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M – Il Figlio del Secolo, Joe Wright, Luca Marinelli e il cast hanno presentato a Roma la serie

Il regista Joe Wright, il protagonista Luca Marinelli e il cast hanno presentato a Roma: M – Il Figlio de Secolo.

Presentata in anteprima all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, M – Il Figlio del Secolo, la nuova serie Sky Original in 8 episodi sull’ascesa al potere di Benito Mussolini, diretta da Joe Wright, debutterà finalmente in esclusiva su Sky e in streaming su NOW il 10 gennaio.

“Per il futuro, l’avanguardia, la rivoluzione: oggi nasce il fascismo”: la fondazione dei Fasci di combattimento, nel 1919, da parte di Benito Mussolini sancisce la nascita di un movimento, poi partito, che avrebbe radunato intorno a sé in pochi anni milioni di seguaci in giro per l’Italia uscita malconcia dalla Grande Guerra. Un’Italia che si consegnerà al suo Duce arrendendosi a 20 anni di una dittatura sanguinosa, la pagina più oscura della nostra Storia. Ma è da quegli inizi così incerti e ancora fortemente avversati che parte il torrenziale racconto, potente quanto contemporaneo di M – IL FIGLIO DEL SECOLO, tratta dall’omonimo romanzo di Antonio Scurati vincitore del Premio Strega e bestseller internazionale (edito da Bompiani).

Scritta da Stefano Bises (Gomorra – La Serie, The New Pope, ZeroZeroZero, Speravo de morì prima) e Davide Serino (1992, 1993, Il Re, Esterno Notte), con soggetto di serie e soggetti di puntata firmati da Stefano Bises, Davide Serino e Antonio Scurati, la serie racconta gli accadimenti che portarono Mussolini a impossessarsi dell’Italia e a fondare la dittatura in modo storicamente accurato, ampiamente documentato e testimoniato da più fonti.

Qui la RECENSIONE in anteprima di Venezia 81: M- il figlio del secolo è l’unico modo per far comprendere il fascismo, la recensione

Qui la CONFERENZA STAMPA di Venezia 81: M – Il Figlio del Secolo: Luca Marinelli “Vengo da una famiglia antifascista e sono antifascista”

E proprio in occasione dell’arrivo sulla piattaforma, il regista Joe Wright assieme agli sceneggiatori Stefano Bises e Davide Serino, al protagonista Luca Marinelli, il quale veste i panni di Benito Mussolini, a Francesco Russo, nel ruolo di Cesare Russo, a Barbara Chichiarelli in quello di Margarita Sarfatti amanti di Mussolini, e a Benedetta Cimatti volto della moglie del Duce Donna Rachele, ha incontrato la stampa a Roma.

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“Il fatto che io sia inglese sicuramente ha consentito una distanza che è stata importante, e poi francamente io trovo che non ci sia alcuna differenza culturale tra noi inglesi, italiani o di altri paesi europei. Trovo che sia maggiore la distanza culturale tra noi e gli americani per esempio”, ha dichiarato Joe Wright. “La sfida più grande è stata quella di trovare il tono giusto per questa serie, era molto importante non ritrarre Mussolini come un pagliaccio e prenderlo sul serio per fare in modo che la serie potesse intrattenere il pubblico. Non insegnare, non predicare ma intrattenere”.

“Il tono ovviamente nel corso degli episodi cambia, si fa sempre più cupo e sempre più serio, e un’altra sfida importante è stata riuscire ad avvicinarsi alla figura di Mussolini e permettere a Luca di incarnarlo seducendo il pubblico così come Mussolini aveva sedotto non soltanto un’intera nazione, ma anche tanti capi di stati stranieri come Winston Churchill, che negli anni ’30 gli scriveva dei messaggi di ammirazione. Quindi uno degli obiettivi era sedurre il pubblico senza mai perdere di vista quello che è stato l’uomo e che ha commesso”, spiega Wright.

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Stefano Bises lo sceneggiatore ha affermato: “Il primo passo è stato sposare il libro, che si apre e chiude con la voce di Mussolini, e noi abbiamo preso spunto da li per creare questo dialogo con lo spettatore, che ti allontana dal racconto period drama classico. Poi ci c’erano degli elementi che hanno ispirato il tono. Il primo Mussolini è un perdente, sconfitto, opportunista, vile, meschino e bugiardo, e questo per una vicinanza alla tradizione funzionale per creare una comprensione del personaggio e dei suoi sentimenti. Poi man mano che la serie diventa più crudele e più cupa, con quest’uomo che mette i propri vizi capitali e difetti al servizio di un potere feroce, si porta idealmente lo spettatore a sentirsi male per avuto dei sentimenti di comprensione per quel perdente iniziale. E’ stato un lavoro che ci ha caricato di una certa responsabilità verso Antonio Scurati, il romanzo e la memoria storica del nostro paese”.

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“Il cambiamento mi serviva per sentirmi più pesante e presente, e banalmente dico, che dovevo avvicinarmi fisicamente e che aiuta perché trasforma il tutto in un’esperienza sia emotiva che fisica”, dice Luca Marinelli. “Per me è stato importantissimo sia il piano fisico che emotivo, che poi era quello che mi spaventava di più perché, come ho detto tante volte, da antifascista, il fatto di aver dovuto sospendere il giudizio per 10 ore al giorno, negli orari del set, e per sette mesi, dal punto di vista umano è stato devastante. Fortunatamente dal punto di vista artistico, è stata una delle cose più belle che io abbia fatto nella mia vita, soprattutto grazie alla guida di Joe e al lavoro di tutti quanti, perché siamo stati una squadra meravigliosa. E’ stato per l’appunto devastante dal punto di vista umano e necessario dal punto di vista artistico”.

“Con Joe abbiamo pensato di togliere tutte quelle definizioni come cattivo, mostro, diavolo, che sono secondo me definizioni che non fanno altro che giustificare una nostra posizione e allontanare questa figura e metterla quasi su un altro pianeta, invece era un essere umano che coscientemente ha scelto quello che ha fatto e ha imboccato questa via criminale che ha portato se stesso e il paese alla distruzione totale”, svela Marinelli. “Guardando anche solo il trailer io mi emozioni perché so il piano umano che c’è dentro questa serie che penso abbia toccato tutti noi e la parte più oscura di noi stessi, e questo da esseri umani è qualcosa che segna molto. Dal punto di vista artistico credo che denoti un grandissimo coraggio di ognuno di noi e il bisogno che ha avuto prima di tuto Joe”.

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“Io avevo letto i libri scritti proprio dal mio personaggio, tutti pubblicati dopo il 45, e avevo visto effettivamente una forte adulazione, anche a posteriori di tutto quello che è successo, nei confronti di Mussolini. Cesare Russo non è mai riuscito a parlare male di Mussolini, e Joe Wright ha suggerito subito a me Luca di lavorare su una sorta di amicizia tossica, una relazione di codipendenza”, racconta Francesco Russo interprete di Cesare Russo.

“Personalmente ho pensato di lavorare su Cesare Rossi come se questo avesse vissuto una sorta di Sindrome di Stoccolma verso Mussolini, dal momento che rappresentava la persona che non lui non è mai riuscito ad essere. E questo è poi effettivamente la metafora di un intero paese che si lascia sedurre da questo personaggio. Ho lavorato in particolare sull’aspetto dello stare fisicamente nell’ombra, c’è uno storico che lo chiama eminenza grigia, e su suggerimento di Joe Wright, ho cercato di rendere questo stare nell’ombra stando costantemente dietro le spalle di Mussolini, spuntando da dietro le tende, da dietro le quinte, per far vedere questo personaggio che vuole cambiare le cose senza però metterci mai la faccia”.

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Barbara Chichiarelli nella parte di Margerita Sarfatti amante e artefice del Duce ha detto: “Personalmente non conoscevo molto bene la sua vita, è una donna che ha avuto una vita complessa e ancora così poco conosciuta in Italia. Ho avuto modo di leggere i suoi libri e approfondire la sua figura, e a proposito di questa dinamica di seduzione e abbandono, che lei ha vissuto come Cesare, c’è anche l’aspetto che lei viene in qualche modo tradita in quanto ebrea. In suo scritto, che non è ancora stato tradotto, si incolpa di aver celebrato Mussolini e soprattutto di non essere riuscita a contenerlo. Un dolore quindi enorme sia da un punto vista intellettuale che emotivo, che l’ha portata ad allontanarsi e dissociarci dalla figura del Mussolini”.

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Benedetta Cimatti volto di Donna Rachele spiega: “Rispetto alla figura di Donna Rachele io sono partita dallo studio della sceneggiatura, e la difficoltà più grande, essendo anche romagnola, è stata liberarmi dal pregiudizio iniziale che avevo nei confronti di questa donna, e mi sono resa conto di essere passata dalla rabbia a una sorta di pena. Ho cercato di rappresentarla al meglio dandole un’umanità, cercando le sue debolezze e le sue fragilità senza giudicarla. Donna Rachele vive questa fascinazione in modo diverso avendo un rapporto più intimo e personale con Mussolini, e in qualche modo è come se fosse prigioniera di questa violentissima dipendenza affettiva, in cui lei ha amato tantissimo quest’uomo. Credo anche che lei si sia riuscita a difendere mantenendo la propria autenticità, non cavalcando l’onda della mondanità, del potere, rimanendo di conseguenza umile e fedele a stessa. Lei infondo era la roccia di Mussolini”.

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Infine Antonio Scurati autore del romanzo da cui è tratta la serie ha dichiarato. “Io ho fiancheggiato dall’esterno la scrittura e poi qualche volta anche la produzione. Per me è stato intellettualmente appassionante e avvincente partecipare da esterno alla scrittura di questa serie, con frequenti confronti e discussioni a tutto campo soprattutto con Stefano e Davide. Ovviamente sentivo quanto gli autori la responsabilità, e ammetto di aver molto dubitato inizialmente riguardo ad alcuni aspetti fondamentali come il tono, il fatto di evitare di dipingere Mussolini come un personaggio comico e renderlo e mostrarlo in tutta la sua forza di seduzione.

Queste erano state le stelle polari da cui mi ero sforzato di tenermi lontano durante la scrittura del libro, e ho addirittura cercato una forma letteraria nuova per evitare di generare nel lettore empatia con il personaggio, e mi sono proibito tutta una serie di procedure romanzesche fondamentali. Non volevo che il lettore empatizzasse con Mussolini, non volevo che ne venisse sedotto, volevo assolutamente evitare che risultasse un personaggio da commedia perché il fascismo è stata una terribile tragedia e continua a stendere la sua ombra su di noi.

Invece ammetto che avevano ragione Stefano e Davide ad andare fino in fondo con quelle premesse artistiche, e quando ho visto il risultato sul piccolo schermo sono rimasto abbagliato, ammirato e contento che le mie preoccupazioni e i miei timori abbiamo creato qualche esitazione in più ma non siano state motivo di ostacolo. Questo è un grande copione, una grande regia, una grande prova di attore e non ce ne sono moltissime, non me ne voglia Joe Wright, ma credo che questa sia l’espressione dell’eccellenza artistica e della creatività del nostro paese”.

La colonna sonora di M – Il Figlio del Secolo è composta da Tom Rowlands, noto anche per essere parte del duo britannico di musica elettronica The Chemical Brothers, tra i pionieri che hanno portato il big beat in prima linea nella cultura pop, scalando le classifiche di tutto il mondo. Pluripremiati, hanno all’attivo 6 Grammy Awards, 1 Brit Award, 1 MTV Europe Music Award e un NMA Award.

Accanto a Marinelli ancheFederico Majorana interpreta Amerigo Dumini; Lorenzo Zurzolo è invece Italo Balbo; Federico Mainardi che interpreta Albino Volpi; Maurizio Lombardi nei panni di Emilio De Bono;  Gianmarco Vettori in quelli di Dino Grandi; Gaetano Bruno che interpreta Giacomo Matteotti; Paolo Pierobon nei panni di Gabriele D’Annunzio; Elena Lietti è Velia Titta, moglie di Giacomo Matteotti; Gianluca Gobbi nel ruolo di Cesare Maria de Vecchi; Gabriele Falsetta in quello di Roberto Farinacci. Vincenzo Nemolato interpreta Vittorio Emanuele III.

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Emanuela Giuliani


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