L’Ombra di Caravaggio, la recensione: Un Ritratto Incompleto di un Genio Ribelle

La recensione del film diretto da Michele Placido e con protagonista Riccardo Scamarcio: L’Ombra di Caravaggio.

Presentato in anteprima mondiale alla 17ª edizione della Festa del Cinema di Roma, L’Ombra di Caravaggio di Michele Placido esplora l’affascinante e tormentata esistenza di Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, uno dei pittori più iconici e controversi della storia dell’arte. A sei anni di distanza dal suo ultimo lavoro dietro la macchina da presa, 7 Minuti, Placido torna alla regia con un’opera che mescola storia e finzione, cercando di catturare la complessità di un uomo che, attraverso la sua arte, ha cambiato per sempre il panorama artistico e culturale dell’epoca.

Il film non si propone come una biografia tradizionale del pittore, ma piuttosto come una riflessione sulla sua figura, vista attraverso gli occhi dell‘Ombra, un investigatore incaricato dal Vaticano di indagare sul comportamento di Caravaggio, sospettato di comportamenti sovversivi. Il film si svolge in un contesto di inquietudine e contraddizioni, dove Caravaggio appare non solo come un genio artistico, ma anche come una figura rockstar ante litteram, ribelle, trasgressiva e, allo stesso tempo, profondamente devota. Un uomo che ha sempre cercato la divinità nelle persone più umili, nel degrado, nei bassifondi.

Il personaggio di Caravaggio è interpretato da Riccardo Scamarcio, che offre una performance intensa e carica di passione, riuscendo a trasmettere l’energia, la rabbia e il tormento interiore del pittore. Accanto a lui, Louis Garrel interpreta l’Ombra, un inquisitore che si muove tra i chiaroscuri tipici della pittura caravaggesca, rappresentando una figura misteriosa e potente, ma anche simbolo della lotta tra la luce e le tenebre che caratterizza la vita dell’artista.

La sceneggiatura di Sandro Petraglia e Fidel Signorile riesce a rendere giustizia alla figura di Caravaggio non solo come pittore, ma anche come uomo, mettendo in luce la sua ribellione contro la Chiesa e la sua ricerca della verità attraverso la sua arte. La pellicola si concentra sugli ultimi anni di vita dell’artista, quando, rifugiato a Napoli in attesa del perdono papale, affronta la condanna a morte per un duello finito tragicamente. L’indagine dell’Ombra, che cerca di capire la relazione tra la vita e l’arte di Caravaggio, diventa il filo conduttore di una narrazione che esplora i conflitti esistenziali e spirituali di un uomo che ha saputo scuotere le fondamenta dell’arte sacra.

Dal punto di vista visivo, Placido sfrutta sapientemente i chiaroscuri, elementi distintivi della pittura caravaggesca, per riflettere il tumulto interiore del protagonista e le contraddizioni del suo genio. La scenografia e i costumi, realizzati con grande cura, trasportano il pubblico nel 1600, rendendo l’atmosfera del film autentica e immersiva. Le musiche, così come il doppiaggio, sono altrettanto meticolosi e contribuiscono a intensificare il tono drammatico e riflessivo della pellicola.

Tuttavia, nonostante le indiscutibili qualità artistiche e una regia raffinata, L’Ombra di Caravaggio lascia un senso di incompletezza. La sua ambizione, non solo di raccontare la vita di un genio, ma anche di esplorare la sua eredità e il suo impatto sulla società e sulla Chiesa, non è completamente soddisfatta. I 14 milioni di euro investiti e i quattro anni di lavoro sembrano non essere sufficienti per far emergere la complessità e la portata di un personaggio così straordinario. In parte, la pellicola manca di quella forza emotiva che ci si aspetterebbe da un film su uno degli artisti più grandi di tutti i tempi.

A supporto di Scamarcio e Garrel, un cast stellare che include Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua e Vinicio Marchioni, arricchisce il film con interpretazioni forti e diversificate. La Huppert, in particolare, regala una performance affascinante nel ruolo di Costanza, una figura che accompagna Caravaggio attraverso le sue difficoltà e le sue contraddizioni.

L’Ombra di Caravaggio è dunque un film che, pur offrendo uno spunto interessante sulla vita e sull’arte del pittore, non riesce a sfruttare appieno il potenziale della sua narrazione. La pellicola si colloca in una zona ambigua, tra il ritratto personale e l’ambizione storica, ma alla fine soddisfa solo in parte le aspettative. La sua bellezza visiva e la profondità delle performance non riescono a colmare del tutto il vuoto emotivo che resta, lasciando allo spettatore una sensazione di incompiuto.

In sala dal 3 novembre, distribuito da Lucky Red, L’Ombra di Caravaggio è un film che sicuramente farà discutere, ma che potrebbe non riuscire a soddisfare pienamente le alte aspettative suscitatesi intorno a questa ambiziosa produzione.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

6


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