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I film più significativi di Luca Guadagnino: un viaggio tra estetica, desiderio e trasformazione

I film più significativi del regista candidato all’Oscar Luca Guadagnino, un viaggio tra estetica, desiderio e trasformazione.

Luca Guadagnino è una delle voci più affascinanti e riconoscibili del cinema contemporaneo. Nato a Palermo nel 1971 e cresciuto in Etiopia, la sua formazione transcontinentale ha influenzato profondamente il suo sguardo registico, cosmopolita e sensoriale, e i suoi film sono un’esperienza sinestetica, in cui ogni elemento, dalla fotografia alla musica, dai costumi alla scenografia, contribuisce a costruire mondi densi di emozione, bellezza e mistero.

Il cinema di Guadagnino è un’ode alla trasformazione dei corpi, delle relazioni e delle identità. L’amore e il desiderio, spesso in forme marginali o non convenzionali, diventano forze motrici che scuotono l’esistenza dei protagonisti, trascinandoli fuori dalla norma per farli rinascere o soccombere. In questo percorso attraverso i suoi lavori più emblematici, emergono costanti tematiche come il conflitto interiore, l’estetica del desiderio, la crisi dell’identità e l’ineluttabilità del cambiamento.

1. Io sono l’amore (2009)

Con Tilda Swinton, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher

Con questo film Guadagnino firma il suo primo grande affresco visivo ed emotivo, un melodramma denso e sontuoso ambientato tra le mura eleganti di una villa milanese. Emma Recchi, interpretata da una magnetica Tilda Swinton, è una donna che si è annullata per adattarsi alla famiglia industriale del marito. La scoperta di una passione inaspettata la riporta a sé stessa, in un percorso che culmina in un atto liberatorio e tragico.

Lo stile richiama apertamente Luchino Visconti, nei movimenti di macchina, nel rigore della composizione, nella raffinatezza formale, ma Guadagnino aggiorna il modello attraverso una sensibilità più sensuale, quasi tattile. Il cibo, i tessuti, le superfici diventano espressione di un erotismo represso pronto ad esplodere. Il film ha segnato il suo ingresso nella scena internazionale come autore di culto, aprendo la strada a una nuova idea di cinema italiano: colto, sensuale, radicalmente estetico.

2. A Bigger Splash (2015)

Con Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Dakota Johnson, Matthias Schoenaerts

Ispirato liberamente a La piscina del 1969 di Jacques Deray, questo film è un’esplorazione sensuale e disturbante dell’equilibrio fragile tra desiderio e violenza. Ambientato sull’isola di Pantelleria, A Bigger Splash è una camera di tensione sotto il sole cocente del Mediterraneo, dove la luce abbagliante contrasta con le ombre interiori dei personaggi.

Marianne Lane è muta a causa di un’operazione alle corde vocali, mentre il logorroico e invadente Harry (un irrefrenabile Ralph Fiennes) porta con sé un’energia distruttiva che finirà per travolgere tutti. Guadagnino mette in scena il conflitto tra l’istinto e la civiltà, tra l’estasi e la rovina, giocando con toni che oscillano dal thriller alla commedia grottesca, ma il film è anche un’indagine sulla spettacolarizzazione del desiderio e sull’impossibilità di restare veramente neutrali di fronte alla passione.

3. Chiamami col tuo nome (2017)

Con Timothée Chalamet, Armie Hammer, Michael Stuhlbarg

Il capolavoro che ha consacrato Guadagnino a livello globale è un’ode alla tenerezza dell’amore adolescenziale e alla malinconia dell’estate che finisce. Chiamami col tuo nome è ambientato nel paesaggio sospeso del Nord Italia, tra frutteti, fiumi e ville storiche, un’Arcadia moderna dove si consuma un amore intenso e fugace tra Elio e Oliver.

Guadagnino abbraccia il tempo del desiderio, indugiando su sguardi, gesti, silenzi, fino a rendere il passaggio dell’amore un evento sacro e devastante. La colonna sonora, tra classica, pop anni ’80 e le struggenti ballate di Sufjan Stevens, diventa parte del racconto emotivo. Il film è una meditazione sul primo amore, ma anche sull’identità, sul corpo come territorio da scoprire, e sulla bellezza dell’effimero ed è diventato un cult queer che ha ridefinito l’estetica del romanticismo contemporaneo nel cinema.

4. Suspiria (2018)

Con Dakota Johnson, Tilda Swinton, Chloë Grace Moretz, Mia Goth

Con Suspiria, Guadagnino compie un’operazione audace: reinterpreta l’horror barocco di Dario Argento trasformandolo in un’opera di potere, sangue e psiche. Ambientato in una Berlino divisa e crepuscolare, il film è al tempo stesso un racconto di stregoneria, un’indagine sul trauma collettivo e un’esplorazione delle dinamiche matriarcali.

A differenza del film originale, che si affidava alla spettacolarità cromatica e al mistero, questa versione è cerebrale, corporea e profondamente politica. Guadagnino si interroga sul potere creativo e distruttivo delle donne, sulla colpa storica e sulla metamorfosi. Dakota Johnson sorprende nel ruolo di Susie, ma è ancora Tilda Swinton, in tre ruoli, tra cui uno maschile, a incarnare la mutabilità e l’ambiguità che permeano l’opera. La colonna sonora di Thom Yorke aggiunge una dimensione onirica e malinconica. Un film divisivo, ma imprescindibile.

5. Bones and All (2022)

Con Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance

Con questo racconto dark e poetico, Guadagnino torna a parlare di outsider, spingendosi ai confini del genere e dell’empatia. Bones and All è un road movie con venature horror, una storia d’amore cannibale ambientata nell’America marginale degli anni ’80. Maren e Lee sono due giovani “diversi”, costretti a vivere ai margini della società, in fuga da un istinto che non possono controllare ma che li definisce.

Il film è un’elegia sulla fame, non solo fisica, ma esistenziale. Guadagnino mette in scena una riflessione sull’identità, sull’amore come spazio di riconoscimento reciproco, e sul desiderio di appartenere a qualcuno anche quando si è irrimediabilmente spezzati. Il paesaggio americano, desolato e crudele, diventa specchio dell’animo umano, Taylor Russell è una rivelazione, e Chalamet conferma la sua capacità di incarnare la fragilità virile. Bones and All è un’opera radicale, tenera e spietata, che si nutre della solitudine e la trasforma in poesia.

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Emanuela Giuliani


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