“IL PROFESSORE E IL PAZZO” – Recensione: Mel Gibson e Sean Penn al cinema dal 21 marzo
Il regista P.B. Shemran, pseudonimo con il quale lo sceneggiatore e produttore cinematografico iraniano Farhad Safinia, autore dello script di “Apocalypto” e della serie televisiva “Boss”, firma il “IL PROFESSORE E IL PAZZO”. Un racconto che non solo, porta sul grande schermo la vera storia della creazione dell’ambizioso progetto di compilazione dell’Oxford English Dictionary, bensì, scavando negli animi dei due protagonisti, mostra il labile e sottile confine tra genio e follia, attraverso il confronto dove la pazzia, l’omicidio, l’ignoranza e il caos rappresentano l’oscurità, e la sanità mentale, la conoscenza e l’ordine la luce.
Due figure dalla straordinaria passione, dalle opposte esistenze ed esperienze, ma il cui medesimo ardore ha cambiato per sempre il corso e la visione della letteratura, e che trovano nei rispettivi, carismatici, interpreti la loro affascinante ed intensa trasposizione, o incarnazione, cinematografica.
Mel Gibson e Sean Penn, per la prima volta insieme, l’uno nelle vesti del Professor Murray, autore dell’opera nel 1857, dalla notevole ed ammirabile istruzione, nonostante non abbia mai conseguito alcun elevato titolo di studio, l’altro nell’ex ufficiale dell’esercito statunitense Dr. W.C. Minor, così profondamente turbato e perseguitato dai fantasmi della guerra, tanto da uccidere, erroneamente un innocente padre di famiglia. Riconosciuto incapace di intendere e di volere, l’uomo, senza il quale non si sarebbe potuto portare a termine la grandiosa opera, venne condannato a scontare la pena in un ospedale psichiatrico. Aspetto questo, che permetterà alla vicenda di buttare un occhio all’interno delle cliniche della fine del XIX secolo, e, se pur non approfonditamente, agli orrori delle tecniche utilizzate per la cura dei pazienti affetti da tali disturbi mentali, e di conseguenza, alla allora scarsa conoscenza relativa a quest’ultimi.
“Quando Mel Gibson mi ha chiesto di adattare il libro di Winchester, data la complessità e l’entusiasmo che caratterizzano la storia, mi sono sentito euforico e scoraggiato” – afferma Shermran/Safinia – “Mentre scrivevo la sceneggiatura, ai notiziari si parlava del lancio da parte di Google, del suo progetto “moon shot”, ossia scansionare su Internet ogni libro esistente, e contemporaneamente, Apple rilasciava il suo ultimo iPhone. Facebook permette di connetterci con chiunque vogliano, e Wikepia chiede a noi utenti comuni, di contribuire a creare l’enciclopedia più completa mai concepita prima” – prosegue – “Ciò che avevo di fronte era una storia intensa e contemporanea dalle speranze, ambizioni e lotte, non solo simili a quelle di Zuckerberg, Jobs e Gates, bensì sembrano quasi anticiparne le azioni, per questo è un film attuale e non d’epoca.”
Una rappresentazione che va dall’impatto iniziale dato dal concitato inseguimento da parte di Minor, che anticipa l’imminente, confusionario delitto, nei bassifondi londinesi, alla frenesia ed esasperazione della squadra di redattori guidata da Murray. Dall’inconsueto ed inaspettato legame di amicizia dei due protagonisti, allo sconvolgente, impossibile, prematuro sentimento di amore provato da Minor e la vedova.
“IL PROFESSORE IL PAZZO”, convince e coinvolge, emozionando e commuovendo, grazie anche alla presenza di due pesi massimi del cinema.
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