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Longlegs, la recensione dell’horror con un irriconoscibile Nicolas Cage

Arriva nelle sale italiane il 31 ottobre: Longlegs, l’horror di Osgood Perkins con un irriconoscibile Nicolas Cage.

Elogiato dal regista premio Oscar Guillermo del Toro, Longlegs, l’horror scritto e diretto da Osgood Perkins, figlio del celebre Anthony, dopo aver fatto impazzire i cinema statunitensi incassando nel primo fine settimana 22 milioni di dollari ed essere diventato un successo virale, è stato presentato in anteprima nazionale alla 19esima Festa del Cinema di Roma.

Longlegs, sinossi

Sul grande schermo delle sale italiane il 31 ottobre distribuito da Be Water Film in collaborazione con Medusa Film, Longlegs, interpretato da Maika Monroe e Nicolas Cage, vede al centro della scena la giovane agente dell’FBI Lee Harker (Monroe), la quale, appena reclutata, dimostra un’intuizione inspiegabile sul campo, come riuscire a supporre correttamente che in una determinata casa ci sia un assassino.

Ipotizzando si tratti di capacità di chiaroveggenza, la Lee viene assegnata all’indagine di un caso decennale: una serie di efferati omicidi-suicidi irrisolti che hanno coinvolto famiglie in tutto lo stato dell’Oregon, dove ogni volta il padre aveva assassinato la moglie e i figli prima di togliersi la vita. Scene del crimine brutali, in ognuna delle quali viene inoltre ritrovata una lettera con un criptico messaggio satanico firmato “Longlegs”, e, nonostante non ci siano prove forensi di intrusioni domestiche o di soggetti esterni presenti, la grafia non appartiene a nessuna delle vittime. Casi feroci che riveleranno avere una matrice occulta, e con i quali la Harker scoprirà di avere una connessione personale con l’assassino fin dall’infanzia.

Longlegs, non è il solito horror o thriller

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Suddiviso in tre parti: Le sue lettere, Tutte le tue cose e Birthday Girls, con Longlegs Perkins, al suo quarto lungometraggio dopo: February – L’innocenza del male del 2015, Sono la bella creatura che vive in questa casa del 2016, e Gretel e Hansel del 2020, prosegue la sua esplorazione della zona più oscura e malsana dell’inconscio. Un percorso inquietante tra follia e possessione grazie al quale il regista statunitense traccia e afferma definitivamente la propria strada dalla ben definita identità all’interno del genere.

Longlegs, non è il solito horror o thriller, è la rappresentazione del trauma, del male, è la sensazione del pericolo incombente le cui radici affondano nel soprannaturale dell’Oregon degli anni ’70, quando una bambina con una Polaroid nota un’auto fuori casa e segue una voce misteriosa dietro l’abitazione, dove viene avvicinata da un uomo eccentrico truccato di bianco.

Un mondo dalle atmosfere intrise di silenzi e solitudini opprimenti, in cui regnano le simmetrie del simbolismo delle geometrie occulte e la crescente attesa che qualcosa o qualcuno di terrificante si stia nascondendo nell’ombra e ti segua. Una presenza agghiacciante agli ordini del male incarnata perfettamente da un irriconoscibile Nicolas Cage. Una figura dalla voce stridula che danzando con il diavolo offre una visione oltremodo macabra e disturbante che si insinua e striscia sottopelle come un serpente.

Perkins con Longlegs costruisce senza alcun dubbio una storia orrorifica che avvolge lo spettatore nel torbido delle suggestioni più perverse. Giocando abilmente e intelligentemente con l’intuizione, nasconde e non mette a fuoco volti e situazioni, imprimendo e alimentando così quella sensazione di raccapricciante smarrimento nella mente dello spettatore. Seminando indizi districa il piano fino a svelarlo e comporre il suo atroce quadro, forse troppo velocemente e in parte scontato, ma in ogni caso che rimane addosso.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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