L’Ora più Buia – Recensione
L’eccellente interpretazione di uno straordinario e carismatico Gary Oldman, carico di verve, ineccepibile in ogni sua sfumatura ed aspetto, fa emergere, in modo deciso e ben delineato, la ruvida ed introversa figura del Primo Ministro Britannico Winston Churchill, nel lungometraggio diretto da Joe Wright: L’Ora più Buia, performance, valsa il Premio come Miglior Attore in un Film Drammatico ai 75° Golden Globe, la quale non permette, fortunatamente, alla pellicola di scivolare rovinosamente in un alienante, ed imbarazzante, totale distacco emotivo.
La narrazione statica, causa la debole incisività dei prevedibili dialoghi, di una non particolarmente esaltante, e adeguatamente curata, costruzione della sceneggiatura scritta da Anthony McCarten, ne penalizza il risultato finale complessivo, negando la possibilità di creare i presupposti di base necessari in grado di stabilire un giusto contatto empatico, con l’importante, cruciale vicenda, limitandone, di conseguenza, il trasporto nel coinvolgimento.
Il caratteristico tratto gotico dell’atmosfera drammatica, dall’effetto, a volte claustrofobico dovuta alla costante ambientazione scenica chiusa dei vari episodi, è sapientemente sottolineata dalla fotografia di Bruno del Bonnel, la quale contribuisce a valorizzare la tensione, e l’inquietudine, dell’intenso e delicato momento, il cui lento ritmo è scandito dalle musiche della colonna sonora, priva di un doveroso tono energico, dell’italiano Dario Marianelli, Premio Oscar per Espiazione.
Wright, tenta di far affiorare il lato intimo di un personaggio dal notevole ed innegabile peso storico, la cui controversa, burbera personalità, visivamente, e palesemente, non compresa, amata ed apprezzata dai colleghi, e dallo stesso Re George, sopraffatto da molteplici dubbi e timori, cercando di trarre, trasmettere e far percepire, le emozioni ed i turbamenti, scaturiti dalle imponenti responsabilità a cui dovette far fronte, cercando di focalizzare l’attenzione sull’animo ed immagine dell’uomo, eclissata, naturalmente, dalla figura del leader politico.
Ago della bilancia, la spinosa scelta tra una tregua duratura con la Germania nazista di Hitler, attraverso il negoziato di un trattato internazionale, e il rifiuto della proposta nemica entrando ufficialmente in guerra, non cedendo al ricatto e sottomissione, proteggendo, ed innalzando, gli ideali di pace e libertà della propria nazione, mostrandone i differenti punti di vista della crescente agitazione psicologica personale, e generale, dovuta alla frenetica ricerca di una giusta e tempestiva soluzione, in grado di portare in salvo i 400.000 soldati intrappolati sulla costa di Dunkerque, episodio, quest’ultimo, ricostruito ampiamente nella suggestiva opera di Christopher Nolan: Dunkirk.
L’Ora più Buia, presentato fuori concorso al Torino Film Festival, nonostante la passione magistrale di Oldman, e il grande cast in cui troviamo: Lily James la sensibile e fidata segretaria Elisabeth, Ronald Pickup nel ruolo di Neville Chamberlain, Stephen Dillane, il ministro degli esteri Lord Halifax, favorevole ad una pace con il Fuhrer, e Kristin Scott Thomas moglie dello statista, ed unica in grado di tenerlo a bada, Clementine, non centra l’obiettivo deludendo in gran parte le aspettative, non essendo all’altezza di suscitare l’adrenalinica apprensione di un evento storico, che ha segnato in modo profondo le sorti mondiali, cambiandone l’assetto, attraverso inevitabili nuovi equilibri, distribuito da Universal Pictures, sarà nelle sale cinematografiche il 18 gennaio 2018.
© Riproduzione Riservata