“La Dea Fortuna”: il ritorno a casa di Ferzan Ozpetek – Incontro Stampa
Ferzan Ozpetek dopo “Napoli “Velata”, torna al cinema che ama ed appartiene alla sua anima, riuscendo a toccare in profondità il cuore attraverso l’amore, i sentimenti, i conflitti e le crisi, di un legame sentimentale dall’intenso ed inconfondibile sapore universale.
Arturo e Alessandro sono una coppia da più di quindici anni, e nonostante la passione e l’amore si siano trasformati in un affetto importante, la loro relazione è in crisi da tempo. L’improvviso arrivo nelle loro vite di due bambini lasciategli in custodia per qualche giorno dalla migliore amica di Alessandro, Annamaria, potrebbe però dare un’inaspettata svolta alla loro stanca routine. La soluzione sarà un gesto facile. Ma d’altronde l’amore è uno stato di piacevole follia.
“La storia nasce da una mia esperienza personale. Una telefonata che ho ricevuto da mia cognata circa due anni, la quale a causa del critico stato di salute di mio fratello malato di cancro al pancreas, mi disse che nel caso in cui fosse accaduto qualcosa anche a lei, io mi sarei occupato dei loro figli, i miei bellissimi nipoti. E subito dopo aver detto di sì, nell’immaginare due bambini in casa, sono stato sopraffatto da una forte paura e ansia” – dichiara il regista Ferzan Ozpetek presente all’incontro stampa in occasione della presentazione in anteprima del film – “Così ho chiamato Gianni Romoli, mio co – produttore e sceneggiatore, gli ho raccontato la vicenda, ed abbiamo deciso immediatamente di scriver e e portarla sul grande schermo. A differenza delle altre storie però, questa non mostra l’inizio del rapporto, bensì scivola verso la fine abbracciando un concetto del sentimento universale. Guardando infatti il film si perde di vista il fatto che si tratti di una coppia di uomini, poichè le difficoltà relative al cambiamento, dopo tanti anni, della passione, dell’attrazione e dell’erotismo, riguarda ogni coppia ed è ovvio si trasformi in affetto. Chiunque può riconoscersi in questo. Io ho semplicemente raccontato il mio stato d’animo, ed è stato fondamentale riflettere sul rapporto che la persona che ami ha con i bambini, un aspetto che mia incuriosito particolarmente.”
“La scelta dei luoghi è stato molto importante, e devo ringraziare la scenografa Giulia Busnengo, che ha debuttato come assistente volontaria di Bruno Cesari ne “Le Fate Ignoranti”. Per scegliere la giusta location tra le proposte mi sono affidato all’istinto e all’emotività, proprio come per le musiche della colonna sonora, dove potete ascoltare il brano di Mina, e l’ultimo singolo di Diodato, titolo di coda del film. Io e Mina ci conosciamo personalmente da anni ed è una delle persone più importanti della mia vita. E’ stata lei ha consigliarmi Barbara Alberti, che ora amo alla follia come del resto Dora Romano” – prosegue il regista – “Molti mi dicono che uso troppa musica, ma questa volta non ho voluto ascoltarli. Non mi sono trattenuto lasciandomi andare all’istinto e all’emozione.”
“Tutti i miei film sono pervasi da una sottile ironia che rispecchia la mia visione della vita, dal momento che anche nei momenti più bui io riesco sempre a ridere. Alleggerisco le situazioni miscelando commedia e dramma. Ma la vera rete di sicurezza è costituita da una sceneggiatura forte e solida, che permette sia a me che agli attori di improvvisare non allontanandoci dalla struttura di base e al concetto di emozioni attorno a cui ruota, si sviluppa e costruisce il film.”
“Tra i personaggi che amo di più in “La Dea Fortuna”, che rappresenta un ritorno a casa, c’è senza dubbio quello di Alessandro, Edoardo Leo. Ispirato a un vero idraulico dalla particolare sensibilità che stabiliva in qualche modo, un contatto, un bizzarro dialogo con gli oggetti che doveva riparare” – conclude – “E dà lì è nata l’idea per la psicologia e il modo di fare del personaggio, forte e fragile al contempo, innamorato veramente del proprio compagno. Una figura dall’atteggiamento maschile ma con dei sentimenti femminili. Rustico, e non nego che avrei voluto avere un amico così.”
Interpreti protagonisti di questo ritorno a casa di Ferzan Ozpetek, Edoardo Leo, Stefano Accorsi e Jasmine Trinca.
“Quando ho finito di leggere per la prima volta la sceneggiatura ho pensato che questo personaggio per la mia vita professionale fosse un regalo vero” – afferma Edoardo Leo – “Io non avevo mai lavorato insieme a Ferzan, ma confesso che erano parecchi anni che speravo in una sua chiamata, ed è la cosa migliore che potesse accadermi. Un impegno particolare, un investimento emotivo enorme, perché entrare nella famiglia di Ferzan significa essere coinvolti in un viaggio per 24 ore su 24” – continua – “L’aspetto più insidioso è stato quello di restituire la dignità ed una percezione diversa da quella che si ha in Italia, ad un personaggio da sempre legato alle commedie sexy degli anni ’70 e ’80. Ma quando lavori con un regista come Ferzan, devi semplicemente fidarti e lasciarti guidare. Inizialmente giustificavo i suoi continui cambiamenti nelle scene, alcune delle quali create e scritte poche ore prima di girare, con il fatto che fosse ansioso, ma ho capito che cerca semplicemente di portare a termine il lavoro nel migliore dei modi, chiedendo la nostra partecipazione e presenza.”
“Sono rimasto molto coinvolto, emozionato e divertito nel leggere il copione. E’ un modo di raccontare una storia che è unica ma che a che fare con la vita di tutti, ed è un aspetto di Ferzan che mi ha sempre colpito moltissimo” – aggiunge Stefano Accorsi – “Sia le sceneggiature che i film mi arrivano al cuore come attore e spettatore, ed essere sul set con lui, è come vivere in un vero e proprio quartiere. E’ un pezzo di strada, di vita che percorri insieme, e come tutte le cose belle ricordi ogni momento. Ferzan è imprevedibile perché hai un’idea della scena ma non sai esattamente cosa accadrà, dal momento che potrebbe essere l’opposto.”
“Non penso che in origine l’idea della Dea Fortuna fosse legata al mio personaggio, però senza dubbio Annamaria racconta la fortuna in senso classico, in quel caso che arriva in modo disordinato e all’improvviso, irrompendo nella vita di questi due uomini, rappresentando un elemento di svolta perché sconvolgendone l’equilibrio, trasforma quella che era una situazione persa nella ruotine” – conclude infine Jasmine Trinca – “Naturalmente, come sempre del resto, sta a noi cavalcarlo e decidere come prendere questa vita che può portare anche del dolore. E l’idea che proprio il dolore si tramuti in amore totale, è qualcosa che adoro profondamente.”
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