“IL PRIMO RE”: MATTEO ROVERE, ALESSANDRO BORGHI e ALESSIO LAPICE raccontano la leggenda della nascita di Roma e del suo Impero.
Due fratelli, soli, nell’uno la forza, il cuore e la mente dell’altro, in un mondo antico e ostile sfideranno l’implacabile volere degli Dei. Dal loro sangue nascerà una città, Roma ed il più grande impero che la Storia ricordi.
Un legame imprescindibile destinato a divenire leggenda, e su cui il giovane regista di “Veloce come il Vento”, Matteo Rovere, produttore, assieme ad Andrea Parisi, della Groenlandia, pone le basi de “Il PRIMO RE”, con l’intento non solo di raccontare sul grande schermo, la propria visione dell’epico racconto di Romolo e Remo, bensì di mostrarne i numerosi simboli che ruotano attorno ad essi, analizzandone e facendone emergere l’intimo significato racchiuso, ponendo duramente a confronto, il mito con la leggenda, il sacro con il profano.
“Non ricordo il momento esatto in cui sia a me che a Filippo Gravino e Francesca Manieri, autori della sceneggiatura, è venuta in mente l’idea su cui sviluppare il progetto” – dichiara il regista presente all’incontro in occasione della presentazione alla stampa del film, assieme agli sceneggiatori sopracitati ed ai protagonisti, Alessandro Borghi, Alessio Lapice e Tania Garribba – “Ricordo solo la nostra intenzione di dare vita ad una storia d’azione spettacolare, come non se ne vedono più, ma che il nostro cinema conosce molto bene. Un racconto dal sedimento passato in grado di parlare al presente mantenendo la sua essenza italiana. Percorso di rinnovamento rappresentativo per la nostra cinematografia.”
“IL PRIMO RE” mostra sfrontatamente la propria ambizione ed osa coraggiosamente riuscendo assolutamente a convincere, conquistare ed entusiasmare, grazie anche all’attento studio e alla meticolosa cura dei vari elementi. Dalla ricostruzione dell’ambiente naturale circostante, supervisionato dagli archeologi del gruppo di ricerca in Etruscologia e antichità dell’Università di Tor Vergata di Roma, alla fotografia di Daniele Ciprì, che ne fa emergere l’anima selvaggia, permettendo di esplorarne, assaporarne e percepirne l’intensa paura, tensione, adrenalina, nonché il profondo sentimento fraterno, di cui l’atmosfera è intrisa.
Un territorio vivo, traboccante di misticismo, che esprime il proprio volere con arcaici rituali, e dove gli uomini manifestano il loro consenso, e non, con il linguaggio non verbale dettato dalla fisicità, e il quello parlato espresso con il dimenticato, oramai evoluto, pro – latino, che stupisce e colpisce con commozione ed incisione.
“La vera sfida è stata girare gli esterni, sia dal punto di vista produttivo che organizzativo, c’è solo un interno dentro una capanna, ma che non si può definire al chiuso, poiché essendo aperta in ogni caso risentiva e subiva il cambiamento atmosferico esterno” – prosegue Rovere in merito alle difficoltà incontrate e superare – “E’ complesso per la nostra cinematografia gestire gli imprevisti come la pioggia, il vento ed il fango, e tutta la fatica lo spettatore la può vedere sui corpi degli attori, poiché non c’è nulla di costruito, i vari reparti tecnici hanno utilizzato come un pennello la natura, possibilità e fortuna che ci ha permesso di realizzare un impatto visivo potente e veritiero”.
“Per raggiungere un buon equilibrio, tra il linguaggio verbale e fisico, siamo partiti da questo ragionamento: Il PRIMO RE, è ambientato dell’ottavo secolo a. C., quindi i protagonisti son provati dalla fame e dagli stenti causati dall’ambiente ostile del bosco, di conseguenza non parleranno molto” – afferma la sceneggiatrice Francesca Maniero riferendosi alla scelta linguistica – “E nonostante l’originalità della nostra sceneggiatura, alla fine involontariamente si trasforma in una sorta di adattamento del mito, e nel momento in cui ti immergi in quest’ultimo, il tessuto testuale che è alla base del film prende vita. Abbiamo deciso di lavorare sul silenzio dei contenuti come il rapporto uomo – natura, che racchiude in sé Dio, il concetto del destino e libero arbitrio. Questo film affronta e lavora archetipi quali il ruolo della divinità di Dio nella sfera umana, e sul confronto di entrambe le parti in cui vince il silenzio, ed il pro – latino ci è sembrava la scelta giusta per il suono spigoloso.”
“Il discorso della fratellanza e il rapporto dei gemelli, è stato molto interessante da affrontare” – aggiunge l’altro autore Filippo Gravino – “Abbiamo portato all’esterno il demone che li logora e separa dall’interno, immaginandolo come un Dio, ispirandoci al classico di “Rocco e i suoi Fratelli”.”
“Ammetto che questo lavoro è stato più complesso pensarlo che farlo, soprattutto quando Matteo mi disse che sarebbe stato scritto in proto latino, e la prima cosa che ho immaginato è stata la figuraccia che avrei fatto” – dice sorridendo Alessandro Borghi, interprete di remo – “Poi però il potere di questa lingua, man mano che l’ascoltavo, ha agito ed è entrata dentro di me. Ci sono consultati tanto ed a lungo con Matteo ed Alessio per trovare le giuste chiavi di lettura ed interpretazione.”
“Devo ammettere che anche io ho avuto dei problemi specialmente per i monologhi” – conclude Alessio Lapice, Romolo – “Soprattutto perché Matteo mi ha cambiato tutto sei giorni prima di provarlo ufficialmente per la prima volta. Ma è proprio questa sua grande preparazione che ha portato me ed Alessandro a curare con attenzione questo aspetto. Il silenzio di Romolo urla, ero spaventato dal latino arcaico, ma tutto ciò che mi circondava sul set mi ha aiutato ad entrare in questo mondo immaginario. E’ stato un percorso di ricerca linguistico, che alla fine si è integra con l’aspetto fisico.”
“IL PRIMO RE”, arriverà nelle sale cinematografiche il 31 gennaio 2019 distribuito da 01 Distribution.
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