“L’Ufficiale e la Spia”, Luca Barbareschi ed Emmanuelle Seigner raccontano il nuovo film di Roman Polanski al cinema dal 21 novembre
Il regista Roman Polanski, torna sul grande schermo raccontando uno dei più grandi errori giudiziari della storia avvenuto in Francia tra il 1894 e il 1906, la cui risonanza divise l’opinione pubblica del tempo, e vide Emile Zola schierarsi tra gli innocentisti e puntare il dito contro il clima di antisemitismo che imperversava nella Terza Repubblica francese, attraverso l’articolo da lui scritto, e che dà il titolo al film, “J’Accuse”.
Un dramma in costume che trae ispirazione dal romanzo scritto nel 2013 da Robert Harris, “L’Ufficiale e la Spia/The Dreyfus Affair”, amico dello stesso Polanski, non chè co-sceneggiatore dell’opera.
Siamo nel gennaio del 1895, i fratelli Lumière, hanno da poco dato vita e quello che convenzionalmente chiamiamo Cinema, ed il capitano ebreo Alfred Dreyfus, accusato, processato, umiliato e disonorato pubblicamente nel cortile dell’Ecole Militaire di Parigi, poiché ritenuto un informatore dei tedeschi, viene condannato e confinato sull’isola del Diavolo, nelle Guyana francese, dove tenta di lenire la propria angoscia e solitudine scrivendo delle accorate lettere alla moglie.
Ad assistere all’implacabile decisione di tale pena, l’ufficiale Picquart, il quale una volta a capo dell’unità del controspionaggio militare, si rende conto che il passaggio di informazioni al nemico continua, e tormentato da numerosi dubbi riguardo la reale colpevolezza di Dreyfus, dichiaratosi sempre innocente, inizia a combattere contro un’intera nazione alla ricerca della verità.
“Inizialmente doveva essere americano ed è meglio che sia francese perchè identitario” – dichiara Luca Barabareschi presente all’incontro stampa, affermando in oltre di conoscere il progetto fin dalla nascita – “E’ un film difficile che mi ha fatto soffrire, perché ci si chiede in quanti conoscono Zola e Dreyfus. Si è sempre un po’ ostili perché sono lavori che hanno bisogno di un loro tempo per maturare. Noi abbiamo confuso questa storia e dobbiamo accettare la posterità, la posterità è una notizia data alla Francia sull’emozione. Jonathan Sacks è un capo rabbino di Londra che ha teorizzato la differenza tra la posterità e la mafia, la mafia fa un’offerta che nessuno può rifiutare e la posterità dà una notizia che nessuno potrà mai capire. Noi siamo l’Europa di Voltaire, di Spinoza, l’Europa dell’elaborazione del pensiero ed accettiamo un pensiero politicamente corretto” – sottolinea Barbareschi – “Questo film ribalta il paradigma e racconta una storia vera. I dialoghi riportati corrispondono esattamente a quelli del tribunale. Racconta qualcosa che è accaduto e che sta riaccadendo, con la deligittimazione del meccanismo politico, del meccanismo giudiziario ed in qualche modo quello militare, e nel momento in cui queste tre architravi vengono a mancare nasce l’antisemitismo. Roman ha realizzato il film più bello della sua vita, e ha dimostrato come l’artista sia sempre dieci anni avanti agli altri”.
Barbareschi prosegue spiegando la scelta di mettere sotto ai riflettori un personaggio minore come Picquart invece di Dreyfus.
“In realtà Dreyfus è un uomo piccolo, non è un eroe o un personaggio epico, ma un uomo che subisce un’ingiustizia, e la scelta oculata di Harris e Polanski è stata scegliere un punto di vista molto bello che è un laico, che dice “io ti difendo perchè tu hai ragione”, e non perchè ama gli ebrei o per amicizia. Questo è un momento di alta commozione che riporta in primo piano il rapporto tra gli uomini”.
Per quanto concerne la dimensione femminile, ha preso la parola Emmanuelle Seigner, moglie di Polanski e naturalmente tra gli interpreti.
“Adoro lavorare con Roman, perchè è un grandissimo regista. E’ molto bravo nel montaggio ed il fatto che sia mio marito non cambia molto. Quando lavoro con lui sono un’attrice alla pari delle altre, certo la differenza è che mi conosce meglio, questo è il sesto film che giro con lui, e so come sfruttare al meglio la mia recitazione per il ruolo che mi ha dato. Anche se in questo caso si trattava di un personaggio secondario mi è molto piaciuto realizzare un film d’epoca” – continua – “E’ un film molto importante, non solo per l’imponenza delle scenografie e dei costumi, bensì perchè tratta di questioni estremamente attuali quali, il razzismo, l’antisemitismo, l’odio per l’altro e la contraffazione dell’esercito e delle autorità. Problemi reali che malgrado i progressi fatti a livello scientifico e tecnico, gli uomini continuano a perseguire ed essere cattivi, e spero inviti la gente a riflettere. Nei primi quattro giorni il film ha registrato 400.000 ingressi e questo nonostante le sciocchezze e le critiche della stampa” – afferma la Seigner in merito alle accuse mosse nei confronti del marito, e conclude specificando che questa storia evidenzia il fatto che spesso chi è accusato non sempre è il vero colpevole, ed ha invitato tutti a concentrarsi su questo. Piccoli uomini che sono coinvolti in qualcosa di più grande di loro, questi sono i personaggi di Polanski.
A tal proposito è intervenuto Barbareschi.
“Siamo nell’epoca del rutto libero, ognuno si alza e dice la sua. Quando un ministro francese consiglia di non vedere un film è un fatto grave soprattutto in un paese libertino come la Francia. E’ assurdo che questo si trasformi nel paese più moralista più di tutti i moralisti, ma la responsabilità è anche della stampa. Quando Ida Magli, in un libro bellissimo, diceva che i giornalisti sono i sacerdoti della comunicazione, era vero. Il canone occidentale divide la letteratura dal giornalismo, non c’è paragone tra Cervantes e la cronaca, il letterato deve fascinare con l’arte ed il cronista è il sacerdote della comunicazione. Ha la responsabilità della notizia e della sua divulgazione. Mai come oggi vorrei che le informazioni fossero verificate prima di farle leggere a mio figlio, perchè ora la responsabilità editoriale purtroppo è fuori asse”.
Il caso Dreyfus probabilmente non è ancora chiuso, poichè gli affari di Stato non si chiudono mai veramente. E’ un ingranaggio complesso e la bellezza di questo film è proprio quello di lasciarne emergere i segreti, mostrando che non tutto viene detto e non esiste una giusta conclusione, ma solo la realtà.
“L’Ufficiale e la Spia”, arriverà nelle sale cinematografiche italiane il 21 novembre ed il cast include: Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric, Melvil Poupaud, Damien Bonnard, Denis Pdalydès, Vincent Grass, Grégory Gadebois, Wladimir Yordanoff, Didier Sandre.
Chiaretta Migliani Cavina
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