La Scuola Cattolica: l’ambiente, l’educazione, la violenza e il massacro del Circeo

In un quartiere residenziale di Roma sorge una nota scuola cattolica maschile dove vengono educati i ragazzi della migliore borghesia. Le famiglie sentono che in quel contesto i loro figli possono crescere protetti dai tumulti che stanno attraversando la società e che quella rigida educazione potrà spalancare loro le porte di un futuro luminoso. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre 1975 però qualcosa si rompe e quella fortezza di valori inattaccabili crolla sotto il peso di uno dei più efferati crimini dell’epoca: il delitto del Circeo.

I responsabili sono infatti ex studenti di quella scuola, frequentata anche da Edoardo, che prova a raccontare che cosa ha scatenato tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia.

Presentato in anteprima alla 78esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, “La Scuola Cattolica”, diretto da Stefano Mordini, scritto da quest’ultimo assieme a Massimo Gaudioso e Luca Infascelli, arriverà nelle sale il 7 ottobre, e racconta, come detto dallo stesso regista, l’ambiente da cui è germogliato il seme distorto che ha portato ad una delle pagine più nere dell’Italia del dopoguerra, e che molti giovani d’oggi purtroppo non conoscono, affrontando una tematica, quella della violenza sulle donne, ancora tremendamente attuale che mostra tutta la sua brutalità e nei confronti dei quali la strada da fare affinché finisca, è ancora tanta, troppa.

“E’ stato un lavoro collettivo. Il cast è composto da un gruppo di ragazzi molto ampio, da quelli appartenenti alla scuola, ai tre assassini ai nuclei familiari. Abbiamo costruito i personaggi insieme in modo da arrivare ai singoli percorsi, mettendoli in relazione tra loro anche se poi nella storia non si incontrano, e quindi all’ambiente” – dichiara Mordini durante la conferenza stampa avvenuta in occasione della proiezione all’evento del Lido“Abbiamo scelto di non focalizzarci sulla declinazione politica per evitare che il film fosse in qualche modo etichettato e renderlo così più che mai attuale e sottolineando il fatto che le differenze tra le classi non esistono, dal momento che la violenza è presente ovunque nella società. Non si tratta di un conflitto politico, bensì di come l’uomo si permette di esercitare una violenza gratuita per scopi gratuiti sulla donna” – prosegue – “Tutto quello che abbiamo raccontato fa parte di una verità riscontrabile negli atti del processo e presente anche nel romanzo. Un segno di rispetto nei confronti del dolore e della morte di Rosaria, Donatella e del la vicenda stessa narrata dal punto di vista di Donatella. Fin dall’inizio mi sono imposto di non spettacolarizzare la violenza, e nel momento dell’atto ho deciso di lasciare a tutti coloro che guardano il film la responsabilità di capire che cosa è successo, soprattutto ai maschi, che devono ritenersi responsabili oggi come ieri dell’accaduto.”

Il film come detto al pari del romanzo porta avanti ed analizza il discorso di una responsabilità condivisa che include le famiglie e l’intera società, colpevoli in egual misura dell’atroce massacro, e in cui a giocare un ruolo fondamentale sono proprio le madri dai volti in questo caso di Valerio Golino, Valentina Cervi e Jasmine Trinca.

“Per quanto riguarda le madri dei tre ragazzi, si tratta di una responsabilità più o meno conscia, e nel caso della madre da me interpretata penso che lei più che ipocrita sia un’ignava” – afferma Valeria Golino“E’ una mamma a suo modo affettuosa, molto orgogliosa dei suoi figli, e che si diverte con loro parte di un quadro familiare bello. Si tratta infatti di una famiglia colta con un padre professore universitario, dove si suona il pianoforte, un figlio che è un genio e che la madre tratta ancora come un bambino. Un ambiente borghese all’interno del quale tuttavia lei riesce a farsi trattare quasi alla pari e per questo credo che sia un’ignava. E’ chiaro che non conosce né il marito, né i figli, e nel momento in cui questo suo mondo si disintegra non so sicura se lei riesce veramente a comprendere che anche lei ne faceva parte. Mi auguro di sì, ma non credo.”

“Le mamme sono inevitabilmente responsabili anche senza esserne coscienti, e nel caso della mia mamma si tratta di donna che vive in una famiglia cattolica osservante ortodossa, che ha fiducia nelle regole dello stato e crede nella scuola cattolica, forse è l’unica a credere veramente nella scuola cattolica” – dice invece Valentina Cervi“E’ una donna che vive la sua situazione e posizione in sintonia nonostante si avverta una sorta di subordinazione all’uomo. Mentre quest’ultimo infatti vive con leggerezza l’arrivo di un figlio, lei ovviamente si preoccupa perché dovrà crescerlo. Una perfezione familiare che cela in realtà una gabbia. Una dimensione da cui lei, in seguito ad un evento tragico, troverà il coraggio di uscire.”

“Siamo tre madri differenti, tre madri borghesi, nel nostro racconto l’ipocrisia tra il dire e il fare, della doppia morale è molto evidente” – spiega Jasmine Trinca“La mia madre in particolare contrariamente alla scuola cattolica potrebbe avere come segno la vanità. Vive in questo tempio di una bellezza e fama ormai fuggita ed è un aspetto interessante poiché rappresenta una sorta di paradigma nei confronti di un figlio picchiatello, che proprio perchè frutto di questa scuola cattolica non solo la santifica, bensì ma quando sente il bisogno di prevaricarla con una catana, gesto fallico per eccellenza, non riesce e ci racconta così, di conseguenza, l’impotenza di quel maschile che è stato male educato e caricato per essere infallibile con il femminile. Un percorso quindi non accettato dal maschile e degenera fino al crimine, che anche nella borghesia viene portato come una medaglietta.”

Volti delle vittime Benedetta Porcaroli e Federica Totchetti, rispettivamente nei panni di Donatella Coalsanti e Rosaria Lopez.

“Conoscevo la tragedia del Circeo, ma ho dovuto in ogni caso documentarmi perché il contesto politico e storico è completamente diverso da quello attuale a differenza del tema, poiché la violenza è presente oggi più che mai tra gli adolescenti sotto varie forme come i social” –  svela Federica Torchetti – “Il film sottolinea un’educazione che dovrebbe partire dalle scuole, dalle famiglie. Le donne oggi fortunatamente hanno imparato a denunciare, tuttavia il più delle volte non vengono credute e da vittime diventano colpevoli. Su Rosaria il focus è il fatto che lei fosse vergine, e quindi ci si chiede cosa sarebbe successo se non lo fosse stata. Girare le sequenze al Circeo è stato molto difficile, non abbiamo fatto alcun di prova con Stefano perché l’idea era di vivere quelle situazioni in maniera reale. Mi sono lasciate andare entrando in contatto con quel tipo di dolore. C’è stato un grande supporto da parte di sua e un grande rispetto sul set, mi sono sempre sentita protetta”

“Il film ci ha coinvolti in un senso di responsabilità comune legato al voler raccontare questa storia e volerla metterla in luce” – dichiara Benedetta Porcaroli“Io personalmente pur essendo romana e frequentando il Circeo conoscevo la storia ma ero una bambina, quindi ho dovuto approfondire il contesto storico e politico diverso da quello di oggi, a differenza della dinamica della vicenda che è estremamente attuale. Abbiamo provato e parlato pochissimo e seguito il flusso di quei giorni calandoci in quei panni così difficili e atroci da indossare. E’ stata un esperienza necessaria perché credo ci fosse bisogno di un film con un tema così complesso e che continua ad insidiarsi nelle nostra società offrendo mille modi per sopraffare il più debole, ed in questo caso noi donne. Sono entrata subito in contatto con la vicenda e assieme a Stefano e agli altri ho cercato di raccontare il diritto di essere innocenti.”

Stefano Mordini con “La Scuola Cattolica” ha voluto porre un faro su argomento che non trova soluzione, una tematica, una violenza che dilaga rapidamente e sembra che nessuno voglia fermare, ed il cui cast include anche i nomi:  Giulio Pranno, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Fochetti, Leonardo Ragazzini, Alessandro Cantalini, Andrea Lintozzi, Guido Quaglione, Luca Vergoni, Francesco Cavallo, Angelica Elli, Gianluca Guidi, Corrado Invernizzi, Beatrice Spata, Giulio Tropea, Fabrizio Gifuni, Fausto Russo Alesi e Riccardo Scamarcio.

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