La recensione de il Vizio della Speranza, il film diretto da Edoardo De Angelis nelle sale cinematografiche il prossimo 22 novembre.
“Il Vizio della Speranza” è un film che si immerge nell’anima umana, esplorando la lotta tra il dolore e la speranza, tra il destino e la possibilità di riscatto. Con la regia di Edoardo De Angelis, il film racconta la storia di Maria, una donna che vive una vita segnata dalla ripetizione quotidiana, senza sogni né desideri, ma con una forza interiore che la porta a fare fronte a un’esistenza fatta di sacrifici. La protagonista, interpretata magistralmente da Pina Turco, è un personaggio che sembra assorbire il peso della vita senza mai arrendersi, ma la sua esistenza cambierà quando, inaspettatamente, la speranza bussa alla sua porta.
Il film è ambientato lungo un fiume, che sembra rappresentare il fluire inesorabile del tempo. Maria, un’anima segnate dalla monotonia e dall’ineluttabilità della vita, traghetta donne incinte da una sponda all’altra, in quello che sembra un purgatorio senza fine, dove le tragedie e le gioie si sovrappongono in un ciclo continuo. Il fiume diventa così un simbolo potente di questo passaggio, non solo fisico ma anche esistenziale. La sua vita, apparentemente priva di significato, trova un barlume di speranza quando la protagonista si trova ad affrontare una situazione che le offre l’opportunità di riscrivere la sua storia.
Il film si distingue per la sua capacità di intrecciare un tema spirituale e mistico con un racconto dalle sfumature quasi bibliche. Come sottolinea lo sceneggiatore Umberto Contarello, l’intento era quello di creare una parabola che fosse al contempo lirica e universale, quasi cristiana nella sua essenza. Il tema della speranza, o meglio del “viziarne” come elemento che travolge e cambia, diventa la chiave di volta per comprendere la trasformazione della protagonista. In questo contesto, la speranza si manifesta come una forza viscerale, miracolosa, capace di rinnovare la vita anche nei momenti di maggiore disperazione.
Edoardo De Angelis, che oltre a essere il regista è anche marito di Pina Turco, offre una visione che rifiuta il semplice realismo per abbracciare un tratto surreale e simbolico. L’inverno, come metafora di un periodo di stagnazione, si fa palcoscenico per una trasformazione che avviene piano piano, proprio come la natura stessa si prepara a rinascere. Il regista si sofferma sull’attesa, sulla pazienza di chi resiste alle difficoltà della vita, per poi accorgersi, nel momento opportuno, che è ancora possibile agire.
A dare sostanza a questa narrazione è la colonna sonora di Enzo Avitabile, la cui musica diventa un elemento imprescindibile della vicenda. La sua composizione riesce a fondersi con il racconto, trasmettendo emozioni che non sono mai invadenti, ma piuttosto in perfetta armonia con le immagini sullo schermo. Le sue melodie, che si intrecciano con il ritmo narrativo, contribuiscono a rendere il film ancora più intenso, amplificando il senso di attesa e la potenza della speranza che, lentamente, prende forma.
Pina Turco, nel ruolo di Maria, è l’anima del film. La sua interpretazione è sottile e profonda, capace di trasmettere con pochi tratti il peso di una vita vissuta nel sacrificio. Maria è una donna che, pur senza voce, trova il modo di rispondere alle chiamate della vita. Il suo percorso emotivo è uno dei più toccanti e affascinanti del film, che riesce a rendere palpabile il passaggio dall’oscurità alla luce, dalla rassegnazione all’azione.
Le altre performance del cast sono tutte all’altezza del progetto. Massimiliano Rossi e Marina Confalone riescono a dare vita a personaggi complessi, con toni spesso drammatici ma anche di un’umanità disperata e contraddittoria. La partecipazione di Cristina Donadio, nei panni di una madre assente e distruttiva, e quella di Umberto Contarello come sceneggiatore, contribuiscono a costruire il mondo di “Il Vizio della Speranza”, dove la realtà sembra piegarsi e, al contempo, rigenerarsi sotto la forza di una speranza inarrestabile.
Il film, pur non convincendo a pieno in tutti i suoi passaggi, riesce comunque a lasciare un segno importante nel cuore dello spettatore. Il suo tratto surreale può sembrare distante in alcuni momenti, ma non impedisce al film di scuotere le coscienze e suscitare riflessioni profonde sulla vita e sul significato dell’esistenza. “Il Vizio della Speranza” ribadisce con forza che nulla è perduto, e che la vita, nonostante tutto, può sorprendere e offrirci nuove possibilità.
In conclusione, “Il Vizio della Speranza” è un film che, pur avvolto in un velo di simbolismo e surrealismo, arriva dritto al cuore, portando con sé un messaggio di rinnovamento e di fiducia nel futuro. Con la regia innovativa di De Angelis, l’intensa performance di Pina Turco e una colonna sonora evocativa, il film non solo riflette sul dolore e sulla disperazione, ma anche sulla rinascita, mostrando che anche nelle tenebre più fitte può nascere una luce.
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Emanuela Giuliani
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