenza della vita.
In conclusione, Master Gardener non è solo un film sul giardinaggio, ma un potente dramma esistenziale che esplora la possibilità di rigenerazione interiore attraverso il confronto con il proprio passato e le proprie colpe. Paul Schrader, con la sua regia sobria e le sue sceneggiature dense, continua a esplorare le sfide dell’anima umana, offrendo una visione cruda e speranzosa della possibilità di redenzione, seppur nella consapevolezza che spesso il cammino è tortuoso e impervio.
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Emanuela Giuliani
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