Mancino Naturale – Recensione: un dramedy che sfiora il cuore ma non lo conquista pienamente.

La recensione del film di Mancino Naturale: un dramedy che sfiora il cuore ma non lo conquista pienamente.

Dopo il successo ottenuto alla scorsa edizione di Alice nella Città, Mancino Naturale, il dramedy diretto da Salvatore Allocca, con un cast stellare che include Claudia Gerini, Francesco Colella, Massimo Ranieri, Alessio Perinelli e Katia Ricciarelli, arriva nelle sale italiane il 31 marzo, distribuito da Adler Entertainment.

Girato tra Roma, Latina e Vicenza, il film è scritto dallo stesso regista insieme a Emiliano Corapi, Massimo De Angelis e Simone Lenzi. La produzione è affidata a Daniele Esposito, Ruggero Agostinelli, Stella Rossa Savino e Samuel Chauvin per Emma Filmsrl e Promenades Films SARLS, in collaborazione con Rai Cinema.

Il cuore del film ruota attorno alla figura di Isabella, una madre single di 40 anni che, dopo la morte del marito, è disposta a fare di tutto per realizzare il sogno del figlio Paolo, un giovane ragazzo di 12 anni con un piede sinistro fenomenale, destinato – almeno nelle sue speranze – a diventare un calciatore professionista. Accecata dalla convinzione che il calcio sia l’unica via per Paolo, Isabella si scontra con le difficoltà di un mondo spietato e con il peso di un passato mai superato, creando un conflitto che minaccia di incrinare il rapporto con il figlio.

Il film offre uno spaccato interessante sulla realtà del calcio giovanile, una “fabbrica di illusioni” dove spesso i sogni dei bambini sono manipolati da adulti senza scrupoli, pronti a sfruttare le ambizioni di genitori ben intenzionati. La sceneggiatura esplora temi universali come l’amore materno, il senso di colpa, la redenzione e la passione per lo sport, ma anche le difficoltà economiche e il duro confronto con un sistema che non sempre tutela il benessere dei più giovani. La relazione madre-figlio è senza dubbio il nucleo centrale della trama, e il film si sforza di trasmettere l’infinito amore di Isabella per Paolo, anche quando questa stessa passione rischia di sfociare in ossessione.

Nonostante l’impegno e le buone intenzioni, però, Mancino Naturale fatica a coinvolgere pienamente. La narrazione, purtroppo, si perde in una serie di luoghi comuni, senza riuscire a restituire una visione autentica e toccante del legame madre-figlio. La figura di Isabella, interpretata da una Claudia Gerini intensa ma non completamente espressiva, non riesce a creare l’empatia necessaria per coinvolgere lo spettatore in un percorso emotivo che dovrebbe essere il cuore pulsante del film. Il tentativo di mescolare il dramma e la commedia finisce per risultare più superficiale che emozionante, con una rappresentazione del mondo del calcio giovanile che, purtroppo, non porta nulla di nuovo rispetto a quanto già visto in altri film sul tema.

La critica all’ambiente calcistico, con i suoi compromessi e la sua visione distorta dei veri valori, è senz’altro uno dei punti interessanti, ma anche questa riflessione non si sviluppa in maniera abbastanza profonda da scuotere veramente lo spettatore. Il film scivola facilmente in una rappresentazione un po’ melensa e priva di vera tensione emotiva, impedendo così un reale coinvolgimento con i personaggi e le loro lotte interiori.

In conclusione, Mancino Naturale è una sfida che, purtroppo, non riesce a vincere appieno. La sua buona intenzione di raccontare una storia di sacrificio e amore materno è chiara, ma la mancanza di profondità e di un’aderenza più autentica ai temi trattati ne limita l’impatto emotivo. Rimane un film che, purtroppo, sfiora solo la sua potenzialità, senza mai riuscire a conquistare completamente il cuore dello spettatore. Una vittoria a metà, insomma.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

5


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