Anne Hathaway e Staley Tucci in Il Diavolo veste Prada

Il Diavolo veste Prada: curiosità e retroscena del cult della moda

Tra i film più amati dagli appassionati di moda c’è Il Diavolo veste Prada, di cui vi sveliamo qualche curiosità e retroscena.

Uscito nel 2006, Il Diavolo veste Prada è diventato un’icona culturale che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico e nell’immaginario collettivo. La sua miscela perfetta di satira mordace, commedia brillante e riflessione profonda sul mondo della moda ha fatto sì che il film non solo riscontrasse un clamoroso successo commerciale, con un incasso globale superiore a 326 milioni di dollari a fronte di un budget di 35 milioni, ma anche che si affermasse come un classico moderno.

Diretta da David Frankel e adattato dal best-seller di Lauren Weisberger, il film ha conquistato il pubblico per la sua acutezza nell’esplorare temi universali come l’ambizione, l’identità e il sacrificio, tutti incorniciati nel patinato mondo della moda. Ma dietro questo successo planetario si celano retroscena e curiosità che aggiungono ulteriore fascino a una storia che ha catturato l’immaginazione di milioni di spettatori.

La Trama: Un Dilemma Tra Successo e Identità

La trama, pur essendo incentrata su un ambiente specifico come il mondo della moda, si fa universale trattando il conflitto interiore di Andrea Sachs (Anne Hathaway), una giovane donna neolaureata che sogna di diventare scrittrice. La sua vita prende una svolta inaspettata quando ottiene il lavoro di assistente personale di Miranda Priestly (Meryl Streep), la leggendaria e temutissima direttrice di Runway, la rivista di moda più influente al mondo.

Tuttavia, quello che inizialmente sembra un’opportunità unica per il suo futuro si trasforma rapidamente in una battaglia tra la realizzazione professionale e la perdita di sé stessa, poiché il lavoro la costringe a rinunciare a molte delle sue priorità personali, inclusi gli affetti e i suoi valori più profondi.

L’inserimento di Andrea infatti, in un mondo dove la perfezione estetica e la carriera sembrano prevalere su ogni altra cosa è un’analisi del prezzo del successo, ponendo interrogativi sul significato dell’autenticità e sul sacrificio che spesso si rende necessario per raggiungere vette professionali, esplorando la difficoltà di trovare un equilibrio tra ambizione e vita privata in un contesto che celebra le apparenze.

Miranda Priestly: La Regina del Mondo della Moda

Il personaggio di Miranda Priestly è diventato una vera e propria leggenda del cinema moderno, incarnando alla perfezione il potere glaciale, il fascino inarrivabile e la durezza di una figura di autorità nel mondo della moda, e la sua interpretazione magistrale da parte di Meryl Streep ha segnato uno dei suoi ruoli più memorabili e acclamati, la quale, nonostante lo scettiscimo iniziale, accettò solo dopo che la produzione raddoppiò l’offerta economica.

La sua dedizione al personaggio fu totale: per interpretare Miranda, la Streep si tinse i capelli di bianco, un colore simbolo di freddezza, distacco e perfezione imperturbabile, e, per rendere ancora più credibile il suo comportamento autoritario, mantenne una distanza emotiva dai colleghi anche durante le riprese, quasi come a voler riflettere la solitudine e l’altezzosità della sua personaggia.

Una delle scene più indimenticabili del film è quella in cui, finalmente, vediamo Miranda senza trucco. In questa inaspettata vulnerabilità, la sua immagine di invincibile ‘diva’ cede il passo a una donna più umana, meno perfetta, ma non meno potentee, e Meryl Streep ci regala una delle sue performance più sottili, mostrando che anche le persone al vertice possono soffrire di insicurezze.

Un altro momento memorabile è quando la Streep improvvisa una modifica a una delle battute più celebri del film, cambiando il celebre “Tutti vogliono essere me” in “Tutti vogliono essere noi”. Un piccolo cambiamento che ha dato un nuovo significato alla scena, suggerendo che il potere di Miranda non risiede solo in lei, ma anche nel team di Runway, enfatizzando così la forza del collettivo nell’affermare un’immagine di perfezione.

Anne Hathaway e la Trasformazione di Andrea: Una Metamorfosi Fisica e Psicologica

Nel romanzo, Andrea Sachs è una giovane donna bionda e insicura, ma la scelta di Anne Hathaway per il ruolo comportò una trasformazione fisica e psicologica significativa. Per il film, la Hathaway dovette passare da una figura più morbida a una più sottile, adattandosi ai vestiti da alta moda per rappresentare meglio il mondo scintillante in cui Andrea entra. La sua trasformazione fisica divenne così metafora della crescita interiore del personaggio che, attraverso sacrifici e cambiamenti, si rende conto di quanto il suo ideale di successo stia mettendo a repentaglio la sua veridicità. In alcune scene Anne Hathaway dovette addirittura indossare imbottiture per evitare che la sua evoluzione fisica fosse troppo evidente, mostrando quanto il processo di metamorfosi fosse, al contempo, tanto personale quanto esteriore.

Lauren Weisberger e il “Terrore” di Anna Wintour: Un Tributo Inconsapevole

Lauren Weisberger, autrice del romanzo da cui il film è tratto, ha basato il personaggio di Miranda Priestly sulle sue esperienze personali come assistente di Anna Wintour, l’intransigente e potentissima direttrice di Vogue. La Weisberger non nascose che molte delle dinamiche lavorative e dei tratti di personalità di Miranda sono ispirati alla Wintour, che, tra l’altro, non solo non si è mai sottratta alla sua fama di personaggio difficile, ma durante la premiere del film, pur non essendo stata invitata ufficialmente, si presentò comunque a una proiezione stampa, indossando un total look firmato Prada, sottolineando il suo legame imprescindibile con l’élite della moda e l’immagine di perfezione che rappresenta.

Alcuni stilisti inoltre, temendo le ripercussioni della “potenza” della Wintour, si rifiutarono di fornire abiti per il film, mettendo in difficoltà la costumista Patricia Field, la quale riuscì comunque a creare un guardaroba straordinario, valorizzato dall’uso di stilisti che desideravano comunque essere coinvolti nel progetto. Il valore complessivo degli abiti del film superava il milione di euro, rendendo ogni look una vera e propria dichiarazione di stile.

Emily Blunt, Stanley Tucci e Gisele Bündchen: Il Casting Perfetto

Il casting de Il Diavolo Veste Prada ha rivelato alcune scelte sorprendenti che hanno contribuito in modo decisivo al successo del film, ed Emily Blunt, che interpreta Emily Charlton l’assistente di Miranda Priestly, è stata una delle più inaspettate. Sebbene inizialmente non fosse considerata la candidata ideale di fatto, la sua performance ha conquistato subito i produttori grazie alla sua abilità nel mescolare con naturalezza umorismo e dramma. Nonostante il suo accento inglese, che inizialmente sembrava poco adatto a un personaggio newyorkese, la Blunt è riuscita a conferire al ruolo una sfumatura unica, aggiungendo profondità e complessità al personaggio di Emily, che è risultato incredibilmente credibile e affascinante, ispirato a Plum Sykes, ex assistente di Anna Wintour, e che arricchito ulteriormente rendendola ancora più coinvolgente.

Anche Stanley Tucci, che interpreta Nigel, il direttore creativo di Runway, è stato scelto all’ultimo momento, con soli 72 ore di preavviso prima dell’inizio delle riprese, ma nonostante il poco tempo per prepararsi, la sua interpretazione ha subito lasciato il segno. Tucci è riuscito a rendere Nigel un personaggio sarcastico e tagliente, ma con una sensibilità che lo ha reso straordinariamente umano. La sua abilità nel passare dal comico al drammatico con una naturalezza sorprendente ha fatto di Nigel uno dei personaggi più amati del film, arricchendo il racconto con una profondità che aggiungeva un tocco di umanità in un mondo altrimenti dominato dalla superficialità.

Infine, in un cameo speciale, Gisele Bündchen, supermodella di fama mondiale, appare nel ruolo di un’amica di Emily. Sebbene nel libro il suo personaggio fosse una modella, Gisele accettò di partecipare al film con una condizione importante: non avrebbe interpretato sé stessa, ma un personaggio di fantasia. Questa scelta ha dato al film un ulteriore livello evitando la trappola della celebrazione della sua immagine pubblica e permettendo al suo personaggio di integrarsi perfettamente nel mondo della moda con discrezione e naturalezza.

Un Capolavoro Senza Tempo: Il Significato Profondo di Il Diavolo veste Prada

Il Diavolo veste Prada non è semplicemente una satira ironica del mondo della moda, ma una riflessione profonda sul costo del successo, sul sacrificio che spesso si rende necessario per raggiungere le vette professionali e sulla ricerca di sé in un mondo che premia l’apparenza.

La straordinaria prova di Meryl Streep, la trasformazione dei personaggi e i numerosi retroscena legati alla produzione hanno reso il film un capolavoro cinematografico che ancora oggi continua a far riflettere e a ispirare. Con il suo equilibrio perfetto tra umorismo, dramma e critica sociale, Il Diavolo veste Prada rimane un punto di riferimento nel panorama cinematografico contemporaneo, invitando lo spettatore a riflettere sul vero significato del successo e sull’importanza di preservare la propria identità, a qualunque costo.

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Emanuela Giuliani


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