Inside Out 2, la recensione: il turbolento viaggio emotivo verso l’adolescenza

La recensione di Inside Out 2, il film Disney e Pixar nei cinema italiani dal 19 giugno distribuito da Walt Disney Pictures.

A distanza di 9 anni dal primo viaggio nella mente di Riley, con quel gioiellino del 2015 di: Inside Out, vincitore dell’Oscar come miglior film d’animazione, la Disney e Pixar torna ad esplorare le emozioni della piccola protagonista, ora tredicenne in piena crisi adolescenziale, con: Inside Out 2, nelle sale italiane dal 19 giugno distribuito da Walt Disney Pictures.

In questo nuovo atteso sequel, come detto Riley è alle prese con il delicato passaggio che dall’infanzia porta della pubertà, e quindi con nuove e inaspettate emozioni pronte a dare voce a quel particolare e tumultuoso stato d’animo che ognuno di noi ha attraversato.  Una fase fondamentale difficile da spiegare ma non impossibile almeno per la Disney e Pixar, che decidono di immergersi in quel labirinto emotivo della crescita e scoperta di sé nonché di: Ansia, Ennui o Noia, Invidia e Imbarazzo.

Emozioni che Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto conosceranno nel momento in cui improvvisamente il quartier generale sarà inaspettatamente sottoposto ad una ristrutturazione, e con le quali dovranno imparare inevitabilmente a convivere per il bene di Riley, vittima del caos psico-emotivo non sapendo come gestire questo sconosciuto vortice in cui positività e negatività si fondono e confondono alla ricerca di un equilibrio stabile.

Inside Out 2, tutte le emozioni hanno un lato positivo

scena inside out 2

Scritto da Meg LeFauve e Dave Holstein, Inside Out 2 segna il debutto alla regia di Kelsey Mann, che dopo aver contribuito ad altri film d’animazione come Il viaggio di Arlo e Onward – Oltre la magia, prende il timone lasciato da Pete Docter, regista del primo capitolo e oggi direttore creativo dei Pixar Studios, qui coinvolto come produttore esecutivo.

Un esordio carico di aspettative e inevitabilmente accompagnato da una certa dose di scetticismo: riuscirà Inside Out 2 a ritrovare quell’alchimia emozionale che nel 2015 ha toccato il cuore di spettatori di ogni età? La risposta è sì, e lo fa espandendo con coraggio e intelligenza il mondo interiore della giovane protagonista, Riley, ora alle soglie dell’adolescenza.

Lontano dall’essere un semplice sequel, Inside Out 2 affronta il delicato passaggio tra infanzia e adolescenza con una sensibilità nuova, ampliando il ventaglio delle emozioni in gioco. Ansia, Invidia, Imbarazzo, Ennui (Noia) sono le nuove voci che entrano nel quartier generale della mente di Riley, ognuna con una funzione precisa e mai banale. L’ansia, ad esempio, non è la “nemica” da combattere, ma un’emozione che nasce dall’amore e dalla volontà di protezione, anche se a volte può prendere il sopravvento. Invidia, con i suoi occhioni pieni di ammirazione, riflette quel senso di inadeguatezza che spesso accompagna la crescita. Ennui porta con sé una riflessione più filosofica, mostrando come anche l’apatia possa offrire uno spazio di raccoglimento e riflessione. Imbarazzo, infine, con la sua goffaggine e il suo rifugiarsi in una felpa, simboleggia quel bisogno di protezione prima di affrontare il cambiamento.

Il film riesce nella difficile impresa di far riflettere senza appesantire, di emozionare senza retorica. La narrazione cresce con Riley: se nel primo film il fulcro era il dolore legato al trasferimento in una nuova città, qui l’attenzione si sposta sul desiderio di appartenenza, sull’ambizione, sulla paura del giudizio. Riley vuole entrare nella sua squadra di hockey preferita, diventare parte di un gruppo, ma questo comporta inevitabilmente delle rinunce – come il distacco dalle amiche di sempre – che fanno parte del processo di crescita.

Inside Out 2 è, in definitiva, una centrifuga emozionale che rappresenta in modo maturo e autentico il caos dell’adolescenza. Con un’animazione sempre all’altezza degli standard Pixar e una scrittura capace di parlare sia ai più piccoli che agli adulti, il film conferma l’importanza di accogliere ogni emozione, perché tutte – nessuna esclusa – hanno un valore, un ruolo e un motivo d’essere. Ed è proprio questo il messaggio più potente del film: crescere non significa eliminare le emozioni scomode, ma imparare a convivere con loro, integrarle, comprenderle.

Un viaggio interiore, profondo e travolgente, che fa ridere, commuovere e soprattutto pensare in un panorama cinematografico dove spesso si predilige l’intrattenimento fine a sé stesso, ribadendo con forza che il cuore – e la mente – dello spettatore meritano qualcosa di più.

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Emanuela Giuliani

Il Voto della Redazione:

7


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