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“Il Grande Giorno” – Incontro Stampa: il regista e i protagonisti raccontano il disincanto del matrimonio e della famiglia

“Il Grande Giorno” – Incontro Stampa: il regista e i protagonisti raccontano il disincanto del matrimonio e della famiglia

Aldo, Giovanni e Giacomo, dopo essere tornati sul grande schermo il 30 gennaio del 2020 con “Odio l’Estate”, guidati a distanza di sedici anni da Massimo Venier – dietro la macchina da presa di “Tre Uomini e una Gamba”, loro debutto cinematografico del 1997, “Così è la vita”, del 1998, e “Chiedimi se sono felice” del 2000 – debutteranno il prossimo 22 dicembre nei cinema, grazie a Medusa Film, con: “Il Grande Giorno”.

“Aldo Giovanni e Giacomo fanno oramai parte orgogliosamente di Medusa. E’ un sodalizio che dura da 20 anni e siamo felici di poter presentare questo loro nuovo progetto” – dichiara Giampaolo Letta di Medusa Film nel corso della conferenza stampa – “E’ un ansia perché in un momento come questo e dopo ‘Odio l’Estate’, il cui percorso è stato interrotto dalla pandemia, abbiamo deciso subito di pensare al prossimo film e deciso che sarebbe uscito a Natale. Crediamo sia la proposta giusta per le feste, e le copie saranno più di 600.”

Scritto da Davide Lantieri, Michele Pellegrini, Massimo Venier, Aldo, Giovanni e Giacomo, con le musiche di Brunori Sas, “Il Grande Giorno” è una commedia dal sapore agrodolce, che tra risate, gag, insoliti imprevisti e la comicità che da sempre contraddistingue l’amato ‘trio’, nel raccontare il prima e il durante di quello che viene definito il giorno più bello di una coppia, pone al centro della scena, in modo cinico, i segreti, le fragilità, le incomprensioni, gli errori, i pentimenti, i rammarichi e le ipocrisie della famiglia borghese, in cui la fine altro non è che un nuovo inizio.

In una grande villa sul lago di Como tutto è pronto per celebrare il matrimonio di Elio e Caterina. Sarà il giorno più bello della loro vita e anche di quella dei loro genitori, soprattutto dei rispettivi padri, Giacomo e Giovanni. I due si conoscono dai tempi della scuola e hanno condiviso tutto: l’azienda di famiglia – la Segrate Arredi – gli affetti, le vacanze… Il matrimonio dei figli rappresenta il suggello più emozionante alla loro fraterna, indissolubile amicizia. Per questo non hanno badato a spese: tre giorni di festeggiamenti, un Cardinale a celebrare le nozze, vini di pregio, chef stellati… E a dirigere il tutto, un costosissimo maître che si fa chiamare “il Riccardo Muti del catering”. Peccato che insieme a Margherita, l’ex moglie di Giovanni nonché madre della sposa, arrivi al matrimonio anche Aldo, il suo nuovo compagno. Simpatico, espansivo e soprattutto casinista in sommo grado, il nuovo arrivato si abbatte sul matrimonio come un tornado, infilando una serie di gaffes e incidenti esilaranti ma soprattutto costosissimi. Giacomo e Giovanni provano ad arginarlo in tutti i modi, ma sotto i colpi di Aldo si aprono delle crepe da cui affiora un malessere nascosto, destinato a mettere in discussione l’amicizia tra Giovanni e Giacomo, i loro matrimoni e non solo. E che costringerà tutti a fare i conti con i propri dubbi e con il coraggio che ci vuole per concedersi la felicità.

“Il matrimonio è quasi un luogo comune del cinema, ci sono centinaia di commedie e non solo” – afferma il regista Massimo Venier“Ci siamo ispirati soprattutto alle commedie che ci piacciono, ci è sembrata un’occasione non solo per creare divertimento ma anche per riflettere sulle cose, come tendenzialmente cerco sempre di fare con loro da un certo numero di anni. Si tratta del settimo film insieme, e quasi tutti sono stati realizzati così, ovvero partendo da un determinato spunto, che sono i conflitti di commedia che possono divertire, per poi iniziare a riflettere su stessi in base ai momenti della vita. Io cerco sempre di ispirarmi un pò alla realtà che ogni volta cambia dal momento che si cresce, e a cambiare di conseguenza è in particolare l’argomento di cui si deve parlare, perché come detto è quello del momento” – continua il regista – “Siamo partiti da quel periodo della vita in cui sei ancora giovane e stai per diventare grande ma non sai cosa devi fare, tra l’altro abbiamo iniziato da un matrimonio che non si celebra di ‘Tre uomini e una gamba’, con l’amicizia, l’amore, il tradimento, il perdersi e il ritrovarsi, per arrivare sempre ad un matrimonio che non si celebra ma con i figli oramai grandi che devono fare delle scelte, e noi che ci guardiamo un attimo negli occhi e capiamo cosa siamo diventati e cosa vogliamo diventare. E’ un’occasione per fare un film che avesse due anime, un’idea tra l’altro che mi è venuta sempre dalla realtà perché la figlia di Giovanni, Mara, si è sposata, e con Michele (Pellegrini) e Davide (Lantieri) abbiamo iniziato a pensare al matrimonio e a tutto ciò che può succedere e non di divertente, giocando quini con tutti quei sentimenti che nella vita reale sono belli ed emozionanti” – spiega Venier “La famiglia adesso è la realtà che ci interessa di più, un tempo era un’idea lontana adesso invece è la vita per tutti. Loro hanno dei figli più grandi quindi abbiamo immaginato cose potesse succedere quando con il matrimonio, che costituisce della loro crescita, devi lasciarli andare. E’ un momento di riflessione notevole e ci siamo inventati questa storia in cui Giovanni e Giacomo erano soci con Aldo che arriva dall’esterno come disturbatore. La famiglia per quanto ci riguarda è il tema più interessante da trattare, sia in termini di commedia che per l’appunto di riflessione. Come dicevo l’ispirazione viene sempre dalla realtà, e da quello che loro trasmettono. Quindi ogni volta il tentativo è quello di raccontare qualcosa attraverso loro che ci riguardi in qualche modo e ci interessi. Per me è un film estremamente ottimista e pieno di positività anche se malinconico.”

“C’è sempre un momento nel processo di scrittura in cui di colpo di accorgi del significato della storia che stai raccontando, e mi rendo conto oggi, avendolo visto per la prima volta, essendo lo stesso gruppo di scrittura, che è come se ci fosse un filo che lega questo a ‘Odio l’Estate’ sia nel tono che nel tema” – svela lo sceneggiatore Davide Lantieri “’Odio l’Estate’ rifletteva sul fatto alcune belle relazioni si perdono nel corso degli anni, e che a volte basta cambiare un atteggiamento per recuperarle, ne ‘Il Grande Giorno’ c’è una riflessione ulteriore sulle cose che finiscono, e sul fatto che accanirsi per tenerle in vita diventa controproducente, quindi bisogna trovare il modo per andare avanti.”

Protagonisti come detto Aldo, Giovanni e Giacomo, uno dei sodalizi artistici più noti e amati della storia dello spettacolo italiano degli ultimi decenni, formatosi come ‘trio’ nel 1991 e protagonista di show teatrali, televisivi e cinematografici dal successo travolgente affiancati da Giovanni Anzaldi, Margherita Mannino, Lucia Mascino e Antonella Attili. 

“In merito al futuro del nostro sodalizio artistico, dal momento che oggi come oggi il futuro è incerto, preferiamo programmare il presente” – dice Giovanni.

“Bisogna sempre attingere al presente, fin ora tutte le volte che ci vediamo nasce sempre la scintilla e spero che continui ancora per molto tempo” – spiega Aldo.

“Per quanto riguarda l’uscita del film, noi abbiamo sempre l’ansia da prestazione, non ci abbandona mai dal momento che non si sa mai come può reagire il pubblico” – rivela Giacomo“In questo film c’è anche un pò di autocoscienza, poiché le idee e i soggetti della storia sono condizionati dal momento storico che viviamo e anche anagrafico, e di sicuro fanno riferimento alla nostra carriera che dura da più di 30 anni. Ma se è vero che tutti i rapporti che durano da così da tanto si prendono delle abitudini io credo che noi siamo riusciti a superare la routine. Negli gli ultimi anni infatti ognuno di noi si è ritagliato un proprio spazio personale facendo altre cose, io ad esempio da qualche anno dirigo il Teatro Oscar a Milano e mi sono concentrato su alcuni spettacoli, loro hanno fatto dei film da soli, e Giovanni ha anche questa attività molto bella su Instagram riferita alla natura. Poi quando ci si rincontra come in questo caso, scatta sempre una scintilla e dico grazie perché è sempre miracoloso ciò che accade.”

“I matrimoni un po’ mi inquietano, ecco perché non ho intenzione di sposarmi” – ammette Giovanni Anzaldo“Mi angoscia il fatto che dire per forza di sì, così come al mio personaggio, ma la cosa bella del film è che puoi anche dire no basta che tu sia felice. Una decisione questa che prenderanno anche tutti gli altri dal momento che c’è sempre tempo per essere felice, inoltre spesso le decisioni drastiche sono quelle che aiutano. Mi è piaciuto fare parte di quel qualcosa che ha potuto incidere un po’ sul futuro di tutti.”

“Il succo di questa storia è che a causa della fretta e del lavoro non vediamo le cose come stanno. Ci dimentichiamo di ascoltare, e a volte la nostra vita è talmente veloce che non ci permette di fermarci e guardare la persona che è al nostro fianco, dandogli un supporto diverso che è per l’appunto quello di ascoltare” – spiega Margherita Mannino“Questo è una cosa molto presente nelle varie dinamiche della storia, dei vari personaggi e dei genitori le cui aspettative sono così tante da non ascoltare i propri figli.”

“Ogni volta che mi arriva una proposta di un personaggio tendo sempre a guardare che tipo di figura si tratta e a crederci. Mi convinto di far parte di quel carattere così come nel personaggio che Massimo mi ha proposto questa volta, che è una portatrice di vita, che fa scattare dalla formalità, dal dovere, dalle regole, ma è anche una madre che lascia la figlia quando ha 12 anni” – aggiunge Lucia Mascino.

“Io cerco sempre dei punti di contatto con la sceneggiatura che leggo, e all’inizio non c’erano molti tra me e questa donna così paziente, dolce, attenta, che accudisce la famiglia, che non vede e non sente, e ha difficoltà ad esprimere i propri sentimenti” – confessa Antonella Attili“Poi però ho trovato questa malinconia di fondo che mi appartiene e ho sentito fortissimo. Un riscatto, una consapevolezza indolente della vita che cambia e sento mia. Una trasformazione che sono stata felicissima di cavalcare.”

Infine Brunori Sas, autore delle musiche originali conclude dicendo.

“Tutti quanti hanno ringraziato Massimo, invece penso che lui debba ringraziare me (Ride). A parte le fesserie mi sono ritrovato subito nel film perché la tematica secondo me non è proprio il matrimonio ma la caduta delle illusioni, fare i conti con la fine delle cose e in particolare con la fine delle proprie aspettative, il proprio disincanto e che ho riportato nella canzone. Il prendere coscienza della parte amara delle proprie illusioni, ed è bello anche per il momento storico perché affronta soprattutto l’illusione rappresenta la famiglia, quell’ancora di sicurezza al quale aggrapparsi in un mondo in cui tutto è frammentato, e quando crolla anche quello è molto dura da digerire ma nello stesso tempo bello perché vivi la realtà. E’ stato impegnativo perché abbiamo lavorato su una sorta di composizione orchestrale.”

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Emanuela Giuliani


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